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La farsa dei corridoi umanitari per le “navi del grano” destinato all’Africa (Antonella Napoli)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Nei giorni scorsi sono partite ben sette navi cariche di grano dai porti ucraini. Oltre 146 mila tonnellate di prodotti agricoli destinati (su carta)  a Paesi di Africa, Asia ed Europa.

Eppure di questo prezioso cereale nel continente africano finora ne è arrivato davvero poco.

A parte un carico di un cargo attraccato nel porto di Gibuti il 39 agosto non sono pervenute altre informazioni certe di ulteriori arrivi in Africa. Gran parte delle imbarcazioni che hanno lasciato i porti di Odessa, Chornomorsk e Pivdennyi hanno raggiunto soprattutto mete europee.

La nave più a sud di cui abbiamo riscontri certi è quella attraccata in Libano tre giorni fa, la “Ak ambition”, con a bordo 7 mila tonnellate di mais e 20 mila di olio vegetale.  L’imbarcazione è stata accolta da diverse personalità, tra cui l’ambasciatore ucraino, Ihor Ostach, dal direttore del porto Ahmed Tamer e molti giornalisti. E proprio alla stampa libanese, l’ambasciatore Ostach, ha dichiarato che almeno 17 milioni di tonnellate di grano destinate all’esportazione, ricavate da raccolti dello scorso anno, sono ancora ferme in Ucraina.

Il ministero degli esteri di Kiev ha affermato che le ultime partenze hanno portato una quantità totale di 4,85 milioni di tonnellate di prodotti spediti attraverso il corridoio mediato dalle Nazioni Unite attraverso il Mar Nero.

In totale sono 218 le navi che hanno potuto lasciare i porti ucraini da quando ad agosto è entrato in vigore il corridoio.

Il Paese, uno dei principali produttori agricoli, non era stato in grado di esportare a seguito dell’invasione russa a febbraio fino all’accordo che ha garantito un passaggio sicuro per le navi. Prima della guerra, l’Ucraina spediva fino a 6 milioni di tonnellate di grano al mese. La  su produzione di grano è il 3 per cento di quella mondiale.

Le esportazioni sono calate del 30-40 per cento nei primi mesi del conflitto. Secondo alcuni analisti  attualmente la produzione sarebbe attestata al 2 per cento. Diminuzione compensata da quella russa aumentata in misura maggiore del computo nominale ucraino.

Che sia giusto o no, il dato è questo e quindi il grano c’è. Ma non arriva in Africa.

Quella del “miracolo” dell’accordo sul grano è stata quindi più che altro propaganda, il cui effetto si è notato per l’embargo e l’esigenza di triangolazioni con la Turchia.

Inoltre c’è un altro elemento di cui tenere conto, alcune navi hanno fatto perdere le proprie tracce dopo Malta, disattivando il transponder.

Operazione tipica di chi invece di merci dichiarate a registro, trasporta altro.

Quindi poco grano e molto altro.

Antonella Napoli, www.focusonafrica.info, 29 Settembre, 2022

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