ROMA-ADISTA. Se metodisti e valdesi sono da anni impegnati per l’apertura dei corridoi umanitari per i migranti che fuggono da guerre e povertà, i luterani italiani lanciano un progetto per l’accoglienza, il sostegno e l’accompagnamento dei “dublinati”, cioè dei migranti titolari di protezione internazionale o richiedenti asilo bloccati o riportati in Italia in base al Regolamento di Dublino.
In vigore dal 2014, il Regolamento Dublino III prevede che  ogni domanda di asilo, presentata da un cittadino di un Paese terzo o  da un apolide, venga esaminata da un solo Stato membro, e che la  competenza per l’esame ricada innanzitutto sullo Stato di primo ingresso  nell’Unione europea. Solitamente, per evidenti motivi geografici, tale  nazione è l’Italia (o la Grecia). Non solo: il Paese competente per la  valutazione della domanda è anche quello in cui la persona, che ottiene  la protezione internazionale, potrà risiedere, visto che l’ordinamento  dell’Unione non riconosce la libertà di soggiorno in altri Stati membri.  Infatti il richiedente asilo o titolare di protezione internazionale,  fermato in un Paese differente da quello di primo ingresso, viene  rimandato in tale Paese, ovvero molto spesso in Italia. E in base ad una  recente ricerca, la quasi totalità dei migranti rinviati nel nostro  Paese rimane priva di qualsiasi forma di accoglienza o di supporto  nonché di orientamento sociale e legale al momento del proprio arrivo  sul territorio. Da qui, ne consegue spesso l’acuirsi della condizione di  marginalità che, facilmente, sconfina nell’invisibilità e  nell’illegalità.
Il progetto, interamente finanziato con i fondi dell’otto  per mille destinati alla Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi),  prevede, per i casi di vulnerabilità segnalati dalle reti nazionali ed  europee della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei),  offerta di vitto e alloggio, supporto legale e assistenza per  l’inserimento del migrante nel Sistema di protezione per richiedenti  asilo e rifugiati (Sprar) del Ministero dell’interno. Inoltre intende  “intercettare” anche coloro che, per raggiungere altri Paesi, sono  intenzionati a lasciare l’Italia, indipendentemente dalla fase della  loro procedura di asilo: l’obiettivo è costruire insieme a loro un  percorso progettuale di tipo sociale a breve e medio termine. La  previsione è di sostenere circa cento migranti (dieci alla volta, ognuno  per brevi periodi di circa 40 giorni), fino ad ottobre 2018.
«Il progetto per i dublinati nasce dal desiderio cristiano  di essere al servizio del Signore mediante l’amore per il prossimo»,  spiega Daniela Barbuscia, responsabile della Diaconia  della Chiesa evangelica luterana in Italia. «Ed è per questo che la Celi  ha deciso di sostenere con forza questa iniziativa. Vogliamo donare una  speranza e lasciare un segno tangibile nel cuore di chi, in virtù di  una normativa, rischia di sentirsi reiteratamente rifiutato dalla  società. Vogliamo aiutare i dublinati a intraprendere un percorso che,  seppur lungo e difficile, possa permettere loro di crescere,  migliorarsi, essere più forti e, in sostanza, rendersi liberi e  autonomi. Ecco perché staremo attenti a non commettere l’errore di  sostituirci a loro per risolverne i problemi. Ci impegneremo, invece, a  sostenerli nell’individuare e raggiungere obiettivi che dovranno essere  loro e non nostri. E lo faremo con le nostre competenze professionali e  con il trasporto della nostra cristianità convinta».
(Luca Kocci, Adista Notizie n° 43 del 16/12/2017)
