Le piaghe
(Es 7,8-11,10)
Testi liberamente tratti da:
Fretheim T.E., Esodo, Torino, Claudiana, 2004;
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Una prospettiva complessiva
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Bastoni divoratori ed Egiziani Es7,8-13
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Di chi è il sangue nell’acqua Es 7,14-25
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Un paese inquinato Es 7.26-8,11
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Dalla polvere alla polvere Es 8,12-15
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La terra è devastata Es 8,16-28
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Di chi è il bestiame sopravvissuto Es 9,1-7
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Un segno dal cielo Es 9.13-35
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Condotti nel mar Rosso Es 10.1-20
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Ritorno al primo giorno della creazione Es 10.21-29
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La fine è vicina Es 11.1-1
Una prospettiva complessiva
E’ stato fatto uno sforzo enorme, seppur di scarso successo, nel cercare di determinare la struttura del ciclo narrativo delle piaghe.
Cerchiamo brevemente di esporre alcune conclusioni.
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Per quanto si riferisce alla struttura del racconto, è evidente agli studiosi che esso è il frutto di diverse tradizioni. L’analisi delle fonti ha rintracciato tre strati intrecciati nei capitoli 7-11. Il racconto della fonte Javista è il più esteso e particolareggiato ed è quello di cui ci occuperemo nella nostra riflessione.
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Per quanto si riferisce allo svolgersi dei fatti narrati, possiamo fare le seguenti osservazioni:
_ leggendo il testo si può pensare che le piaghe diventino sempre più preoccupanti e insopportabili, una minaccia sempre più grave al benessere dell’Egitto, iniziando con contrasti, spostandosi alle malattie e ai danni, per arrivare alle tenebre e alla morte.
_ oppure si può ritrovare una certa logica in cinque gruppi di due piaghe ciascuno per quanto si riferisce al contenuto (Nilo, insetti, malattie, danni, tenebre/morte).
_ oppure in tre gruppi di tre piaghe per quanto si riferisce al contesto (il faraone viene avvicinato all’esterno: piaghe 1,4,7; nel palazzo: piaghe 2,5,8; e senza preavviso: piaghe 3,6,9, con il punto culminante della morte dei primogeniti.)
_ oppure in alcune ricostruzioni, la “sfida del bastone” viene considerata la prima piaga e la morte dei primogeniti si pone come punto culminante fuori dalla serie. In questa costruzione il bastone di Aronne diventa lo strumento delle prime quattro piaghe; la mano/bastone di Mosè nelle ultime quattro e Dio direttamente nelle due centrali.
_ per quanto riguarda Dio, è esplicitamente attivo solo in sei piaghe (1,4,5,7,8,10). Nei quattro casi in cui la piaga è rimossa è evidente un duplice ruolo (Dio e Mosè insieme), in quanto Dio fece “quello che Mosè aveva comandato” (8,9). Nell’ottava piaga, è presente un terzo soggetto agente (il vento) sia per l’arrivo sia per il dissolversi della piaga.
Queste interazioni complesse, suggeriscono che mentre si tratta di segni e azioni straordinarie di Dio, bisogna anche parlare dell’azione di Mosè e di Aronne. Sia Dio, sia gli esseri umani, sono soggetti attivi. Mosè e Aronne non sarebbero infatti efficaci, senza che la potenza di Dio operi mediante e in loro, nè Dio potrebbe manifestarsi/operare senza Mosè e Aronne.
Teologia del racconto
La prospettiva più di fondo, all’interno della quale, devono essere comprese le piaghe è una teologia della creazione.
Gli studiosi hanno dimostrato che, in Israele (e, nell’antico Medio Oriente) il corretto ordine della società-come riflesso delle sue leggi- veniva messo in stretto rapporto con la creazione del mondo.
Si riteneva che una violazione di queste leggi, costituisse una violazione dell’ordine della creazione, con spaventose conseguenze in ogni aspetto della vita,
compresa la natura stessa e minacciasse di gettare la terra nel caos (riferire attualità). C’era dunque un rapporto di simbiosi fra ordine etico e ordine cosmico (che interessa tutto il creato).
Viste alla luce di questa prospettiva, le misure contrarie alla vita, messe in atto dal faraone contro Israele, sono anticreazionali e colpiscono proprio mentre Dio sta per portare a compimento le promesse di crescita di Israele. (Gen 1,28; Es 1,7).
L’Egitto costituisce una incarnazione delle forze del caos, che minacciano un ritorno dell’intero cosmo allo stato antecedente alla creazione.
Le piaghe, quindi, possono essere considerate come l’effetto dei peccati del faraone, contrari alla creazione che si riversano, dilatandosi, sull’ordine cosmico.
Ora chiariamo bene questo punto. Esaminiamo innanzitutto il linguaggio.
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In termini di linguaggio tre parole meritano una nota particolare. Il tema del “servire” che continua per tutta questa fase, culminando nel comando del faraone: “Andate a servire il Signore” (12,31). Due altre parole ricorrono ognuna oltre cinquanta volte: kol (“tutto”) e ‘eres (“paese, terra”). Per quanto siano utilizzate nella narrazione di ogni piaga, c’è un’esplosione della loro presenza via via che si arriva alla settima piaga. Si tratta di un impiego eccessivo, sembrerebbe quasi un’incapacità linguistica: tutti gli alberi, tutti i frutti, nessuno può vedere, neanche una singola locusta, l’intero paese/terra. Tutto viene coinvolto, oppure niente. Un modo di esprimersi per iperboli ha preso il controllo della narrazione. Questi “limiti”, questa incapacità espressiva è dovuta alla difficoltà di descrivere la rottura dell’ordine creativo e il suo manifestarsi come caos. Il linguaggio dunque asseconda uno scopo teologico
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Dal punto di vista della tradizione questo linguaggio è molto più evidente negli oracoli dei profeti (particolarmente in Ezechiele), in cui l’intero ordine naturale viene coinvolto nella devastazione. Nel Nuovo Testamento il libro dell’Apocalisse fa largo uso delle piaghe. Ma questo testo biblico possiede una forma drammatica che non trova paragoni; il più vicino è il racconto del diluvio,un altro disastro ecologico: vedi l’uso di kol/tutto in Gen 7,21-23.
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Il linguaggio comune parla di questi avvenimenti come di piaghe (vale a dire “una tragedia, un colpo”), ma nella stessa narrazione si utilizza il termine “segno” e “portento” (cosa straordinaria /meravigliosa). Il significato di segno in questo contesto è quello di una parola o avvenimento specifico, che prefigura il futuro. In quanto segno/portento il suo scopo non è lasciare i presenti a bocca aperta, ma è quello di indicare un futuro disastroso e un giudizio su ciò che avviene e su ciò che avverrà. Dal punto di vista generale si può dire che le piaghe sono segni ecologici di un disastro storico. Esse funzionano in modo non diverso da come funzionano certi disastri ecologici odierni che sono appunto segni/portenti di disastri storici/politici senza attenuanti.
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Anche l’uso della parola ‘erez (“paese/terra) già citata prima, fornisce una chiave di lettura: che cosa sta succedendo al paese/terra di Dio? Per quanto essa concentri l’attenzione sul paese d’Egitto, si ha in mente l’intera terra. Dio è il Signore in mezzo al paese (8,18); non c’è Dio come Yhwh in tutta la terra (9,14); la terra è del Signore (9,29). Altrettanto centrale è 9,16 “Perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra”. Dunque si nota come la liberazione di Israele è l’obiettivo primario ma non finale, dell’azione divina.
La liberazione di Israele è in ultima analisi a beneficio dell’intera creazione. I disegni di Dio in questi avvenimenti abbracciano l’intero creato, in quanto tutta la terra è di Dio. L’azione di Dio in e mediante Mosè, che ha il suo culmine nell’attraversamento del mar Rosso “su terra asciutta”, costituisce lo sforzo di Dio di far ritornare la creazione a un punto in cui la missione di Dio può essere ripresa ancora una volta.
Alla luce di questo tema creazionale dominante, le piaghe necessitano dell’attenzione più accurata.
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a) Esse sono interessate all’ordine naturale delle cose, alla creazione non-umana (acqua, piante, animali) di Dio. L’immagine che se ne ricava, è che l’intero ordine della creazione, sia coinvolto in questa lotta, tanto come causa che come vittima. Le misure del faraone contrarie alla vita hanno liberato le forze del caos che minacciano la stessa creazione che Dio voleva.
Questi elementi del regno non –umano non sono in sintonia con la loro creazione. L’acqua non è più acqua; luce e tenebre non sono più separate l’una dall’altra; i malanni delle persone e degli animali si rincorrono freneticamente, gli insetti e gli animali acquatici sciamano senza controllo. Mentre ogni cosa è innaturale, nel senso di essere al di là del limite dell’ordine creato da Dio, la parola ipernaturale (nel senso di natura in eccesso) può meglio coglierne il significato. Le piaghe sono ipernaturali a diversi livelli: tempo, scopo, intensità. Una certa sensazione di questo si può vedere bene, ad esempio, nell’espressione ricorrente: “Prima non ce n’erano mai state tante, né più tante ce ne saranno (di cavallette)”.
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b) Per quanto riguarda le vittime delle piaghe, l’attenzione degli esegeti si è focalizzata sugli effetti delle piaghe sulle persone umane (un tipico antropocentrismo). Ma ogni piaga presenta effetti devastanti anche sulla creazione non- umana: l’acqua, la terra, piante e animali di ogni specie e anche l’aria. La sottolineatura della parola “tutto” serve a dimostrare come nulla della natura non-umana sfugga a questa distruzione. Ancor più gli effetti (come le cause) sono ipernaturali. La grandine sradica ogni pianta, abbatte ogni Le ulcere affliggono ogni animale e ogni essere umano. La devastazione delle cavallette è tale “che nulla di verde rimase sugli alberi né sulle erbe della campagna” (10,15) e nessuno poteva vedere il suolo. Fatta eccezione per il paese di Goscen dove nulla succede. Con questa eccezione Israele partecipa a modalità estranee all’ordine naturale, ipernaturali appunto.
Ciò significa che il tentativo di vedere questi segni semplicemente come avvenimenti naturali è ben lontano dal punto di vista biblico.
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Il fondamento teologico delle piaghe si trova infatti, nella comprensione dell’ordine morale, creato da Dio per amore della giustizia e del benessere nel mondo, contrapposto all’ordine morale del faraone che porta alla bancarotta, che distrugge fin nelle fondamenta questo disegno divino. Quindi il faraone diventa oggetto del “giudizio” di Dio.
Il pensiero della correlazione fra azioni e conseguenze (cioè tra atti del faraone sugli Israeliti e giudizio divino) è infatti dominante.
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4,23 il giudizio di morte da parte di Dio sul faraone e gli Egiziani è in rapporto con quello sperimentato da Israele nel loro paese.
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L’estesa servitù degli Israeliti con la prolungata afflizione degli Egiziani mediante le piaghe.
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Le perdite sperimentate dagli Israeliti per mano del faraone incline al genocidio con la morte dei primogeniti egiziani.
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Il “grido” degli israeliti in servitù con il “grido” degli Egiziani.
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La dimensione cosmica dell’effetto delle piaghe corrisponde ai peccati anti-creazionali del faraone. Egli ha sovvertito l’opera di Dio. Così le conseguenze sono oppressive, pervasive, prolungate, spersonalizzanti, laceranti e cosmiche in quanto tale è stato l’effetto del peccato dell’Egitto su Israele e sul paese.
Tuttavia lo schema peccato-conseguenze non viene compreso in termini meccanicistici, come se tutti questi risultati fossero inevitabili e programmati. Al faraone era stata data l’opportunità di rompere questo schema, di capovolgere la situazione. Ma alla fine di fronte a un risoluto rifiuto, l’unica strada da percorrere consisteva per Dio, nel portare le conseguenze agli estremi.
In un’era ecologica quale la nostra, abbiamo spesso constatato gli effetti cosmici negativi del peccato umano. Si possono citare esempi di “ipernaturalità”, nelle mutazioni provocate dai disastri ecologici e dall’uso dell’energia atomica. L’”inverno atomico” presagito da molti, viene spesso presentato in termini di piaga esodica. Quindi questa narrazione biblica ci richiama alle nostre responsabilità di fronte a Dio che verosimilmente farà di tutto per “salvare” la sua opera.
Analisi delle piaghe una per una.
L’elemento fondamentale di questa lettura / analisi dei fatti straordinari accaduti in Egitto è il concetto di “segno” attribuito alle piaghe.
Abbiamo già detto nell’introduzione che le devastazioni, le malattie, la morte prodotte dall’azione congiunta di Mosè e di Dio, erano da leggersi come conseguenze del comportamento distruttivo del faraone in termini di giustizia e di ostinazione.
Le piaghe però rappresentano anche un “segno” profetico che annuncia un futuro infausto. Se il faraone fosse stato più umile, se avesse ascoltato gli avvertimenti, se avesse letto “i segni dei tempi” non avrebbe portato il suo paese alla catastrofe. (attualizzare).
Esse infine sono il tentativo di Dio di farsi riconoscere e accettare da tutti gli uomini (anche non Israeliti) come unico garante dell’armonia della creazione. Egli vuol dimostrare al faraone (ma in realtà a tutti i popoli) che il tradire, con leggi e comportamenti distruttivi, “l’ordine” intrinseco alla creazione (ordine da lui stabilito per il bene del cosmo) non può che portare alla catastrofe.
2)Bastoni divoratori ed Egiziani Es 7.8-13
L’incontro tra Mosè/Aronne in 7,8-13 talvolta viene considerato come la prima piaga. Più verosimilmente si tratta di una premessa alle piaghe, che prepara il terreno e offre alcune chiavi interpretative.
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Il testo mette allo scoperto l’indurimento del cuore del faraone. Le piaghe seguono l’iniziale suo rifiuto e iniziano col riconoscimento che egli si muove nella linea dell’ostinazione. (v 14 “Il cuore del faraone è irremovibile).
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Pone il bastone all’inizio e al centro come strumento dell’azione divina mediante Mosè e Aronne. In questi testi il bastone assume uno status virtualmente sacramentale (sacramento /segno della presenza di Dio).
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Lo stesso faraone richiede un prodigio. Dio può solo dare al faraone quel che egli stesso richiede. Vivrà per vederne molti di più.
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Il faraone chiede, ancora una volta per ironia della sorte, che Mosè/Aronne mostrino le loro credenziali. Essi faranno ben di più che “dare prova di se stessi” nei giorni che verranno, dimostrando con chiarezza che YHWH sta dietro tutto il loro operato.
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L’apparentemente innocuo riferimento al serpente divoratore è un segno di cattivo auspicio per il faraone: è un segnale del suo infausto destino.