domenica, Novembre 24, 2024

Donazioni forzate

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il traffico di organi è legato strettamente al commercio di esseri umani, che forniscono “materia prima” gratuita e senza rischi. Un crimine estremamente lucroso che sembra essere in forte crescita e di cui finalmente si comincia a parlare. 

Il traffico di organi, di cui a lungo si è vociferato con scetticismo ed incredulità, è ormai venuto allo scoperto come uno dei più odiosi crimini legati al traffico di essere umani. Un crimine che sembra essere in forte crescita anche grazie alla crisi migratoria degli ultimi anni, che ha esteso, rafforzato e rinsaldato le reti dei trafficanti e ha messo a disposizione molto “materiale” praticamente senza rischi.

Per la verità, il traffico di organi non è sempre legato alle migrazioni. Altri possono essere vittime di traffico con lo scopo di disporre di organi da “commerciare” illegalmente. Ma il “settore” è poco conosciuto dal momento che spesso le notizie in materia sono così turpi da risultare poco credibili e dunque anche poco diffuse. Ogni tanto però qualcosa trapela. Nei giorni scorsi, ad esempio, Radio Dabanga, un sito di notizie on line dal Sudan – e specialmente dalla regione del Darfur -, riferiva dell’arresto di 12 persone nel Darfur Occidentale, tra cui personale medico e sanitario, accusate di aver ucciso 8 concittadini per venderne gli organi. Nella zona era infatti stata denunciata la scomparsa di numerose persone in soli quattro mesi. Ma dei migranti in transito sulle vie del deserto nessuno denuncia la scomparsa. Nessun rischio e organi mediamene giovani e in buona salute da collocare sul mercato.

I molti dati ufficiali ormai disponibili descrivono il settore, e il mercato, nei dettagli. Ad esempio, nel 2015 negli Stati Uniti solamente, ci sono stati poco meno di 31 mila trapianti, mentre le liste di attesa comprendevano 121 mila persone. Si calcola che ogni giorno muoiano nel mondo 21 persone che aspettavano la sostituzione di un organo. Si tratta dunque di un settore in cui la domanda supera di gran lunga l’offerta, e in cui c’è in gioco la vita stessa. E dunque non può stupire più di tanto che ci sia qualcuno che se ne avvantaggia.
Secondo dati del parlamento europeo, dal 5% al 10% dei reni e dei fegati trapiantati ogni anno, sono frutto del traffico di organi. Ed è un commercio fortemente ineguale. Sempre secondo i dati presentati al parlamento europeo, il donatore di solito è un uomo giovane, 29 anni in media, con un reddito da paese povero – 480 dollari l’anno – mentre l’acquirente è un uomo di 53 anni, in media, con un reddito di 53 mila dollari l’anno; più di 100 volte quello del suo donatore, dunque. Global Financial Integrity dice che sono almeno 7 mila i reni frutto di traffico di trapiantati ogni anno, per un mercato che viene stimato tra i 500 milioni e il miliardo di dollari all’anno. Inutile dire che quasi tutti finiscono nelle tasche dei trafficanti.
Le notizie sui migranti fatti a pezzi per fornire organi a compratori senza scrupoli, avevano cominciato a circolare anni fa. Foto raccapriccianti di cadaveri ricuciti alla bell’e meglio provenienti dal Sinai, erano apparsi anche sulla nostra stampa quotidiana e sui siti di informazione indipendente, come Articolo 21. Così come le cicatrici sui corpi di parecchi che erano riusciti ad approdare sulle nostre coste. Ma allora lo stupore, o forse l’incredulità, avevano prevalso sullo sdegno. Ora sono testate autorevoli, come il britannico The Guardian, e l’Huffington Post a riproporre la notizia. Il primo riassume una ricerca dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, frutto di sei mesi di interviste, in cui si dimostra che il 70% delle persone che arrivano in Europa attraverso il Mediterraneo sono state vittime di traffico. Il 6% degli intervistati afferma, inoltre, di conoscere personalmente qualcuno che è stato costretto a dare sangue contro la propria volontà o a pagare parte del viaggio con un organo, di solito un rene. Il secondo mette in relazione il mercato degli schiavi sulle rotte libiche con il traffico di organi. Riporta le testimonianze di un avvocato, Bobby Banson, che in diverse interviste ha affermato di avere le prove che molti giovani venduti non vengono avviati al lavoro forzato, ma vengono usati come donatori non consenzienti di organi.
Insomma, alla turpitudine della schiavitù si aggiunge quella del traffico di organi, per di più coatto, che Banson definisce come crimine contro l’umanità. Ma lo scandalo su questa questione non è ancora scoppiato. Si aspetta forse il prossimo video di qualche rete internazionale per cominciare a strapparsi i capelli, facendo finta di scoprire allora per la prima volta l’orrore. E allora ci si può solo augurare che questo accada molto presto.
(Bruna Sironi, Nigrizia, 07 dicembre 2017)

 

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