venerdì, Marzo 29, 2024

Il Vangelo della nonviolenza (Mt 20, 25-28) di don Paolo Zambaldi

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

“Voi sapete che i capi dei popoli comandano come duri padroni; le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità.

Ma tra voi non deve essere così! Anzi, se uno tra voi vuole essere grande, si faccia servitore degli altri. Se uno vuole essere il primo, si faccia schiavo degli altri.

Perché io sono venuto non per farmi servire, ma per servire e dare la mia vita come riscatto per la liberazione degli uomini.” (Mt 20, 25-28)

Come si conciliano potere e nonviolenza? Esercizio dell’autorità e nonviolenza?

“Grandezza” nell’ accezione più comune del termine significa “potenza”.

E “potenza” significa sempre forza, predominio, ricchezza, prevaricazione, autoritarismo, violenza.

I ricchi, le istituzioni o le cosiddette grandi potenze che dominano il mondo hanno caratteristiche comuni delle quali fanno le spese tutti i popoli.

I potenti non dialogano, impongono.

Non si mettono mai in discussione.

Non ritengono di dover condividere il loro spazio e il loro tempo.

Coltivano una razionalità funzionale alle loro strategie. Pietà, rispetto, senso di colpa o di responsabilità sono vincoli inaccettabili.

Comandano come duri padroni, imponendo sistemi economici violenti, fondati sullo sfruttamento se non addirittura sulla schiavitù.

Aizzano nazionalismi e odi etnici per creare brecce in cui infilare i loro cannoni.

Costruiscono ideologie che creano piramidi di potere al cui vertice son sempre loro…

Anche dentro noi “piccoli”, nei nostri rapporti personali, nelle nostre prospettive di vita si nasconde, tentatrice occulta, una volontà di potenza.

Anche noi vorremmo dominare, punire, imporre idee e decisioni, sottrarci al dialogo.

Spesso spacciamo il nostro desiderio di affermazione per giustizia, diritto alla libertà delle idee, bisogno di indipendenza, intelligenza, difesa dei principi…

Mentre altro non è che “far sentire con la forza il peso della nostra autorità”.

Ma io vi dico… se uno di voi vuole essere grande si faccia servitore degli altri.

Ci chiediamo stupiti: “Non basterebbe porsi allo stesso livello degli altri, dialogare concedendo all’altro una possibilità? Non sarebbe già un passo avanti?”

Ma Gesù dice se uno vuol essere il primo si faccia servitore… si faccia schiavo degli altri.

Dunque si metta un gradino sotto gli altri.

Come mai? Tutti l’avrebbero vinta…

Ma per Gesù “perdere” è un guadagno.

Se davvero hai un approccio nonviolento non ti importa chi vince ora. Tu sai che le vittorie dei potenti sono effimere e che il loro destino è quello di bruciare se stessi.

Se mi faccio servo mi libero dalla tentazione di affermare me stesso. Mi libero dall’ideologia della vittoria. 

Siamo intossicati dall’ideologia della vittoria. L’idea di vincere consola la nostra fragilità.

Ci ha portato bene come umanità?

Guardiamoci intorno e riflettiamo.

don Paolo Zambaldi

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