Il nuovo catechismo olandese e la meditazione: un modo libero ed adulto di pregare!

Chi medita regolarmente da anni (o cerca di meditare: chi si sforza in questo senso), arriva al momento che non ce la fa più. Cerca di radunare i suoi pensieri, ma senza
risultato. Eppure vuol pregare, il suo cuore vuol stare vicino a Dio, vuol essere attento alla profondità divina della realtà. A volte prova aridità, anzi perfino ripugnanza e smarrimento. Eppure, qualcosa in lui vuol continuare a pregare. Ha la fortissima sensazione che in quel momento non agisce lui, ma lo fanno agire. Altre volte si sente invaso dalla pace di Dio. In quei momenti uno si sente come trasportato, sente che Dio gli è vicino.

Questa preghiera, in cui si pensa molto meno, si chiama preghiera di quiete. Da meditazione si trasforma in contemplazione.

Chi dedica molto tempo alla meditazione, arriverà a questo stadio. Pervenutici, alcuni ritengono di dover egualmente continuare a riflettere e a produrre pensieri. Non si rendono conto di trovarsi in un’altra zona di preghiera. A questo punto un buon direttore spirituale sarà in grado di prevenire molti disorientamenti e sofferenze. Spiegherà che non si tratta di regresso, ma di progresso. Non è ormai più il caso di cercare pensieri e parole.
Ci troviamo semplicemente vicino a Dio.

(…)

La preghiera mistica si trova soltanto nella Chiesa cattolica? No.

E per finire, un’ultima domanda: la mistica, è riservata anche all’uomo e alla donna qualunque? Ci sono persone che, prima vista, non hanno nulla di speciale, salvo una grande bontà. Ma può darsi che Dio faccia raggiungere alla loro preghiera una tale profondità e una così semplice letizia da poter parlare di mistica, se quei semplici conoscessero questa parola.

Istituto Superiore di Catechetica di Nimega, Nuovo catechismo olandese, Torino, Ldc, 1969, p. 383-385.