venerdì, Aprile 19, 2024

Preti sposati? Per un parroco bergamasco si può fare (Adista.it)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

La percezione di come anche all’interno della Chiesa sia diffusamente avvertita la necessità di un cambiamento di paradigma, tanto nella liturgia quanto nella dogmatica e nella pastorale, arriva non di rado anche dai parroci.

In una recente intervista pubblicata il 10/12 sul sito www.lavocedellevalli.it il quotidiano Ilaria Busi pone alcune domande per il quotidiano online della val Brembana, provincia di Bergamo, a don Gianluca Bresciani, 50 anni, da 8 anni parroco dell’Unità Pastorale di San Pellegrino, che apre alla possibilità del preti sposati:

«“Io credo che attualmente possano coincidere delle scelte che vadano in ottica di conciliare la vita presbiterale con una referenza personale. Per diverso tempo anche io mi sono affidato alla tradizione della Chiesa, ma in fase più matura ho raggiunto la consapevolezza che questa potrebbe essere una strada da percorrere, ovvero il fatto di lasciare la scelta ai preti di avere una relazione personale d’amore, ovviamente scelta non obbligante.

Altri pensano che la costruzione di una famiglia sottrarrebbe del tempo alla vita presbiterale, ed effettivamente questo parrebbe essere l’unico problema che trovo, ma al tempo stesso credo che potrebbe diventare un sostegno per poi vivere la pastorale e il ministero al meglio.

Ritengo che molti ragazzi che hanno rinunciato alla vita religiosa, se avessero avuto la possibilità di realizzarsi a livello familiare adesso sarebbero dei preti».

Dentro la Chiesa, spiega, si fa fatica a «superare un retaggio che ci portiamo dietro. Si vorrebbe osare di più ma non si riesce, vorremmo proporre modifiche in ambito liturgico, nei sacramenti e sul tema del matrimonio, ma abbiamo degli schemi fissi e ragioniamo secondo una tradizione antica, trovandoci davanti ad una situazione di fragilità».

Adista.it, 11/12/2022

https://www.adista.it/articolo/69185

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