venerdì, Aprile 19, 2024

Mistica, cosmologia, ecologia. Chi tira un filo d’erba disturba una stella (P. Scquizzato e C. Fanti) 

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Nell’Universo, ciò che denominiamo Mistero non fa nulla in più di ciò che operano gli enti. “Ciò” – forza creatrice – non agisce accanto o al posto delle cose o delle persone, ma le alimenta, come un combustibile, in modo tale che esse siano e possano evolvere.

Il Mistero, Dio, forza creatrice – lo si chiami come si voglia – non sarà dunque un essere personale assiso nel più alto dei cieli, che come in una cabina di regia guarda giù per gestire le cose del mondo secondo il suo imperscrutabile volere. Ma possiamo e dovremmo pensarlo piuttosto come il dio immanente – la realtà.

Come allora relazionarsi con questo Mistero? Non attraverso invocazioni al fine di “abbassare i cieli”, bensì divenendo sempre più consapevoli d’esserne parte.

Cercando di superare ogni dualismo esasperato. Non concependo più un dio e gli enti; il basso e l’alto; il cielo e la terra; la carne e lo spirito; l’anima e il corpo.

Tutto è Uno, e gli enti – dunque noi – siamo manifestazione temporanea – nel tempo e nello spazio – di questo Uno.

Crediamo che occorra recuperare la postura mistica dell’umano che ogni tradizione spirituale ci ha consegnato nel corso dei millenni.

Noi esseri umani – ma ciò vale per ogni ente – non siamo materia biologica in grado di fare esperienza dello Spirito. Ma esseri spirituali che stanno facendo un’esperienza materiale.

Ecco perché è necessario, oggi più che mai, aiutarci a leggere l’universo, il mondo in cui siamo immersi e di cui – al contempo – partecipiamo, in chiave mistica, soprattutto per i cristiani. Infatti «il cristianesimo senza mistica resta superficiale e accidentale credenza, se non addirittura superstizione», ci ricorda il filosofo italiano Marco Vannini.

Scrive Meister Eckhart: «Niente è fuori da Dio, tutte le creature sono in Dio e sono la sua propria divinità». Ogni ente è epifania di Dio: tutto è rivelazione.

Il Mistero è il fuoco in me e io in lui luce.

Hakuin Ekaku, monaco buddhista e maestro zen, afferma: «La gente lo cerca lontano, che peccato, sono come coloro che immersi nell’acqua chiedono disperatamente da bere».

La religione educa da sempre i credenti a invocare l’acqua, la mistica contrariamente apre alla consapevolezza d’essere l’acqua stessa.

Il silenzio diventa perciò dimensione esistenziale per compiere questo cammino di consapevolezza.

E i mistici sono coloro che esperiscono in tale spazio il Mistero non più invocato ma presente. Per esperienza immediata e non per via di conoscenza intellettuale, tattile, sensoriale. Non attraverso una conoscenza intellettuale, o attraverso riti e celebrazioni, ma come la statua di sale che sulla soglia dell’Oceano per un tempo incalcolabile s’è domandata, congetturando e definendo, cosa fosse l’acqua (religione), per poi fare un passo immergendosi nell’Oceano e trasformandosi in esso e scoprire che Ciò lei lo era sempre stata (mistica).

L’esperienza mistica è rimozione d’ogni alterità del mondo, degli altri e di Dio.

Non faccio parte della natura ma sono natura nella natura.

Non sono isola separata dal mondo degli umani. Ma essenzialmente relazione, per cui il bene degli altri diventa assolutamente caro al mio bene.

Non sono altro dal Mistero infinito, ma una sua manifestazione. La solidificazione di Dio.

Unità essere umano-Dio, Dio-mondo, essere umano-mondo, superamento di ogni alienazione, separatezza, serena certezza di essere nell’Essere: l’esperienza mistica è la serena, beatifica certezza di essere nell’Essere, dove non c’è più un io che reclama salvezza dall’esterno, semplicemente perché si percepisce come un divino già salvato.

«In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28), ci ricorda Paolo.

Da qui deriva l’aspetto etico e sociale dell’esperienza mistica. Se partecipiamo tutti del tutto e dunque con l’Uno, di cui siamo rivelazione, va da sé che il bene che vivo viene di fatto partecipato a tutto il resto, e – al contempo – il male che compio ricade sull’Universo intero. Il bene e il male che facciamo non sarà mai un bene e un male privato. Come ci ricorda lo splendido mito indiano della rete di Indra, secondo cui ogni persona è parte di connessioni, più o meno visibili, e le azioni di ciascuno ne influenzano l’intera e complessa struttura.

“Chi tira un filo d’erba disturba una stella”.

Ed è proprio la mistica, l’esperienza immediata della divinità quando non rimane che il silenzio, il punto di arrivo della riflessione a cui sarà dedicato il corso che si terrà dal 22 al 26 agosto prossimo nella bella cornice del Monte Grappa, nelle Prealpi venete: “E quindi uscimmo a riveder le stelle. Cosmologia, ecologia e mistica come mappa di un nuovo cammino”.

Un corso durante il quale rivolgeremo il nostro sguardo verso le stelle con i telescopi dell’osservatorio astronomico, interrogandoci su quel Mistero con cui – nell’infinitamente piccolo, nell’infinitamente grande, nell’infinitamente complesso – si trova a fare i conti anche la scienza, descritta non a caso dal cosmologo Brian Swimme come «cammino mistico della conoscenza empirica».

Riporteremo quindi i nostri occhi sulla Terra, la dimora vivente – il superorganismo a cui James Lovelock ha dato il nome Gaia – da cui la nostra specie immeritatamente autodefinitasi Sapiens si è autoesiliata e a cui, se non vuole condannarsi all’estinzione, è chiamata a fare ritorno. Fino a sentirci noi stessi Terra, non limitandoci a riconoscerci, come ha affermato il filosofo Ken Wilber, come «fili di una tela», ma passando «a cogliere la realtà dalla prospettiva globale della tela».

E infine spingeremo lo sguardo nel cuore più intimo della realtà, sentendoci uno con il Tutto, nella consapevolezza che, secondo quanto diceva il grande fisico Erwin Schrödinger, «esiste una sola cosa, e ciò che sembra una pluralità non è altro che una serie di aspetti differenti della stessa cosa»: facciamo tutti parte di un «eterno sé onnipresente che tutto comprende» (per info e iscrizioni: info@sddsilenzio.org).

Paolo Scquizzato si occupa di formazione spirituale ed è responsabile dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso nella diocesi di Pinerolo. Accompagna persone nell’approfondimento della Parola, conduce gruppi di Meditazione Silenziosa ed è guida biblica in Palestina.

Claudia Fanti è redattrice di Adista, esperta di movimenti ecclesiali e sociali dell’America Latina e di ecoteologia. Ha curato i volumi “Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana” (con F. Sudati), Gabrielli Editori, 2016; “Il cosmo come rivelazione (con J. M. Vigil), Gabrielli Editori, 2017; “Una spiritualità oltre il mito” (con J. M. Vigil), Gabrielli Editori, 2019.

tratto da : Adista Segni Nuovi n° 17 del 13/05/2023

https://www.adista.it/articolo/69949

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