giovedì, Aprile 25, 2024

“E gli altri nove dove sono?”, XXVIII T.O., anno C (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

(Lc 17,11-19)

«Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?»

Il Vangelo di questa domenica è una pagina importante che ci offre non pochi spunti di riflessione e stimoli per il cambiamento… se sapremo leggerla nel modo giusto andando in profondità, non fermandoci “alla lettera”, agli aspetti magici/straordinari, al linguaggio per immagini che questo testo usa partendo dalla sua tradizione storica e letteraria. Infatti come spesso abbiamo ricordato la narrazione biblica, Vangeli compresi, non sono e non posso essere una cronaca storica (secondo i nostri criteri moderni) ma sono un racconto che ci aiuta a leggere il nostro presente in una prospettiva di fede e di conversione/cambiamento.

Il messaggio di fondo di questo testo è molto diretto e provocatorio: non a chi si ritiene puro, perfetto, “dalla parte giusta” è aperta la via della salvezza, ma agli “irregolari”. A coloro che non solo sono stranieri/estranei/lontani dal popolo eletto di Israele… ma addirittura a chi è considerato, come il samaritano, un eretico!

Il Vangelo, attribuito alla tradizione che noi indichiamo con il nome di Luca, ci sta accompagnando nel nostro percorso di riscoperta della Parola già da molte domeniche e, in modi e aspetti sempre nuovi, ci trasmette un duplice messaggio:

1)La salvezza che Gesù propone non ha nulla a che vedere con l’adesione/partecipazione a riti e culti. Non è l’osservanza di norme, precetti, discipline ecclesiali; non è la partecipazione assidua a culti, ritualità, pratiche religiose; non è la nostra fedeltà/adesione, formale o meno, ad uno stile di vita religioso in cui magari siamo stati educati e in cui siamo cresciuti che ci porterà a comprendere la Parola e a vivere da uomini e donne “risorti”!

2)Come Dio stesso non può essere “definito”, ingabbiato o limitato dalle nostre piccole e banali esigenze umane e dai nostri miseri e assurdi desideri di certezze… così la salvezza, la proposta di vita radicalmente nuova, che Egli propone non può essere solo per alcuni, ma è per tutti gli uomini in tutti i tempi!

Questo tema centrale, ma molto spesso ignorarto o misitificato dallo stesso cristianesimo, torna oggi prepotentemente al centro del dibattito teologico ed ecclesiale.

L’opera di autori come Raimon Panikkar, J.S. Spong, Lloyd Greering, Roger Lenaers SJ (e tanti altri…), la prospettiva di un cristianesimo “oltre le religioni storiche” che impegna molti teologi e teologhe, il testo dello stesso Instrumentum Laboris emerso dal Sinodo amazzonico del 2019… ci mostrano chiaramente la via per una rinnovata comprensione di Dio e del Vangelo!

I padri sinodali latinoamericani hanno più volte ricordato come tutti i cammini spirituali siano da valorizzare come “segni” della presenza di Dio e, dunque, come segni di salvezza!

Ovviamente tutto questo è inaccettabile e spaventoso per coloro, chierici e laici, che ritengono ,falsamente, che il cristianesimo sia una religione immutabile e immutata, che vivono in prigioni religiose e che temeno il vento liberante dello Spirito, che tradiscono il messaggio di Gesù riducendolo ad un “abito standard” da imporre così com’è ad ogni popolo e ad ogni latitudine! (Un proselitismo che fa rima con colonialismo!)

Ma per non restare prigionieri delle logiche che dividono tra un “noi” e un “loro” insensato, che esprimono condanne, che alzano muri… bisogna cambiare radicalmente prospettiva!

Bisogna diventare coscienti che tutto questo ha generato un “peccato storico”: disconoscere la presenza di una salvezza universale di Dio anche “fuori” dai nostri tanti recinti confessionali.

Questo errore ci ha segnato profondamente, e continua a farlo, e ci lascia in una situazione di disagio, di perenne contraddizione, di continui “imbarazzi”… Infatti anche dopo molte “aperture” e aggiornamenti facciamo ancora fatica e non abbiamo ancora fatto nostro il messaggio del Vangelo odierno.

Questa Parola così libera e liberante cozza ancora contro la nostra visione limitata delle scritture e della testimonianza di un Gesù. Facciamo fatica a cpmprendere ancora che:

1)La salvezza di Dio passa attraverso gli stranieri/irregolari/eretici

Lebbrosi, donne adultere, malati, pubblicani, samaritani, romani… Il Vangelo è colmo di esempi e momenti che ci parlano di una verità e di una salvezza che va ben oltre il gruppo di coloro che si ritengono “popolo eletto”. Era vero ai tempi di Gesù ed è vero anche oggi! Eppure noi (come cattolici) ci rifiutiamo ancora di acoltare, accogliere, lasciarci interrogare da chi viene “da fuori”, da chi ci parla da un’altra prospettiva, che ci costringe a motivare il nostro percorso di fede… E noi tante volte, come tutti gli insicuri, invece di instaurare una dialettica positiva ci arrocchiamo sulle nostre posizioni, adottiamo una mentalità “da assedio”, ci aggrappiamo strenuamente a cose esteriori, regole umane, usi e tradizioni. Viviamo spesso nella perenne nostalgia di una religione di stato/sociale, di un cattolicesimo culturale, dei bei tempi andati (e ampiamente mitizzati!).

2)Gli “stranieri” ascoltano la Parola e la mettono in pratica/la vivono

Nella Bibbia tante volte ci viene detto che la salvezza si manifesta tramite stranieri e questa “Gloria di Dio” altro non è che “l’uomo vivente”. Un uomo nuovo, salvato e liberato dalle sue schiavitù mondane e religiose. Per capirlo dobbiamo uscire dal “sentiero”, dal nostro cammino di fede, che pertende di essere monolitico ed assoluto. Spesso questo atteggiamento infatti ha ucciso la fede, l’ha resa qualcosa di triste e inutile, un condensato di regole e regolette morali impastate con una buona dose di superstizione. Questo ci ha fatto spesso abdicare al nostro ruolo di “lievito nella pasta”, al nostro coinvolgimento positivo nella storia e nella società e ci ha lasciato solo una mentalità “da crociata”!

Oggi siamo chiamati ad abbandonare un atteggiamento aggressivo e un proselitismo fanatico, per abbracciare la dinamica dell’ascolto vero e dell’attenzione a ciò che avviene nell’uomo.

3)L’alleanza di Dio è con tutto il genere umano

Nella Genesi viene narrata l’alleanza tra Dio ed Adamo, tra l’Eterno e tutto il genere umano. Nel corso dei secoli molti profeti di Israele ricordarno al popolo come quella di un’alleanza esclusiva ed escludente, fosse solo un’illusione e non il volere di Dio. Non è un caso che in ebraico il nome Adam derivi dal termine “Adamah” (אדמה) che significa terra: così Adam significa il “terroso”, l’uomo che deriva dalla terra… Cioè ogni uomo! Non solo l’ebreo o solo il cristiano o, addirittura, solo il cattolico…

Il Midrash (מדרש) ha sottolineato la validità di questo principio affermando che, quando l’Eterno creò il primo uomo, raccolse la terra da ogni angolo del pianeta e con essa formò quel primo essere grezzo, in cui poi soffiò il Suo alito vitale.

Ciò ha due tipi di conseguenze:

1)Sancisce chiaramente il diritto di ogni uomo di vivere in qualsiasi luogo, perché ovunque egli è deve sentirsi a casa propria: tutta la terra appartiene a Dio e in ogni luogo è Dio e con l’argilla di ogni luogo è stato creato il primo uomo.

2)Stabilisce un criterio di fratellanza universale che tutti ci lega: abbattendo separazioni, religioni, nazionalismi e patrie, ingiustizie sociali…

Il giorno in cui saremo capaci di attenerci a questo insegnamento l’umanità si incamminerà sulla strada che Dio ha indicato creandoci.

don Paolo Zambaldi

Supporta Don Paolo Zambaldi con una donazione con PayPal.

Ultimi post

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dalla stessa categoria