“La moglie di Lot” (1922-24)
Ora la moglie di Lot si voltò indietro a
Guardare e diventò una colonna di sale.
Gen 19, 26
E andava il giusto dietro il messo di Dio,
enorme e radioso, sulla nera montagna,
ma sonora parlava l’angoscia alla moglie:
“Non è troppo tardi, puoi ancora scorgere
le rosse torri della tua Sodoma natia,
la piazza ove cantavi, la corte ove filavi,
le finestre vuote dell’alta dimora,
dove al caro marito partorivi i figli”
Si volse, e serrati da una stretta mortale,
non poterono i suoi occhi più guardare;
di sale si fece il corpo diafano,
si strinsero alla terra gli agili piedi.
Chi vorrà piangere questa donna?
Non sembra forse la più lieve delle perdite?
Il mio cuore solo non potrà mai scordare
Chi la vita dette per un unico sguardo.
(A. Achmatova, I miti poesia, Mondadori, 1996)
La Achmatova rievoca la moglie di Lot.
Una donna che rimane nell’immaginario come una sventata, che nonostante l’avvertimento si volta a guardare…
Una donna ricordata con una sola riga nel libro della Genesi, ridotta a un incidente di percorso.
Ma la poetessa ci ricorda la sua pena nel lasciare la casa, i ricordi, gli amici… Un’angoscia immensa, un addio pieno di incognite, deciso sopra la sua testa, da uomini ai quali si deve obbedire senza discutere.
E poi la fretta… e poi il fuoco devastante che distrugge un mondo intero per chi non ha altre prospettive.
Chi non si sarebbe voltato per capire? Per un ultimo addio? Per un moto di sconvolgente malinconia?
La moglie di Lot non ha un nome e forse sarà la “più lieve delle perdite” in confronto alla distruzione di due città, ma per la Achmatova rimane il simbolo bellissimo di chi, pur sapendo di rischiare, non rinuncia al richiamo del cuore.
by ELISA_451