mercoledì, Dicembre 18, 2024

Le persone transgender appartengono al cuore di questa Chiesa (James Martin SJ)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Attenzione alle restrizioni. Emanare regolamenti restrittivi oggi, per una intera diocesi, o addirittura per un intero Paese o la Chiesa universale, nega a chi è coinvolto nella cura delle persone transgender (vescovi, sacerdoti, responsabili della pastorale, educatori e genitori) di poter fare uso degli ultimi dati scientifici, medici e psicologici in materia, che quasi ogni settimana vengono aggiornati. Afferma suor Luisa, che è forse la persona cattolica in questo Paese con la maggiore esperienza nella cura pastorale delle persone transgender: “La Conferenza Episcopale Statunitense non dovrebbe emanare regolamenti restrittivi che valgano per tutte le istituzioni cattoliche”.

Anche con le migliori intenzioni, i tentativi di regolamentazione di una condizione medica ancora sotto studio scolpirà nella pietra delle risposte fuorvianti, mentre qui la Chiesa ha essenzialmente da imparare. La chiave è il discernimento: considerare le varie situazioni individualmente; riflettere sulle opinioni scientifiche, mediche e psicologiche; chiedere in preghiera cosa sia meglio per quella persona e per la parrocchia o la scuola; poi, decidere. Le dichiarazioni vincolanti basate su vecchie categorie biologiche, su passi biblici che certo non potevano prevedere la realtà odierna, e su categorie teologiche incapaci di comprendere l’esperienza umana di un gruppo di persone che da poco vive alla luce del sole, impedirebbe a chi deve prendere le decisioni appropriate (comprese le famiglie) di prenderle in maniera informata e compassionevole, sempre guardando agli ultimi dati disponibili.

Difendere. Le persone transgender sono uno dei gruppi più emarginati della società, e sicuramente quello più emarginato in assoluto nella Chiesa attuale. Come ho accennato, sono a forte rischio di maltrattamenti, di pestaggi, di suicidio e di autolesionismo. Gran parte della società occidentale sta venendo incontro a gay e lesbiche, ma la maggior parte delle porte è chiusa per le persone transgender. Per come la vedo io, gran parte del mondo le tratta come trattava le persone omosessuali cinquant’anni fa: con un misto di confusione, di rifiuto e di disgusto.

È quindi importante che la Chiesa prenda chiaramente le parti di questo gruppo che si trova “nelle periferie”, come dice papa Francesco, non giudicandolo, bensì difendendolo. È una minoranza a rischio che ha bisogno del nostro sostegno e accompagnamento, non di giudizi e condanne. Durante il suo ministero pubblico Gesù si è sempre schierato con i più emarginati, i più vulnerabili e i più rifiutati, ed esistono pochi gruppi più emarginati, vulnerabili e rifiutati della comunità transgender.

“Il cuore di questa Chiesa”

Un buon modo per terminare è riportare le parole dell’arcivescovo di Washington, cardinale Wilton Gregory, rivolte a una persona transgender nel 2019.

Rory, una transgender cattolica che fa parte [del gruppo LGBT cattolico] Dignity/Washington, chiese all’arcivescovo “Qual è il mio posto di donna transgender cattolica cresimata, e quale il posto dei miei amici e amiche queer nella sua arcidiocesi?”.

Monsignor Gregory rispose: “Voi appartenete al cuore di questa Chiesa. Nulla che possiate fare o dire vi strapperà via dal cuore di questa Chiesa. Molto è stato detto a voi e su di voi, alle vostre spalle, parole dolorose e peccaminose. […]
Dobbiamo trovare il modo di parlarci, e non da un unico punto di vista, ma parlarci e ascoltarci a vicenda. Secondo me, è questo il modo in cui Gesù ha svolto il suo ministero: chiedeva alla gente un impegno, andava a prenderla lì dov’era e la invitava ad andare più in profondità, ad arrivare più vicina a Dio. Se mi chiedete qual è il vostro posto, il vostro posto è in famiglia”.

Articolo di padre James Martin SJ* pubblicato sul sito LGBTQ cattolico Outreach (Stati Uniti) il 17 maggio 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro

* Il gesuita americano James Martin è editorialista del settimanale cattolico America ed autore del libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt” (Editore Marcianum, 2018). Padre James ha portato un contributo sull’accoglienza delle persone LGBT nella Chiesa Cattolica all’Incontro Mondiale delle Famiglie Cattoliche di Dublino e ha portato una sua riflessione anche al 5° Forum dei cristiani LGBT italiani (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018).

Testo originale: The church and the transgender person

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