martedì, Aprile 23, 2024

Quel vescovo che accoglie dopo il coming out

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

«Quattro anni fa nostra figlia Martina ci ha dichiarato la sua omosessualità. Ci ha lasciato un libro da lei scritto, intitolato “Diario di una diversa figlia di Dio”, nel quale fa coming out e descrive la sua sofferenza per l’incomprensione della Chiesa: “Per la Chiesa esistono questi tre tipi di scelte: il matrimonio, la vita consacrata o dedicarsi agli altri in modo laico, come rientri tu in questo Progetto di Dio?”, le aveva detto un sacerdote a cui aveva chiesto aiuto. Sul momento ci è crollato il mondo addosso.


Credenti, eravamo fermamente convinti che l’omosessualità fosse peccato.
 
Poi abbiamo pregato e letto la parabola del Figliol prodigo così abbiamo compreso che il Signore accoglie sempre e non giudica. Martina è nella verità e noi la amiamo com’è. Il vescovo della nostra diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, monsignor Luigi Marrucci, è una persona speciale, illuminata, tanto che nell’equipe diocesana per la pastorale famigliare guidata da un presbitero, ha inserito noi due laici con l’incarico di seguire famiglie con figli Lgbt».

Serenella Longarini e Salvatore Olmetto hanno rispettivamente 55 e 56 anni.

Oggi, primi laici in Italia con questa responsabilità, svolgono in diocesi un ruolo difficile ma insieme entusiasmante.
Il coming out di Martina avvenne nel febbraio del 2014.
Seconda di tre figlie, la ragazza era allora ventiquattrenne. «È stata una doccia gelata per noi cresciuti con una educazione cattolica moralista — racconta Serenella — ma subito l’abbiamo richiamata al telefono.
Abbiamo letto la parabola del Figliol prodigo, abbiamo raccolto tutta la famiglia e abbiamo detto a Martina: “Eri, sei e sarai nostra figlia per sempre”»
.

La storia di Martina è una storia di incomprensione anche all’interno della Chiesa che ha spesso in alcuni suoi elementi un atteggiamento omofobo
«Dopo l’incontro con quel prete — racconta Salvatore — nostra figlia cadde in depressione. Spesso anche gli stessi omosessuali intimizzano un atteggiamento omofobo nei confronti della propria condizione. Il problema resta il Catechismo che dice che l’omosessualità è un orientamento intrinsecamente disordinato.
Non è vero. E quel testo andrebbe cambiato. Se Martina avesse ascoltato quel prete avrebbe seguito una strada non sua con una coercizione inimmaginabile. 
È questo che la Chiesa vuole?

Come ci ha insegnato nostra figlia, l’amore vince su tutto».
(Paolo Rodari, la Repubblica,

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