domenica, Dicembre 22, 2024

“Una fede che muove le montagne”, XXVII T.O., anno C (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ab 1,2-3;2,2-4; Sal 9; 2Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».

(Ab 1,2-3;2,2-4)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

(Lc 17,5-10)

Il Vangelo odierno sembra dirci che la “debolezza/incertezza” della nostra fede non è altro che la smentita alla prova dei fatti di ciò che crediamo, che riconosciamo come giusto e buono!

Quasi sempre le cose nella nostra vita privata e pubblica vanno im modo molto diverso da come noi vorremmo, riteniamo giusto, da come ci è stato promesso:

Sono più di 2000 anni che aspettiamo la pace di cui parla Gesù, ma la pace non arriva mai!

Sono più di 2000 anni che chi è mite, buono, nonviolento, disposto al servizio, non viene apprezzato e riconosciuto!

Sono più di 2000 anni che proclamiamo nelle nostre chiese le beatitudini e ci riempiamo la bocca con le parole e i “valori” del Vangelo ma i poveri e gli ultimi sono tutt’altro che beati!

Spesso la realtà è molto diversa da come ci viene descritta in tanti brani delle Scritture dove è tutto bianco o nero! Noi tutti vediamo che il nostro mondo è molto più “grigio” di quanto crediamo e che le situazioni sono spesso “opache”, come se qualcosa ci impedisse di vedere bene, di distinguere chiaramente le situazioni e le persone, di discernere… Tutto questo, vissuto nel quotidiano, mina le nostre certezze ed è estremamente demotivante!

Per questo oggi a tanti la fede appare inutile: non modifica/cambia nulla, non “serve” a nulla… e quindi non “vale” nulla! Essa non solo non smuove le montagne e non sradica gelsi ma non sposta neppure un sassolino di pochi centimetri.

Parlando con amici non credenti, o che si ritengono tali forse più in relazione a determinate espressioni un po’assurde del mondo cristiano, il tema della fede emerge spesso e mi sono accorto che questi nostri dialoghi mi costringono ad andare oltre le risposte “preconfezionate”/da catechismo.

Infatti molti oggi sostengono che fede altro non sia che una “stampella” per persone troppo stupide o ignoranti per accettare la realtà così come è. Per altri è una ricerca di certezze consolatorie ma inutili. Altri ancora la ritengono una sorta di fuga dalla realtà che apre “spazi immaginari accanto (mai dentro!) alla realtà”, dei luoghi in cui una persona si può rifugiare, si rallegra e gode ignorando la vita vera. Solitamente mi vengono portate come esempio pratiche devozionali tra il ridicolo e il fanatico, i tanti miracolismi e i loro “profeti”, le apparizioni mariane…

Infatti ho notato come è proprio da questa visione (assurda e degradante) della fede che nascono le peggiori critiche e gli allontanamenti dal cristianesimo e dalle nostre comunità dove purtroppo questo genere di idee (alienate e alienanti) prolifera senza controllo!

E stiamo attenti perchè, quasi sempre, queste critiche non vengono da persone qualunque ma da giovani adulti che pensano e che hanno una buona cultura! Proprio queste persone, che tanto servirebbero alle nostre comunità e alla nostra Chiesa in questo momento storico, si guardano bene da mettere piede in “ambito ecclesiale” e girano al largo!

Ammettiamolo: a questo genere di critiche il credente/praticante medio oggi non sa come rispondere! O tace/rifiuta il dialogo o, peggio ancora, rincara la dose confermando nell’altro i pregiudizi precedentemente eposti…

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?

Sono passati più di 27 secoli e il grido del profeta Abacuc è più che mai attuale! La risposta di Dio, il suo aiuto nei nostri confronti, la realizzazione delle sue promesse non è avvenuta. Tutto ciò ci impone una riflessione più realistica e matura sul significato della Parola di Dio oggi per noi. Io credo si debba inizare con tre punti estremamente importanti:

a)NON OGNI “FEDE” È FEDE!

Noi che leggiamo (e che, in gran parte, siamo cresciuti all’interno di una delle grandi religioni storiche), siamo abituati a collegare in modo immediato fede e religione, oppure fede e ordine etico/morale… come se queste parole fossero dei sinonimi!

Facendo questo, quando parliamo di fede, dimentichiamo che il suo oggetto non è un’appartenenza culturale, una serie di riti o di regole religiose ma è il nostro legame (e quello del cosmo intero) con Dio stesso! La Bibbia nel suo linguaggio antropomofizzante e ricco di immagini la chiama “promessa di liberare l’uomo”. Lo esprime chiaramente il rotolo del profeta Abacuc “Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente.”

b)LA FEDE NON È FEDE “IN DIO”

…ma fede/fiducia “in un Dio con noi”, ma io andrei anche oltre: “un Dio in noi”! Ce lo ricorda anche la prima Lettera di Giovanni: “Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.” (1Gv, 15-16)

Un Dio che ha posto in essere il mondo e che ci porta alla comprensione che l’ingiustizia dovrà finire!

Un Dio “dentro” il mondo e “dentro” la storia, con tutti i suoi dolori, i suoi scandali, le sue sofferenze… e dunque io come cristiano non possi mettermi “fuori”, isolarmi in modo definitivo, alienarmi, ma sono chiamato a “starci dentro”. Essere presente in modo differente da chi non comprende la Parola. Certo la preghiera, la meditazione e il silenzio sono essenziali per convertirci al messaggio del Nazareno ma non possono essere mai una fuga… dopo ogni “deserto” bisogna rientrare nella “città degli uomini”.

I profeti come Abacuc (ma anche Geremia, Amos, Baruch, Osea, Michea…) ci hanno insegnato a pregare in modo tutt’altro che mellifluo e spiritualeggiante (modalità che va tanto di moda nei santuari mariani “classici” e anche in quelli più recenti e fantasiosi!). Abacuc grida verso Dio: “Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?”: sono parole pesanti, una sorta di atto di accusa!

Tutto questo ci ricorda che la vera fede passa solo “attrverso lo scandalo”: non lateralmente, nè sopra, nè sotto… La fede di Gesù non è mai una fuga!

c)ALLORA COSA SIGNIFICA “AVERE FEDE”?

Credo che, oltre tutte le definizioni più o meno elaborate, significhi “essere certi” che questo scandalo finirà!

Credo che sia importante impegnarsi con decisione per raggiungere questa certezza… ed è un percorso che non si può fare mai da soli, in modo egoistico, “per se stessi”!

Credo che il nostro discorso di fede non può essere qualcosa che si ferma ad un fatto mentale o che ci serve per “consolarci”… Deve essere qualcosa che ci aiuti a riconoscere e spezzare le nostre mille complicità con i violenti, gli sfruttatori, i tanti imperi del male!

… ora ci potremmo chiedere come Abacuc: “Perchè questo ritardo nella venuta del Giorno del Signore?”

La risposta è estremamente semplice ma anche difficile da accetttare: perchè non abbiamo fede!

Se avessimo fede come un grano di senape saremmo in grado di “spostare” le dittature e i sistemi ingiusti (anche quando portano il nome fasullo di “democrazie”), un sistema economico liberista che uccide ed umilia, le istituzioni e le regole che opprimono l’uomo (anche nella nostra Chiesa cattolica!).

Ma di fede, quella vera, non ne abbiamo e quindi non spostiamo nulla!

Quindi la fede che ci manca oggi, e che ci mancava ieri, non è una “fede religiosa” (che spesso si confonde con una prassi religiosa) ma una “fede totale” che coinvolga tutto il nostro essere!

“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”

Non è la ricerca del successo che deve spingere noi cristiani ad agire in modo differente, a pensare in modo differente, a spenderci per un mondo “altro”, nonviolento e pacificato… ma è qualcosa di ben più profondo ed importante: è la giustizia fondata sull’amore!

Spesso sperimentiamo il fallimento, veniamo derisi o ignorati… prendiamo coscienza di essere “servi inutili”!

Ci sentiamo così perchè tanto abbiamo parlato, testimoniato, agito… ma nulla è cambiato!

Osserviamo la vicenda terrena di Gesù di Nazareth… un fallimento totale agli occhi del mondo!

Ma chi ha fede non cede, non trae la conclusioni affrettate, non si scoraggia! Chi ha fede deve avere anche una grande speranza nella validità e universalità della “promessa di Dio”. Non una “speranza” come fuga o alienazione dalla realtà o come una ricerca di consolazioni “magiche”.

Dio ci ha fatto intendere attraverso il nostro intelletto e la sua parola ciò che è buono e valido per l’uomo, ciò che è in grado di renderlo degno del suo nome e che può garantire la felicità e la pace per tutti!

Di questo non ci dobbiamo vergognare…

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