sabato, Novembre 23, 2024

Papa Francesco e papa Giovanni patrono dell’esercito: chi non corregge acconsente

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).
ROMA-ADISTA. Chi tace acconsente, recita il vecchio adagio. Ma in questo caso si può affermare che chi non corregge acconsente. Il soggetto è papa Francesco, l’oggetto è papa Giovanni XXIII patrono dell’Esercito italiano.

Pochi giorni fa, infatti, Francesco ha soavemente rimproverato ma decisamente corretto il card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, autore di una interpretazione restrittiva del Motu Proprio di papa Francesco Magnum Principium, con il quale, in linea con il Concilio Vaticano II, viene aumentata l’autonomia delle Conferenze episcopali nazionali e regionali in merito alle traduzioni liturgiche.

Ma il cardinale ultraconservatore Sarah è lo stesso che il 17 giugno ha firmato il Decreto – lo scorso 12 settembre solennemente consegnato dall’ordinario militare-generale di corpo d’armata mons. Santo Marcianò nelle mani del capo di Stato maggiore Danilo Errico alla presenza della ministra della Difesa Roberta Pinotti – con cui, «in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco», san Giovanni XXIII papa viene dichiarato «patrono presso Dio dell’Esercito italiano» (v. Adista Notizie n. 32/17).

Su questo aspetto, nonostante il profilo basso mantenuto anche in occasione della memoria liturgica di papa Roncalli (11 ottobre) – quando non c’è stata “l’invasione” di piazza San Pietro da parte di migliaia di militari in divisa come annunciato dall’Ordinariato militare (v. Adista Notizie n. 36/17) – papa Francesco non ha detto nulla, tantomeno ha ritenuto di dover “correggere” il card. Sarah

Eppure in tanti si erano mossi a chiedere al prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti di ripensarci e al papa di ordinare il dietrofront per non far indossare la mimetica al papa santo della Pacem in Terris: innanzitutto il movimento Pax Christi, che con il proprio presidente, mons. Giovanni Ricchiuti, ha affermato subito di ritenere «irrispettoso coinvolgere come patrono delle Forze armate colui che, da papa, denunciò ogni guerra con l’enciclica Pacem in Terris e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione Gaudium et spes, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi»; poi diciassette vescovi hanno firmato un documento nel quale domandano come può Giovanni XXIII «proteggere un corpo armato che, per sua natura, imbraccia mezzi di morte e distruzione» e chiedono di «rivedere la decisione di proclamare papa Giovanni XXIII patrono dell’Esercito italiano» (v. Adista Notizie nn. 34 e 36/17); infine centinaia di associazioni, movimenti e singoli cattolici.

A questo punto, nulla essendo accaduto, è fin troppo facile – e, riteniamo, per nulla arbitrario – trarre qualche conclusione. Se Francesco ha corretto il card. Sarah sui testi liturgici, questo significa che un cardinale può essere corretto dal papa, nel momento in cui emana un atto o esprime un parere ritenuto errato o fuori luogo. Il papa però non ha corretto il cardinale sulla decisione di proclamare Giovanni XXIII patrono dell’Esercito italiano, pertanto si deduce che papa Francesco condivida pienamente tale scelta. Con buona pace di chi sosteneva – o forse sperava – che Francesco fosse stato scavalcato e che il nuovo patronato, fortemente sponsorizzato dall’Ordinariato militare e dai vertici delle Forze armate, fosse stato stabilito all’insaputa, se non contro, papa Francesco. Ma chi non corregge acconsente.
(Luca Kocci, Adista Notizie n° 38 del 04/11/2017)

 


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