venerdì, Novembre 22, 2024

Il Vangelo della nonviolenza (Mt 5, 3-11) di don Paolo Zambaldi

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Manifesto della nonviolenza

“Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio

perché Dio offre loro il suo regno.

Beati quelli che sono tristi

perché Dio li consolerà.

Beati quelli che non sono violenti

perché Dio darà loro la terra promessa.

Beati quelli che desiderano ciò che Dio vuole

perché Dio esaudirà i loro desideri.

Beati quelli che hanno compassione degli altri

perché Dio avrà compassione di loro.

Beati quelli che sono puri di cuore

perché vedranno Dio.

Beati quelli che diffondono la pace

perché Dio li accoglierà come suoi figli.

Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la volontà di Dio

perché Dio darà loro il suo Regno.

Beati siete voi quando vi insultano e vi perseguitano, quando dicono falsità e calunnie contro di voi per il fatto che siete miei discepoli.” (Mt 5, 3-11)

Letta da un uomo del nostro tempo, e forse non solo, questa serie di beatitudini, sembra delineare il ritratto di un’evidente sconfitta esistenziale… Sconfitta forse ammorbidita da un “sorriso” di Dio, dalle sue promesse sospese “fra terra e cielo”.

Come fanno ad essere felici i poveri, i tristi, i compassionevoli, i deboli, i puri di cuore, i perseguitati, i vilipesi…

Il discorso della montagna è il discorso programmatico di Gesù ed è importante perché stravolge/capovolge il concetto di Legge e di Dio, che un altro profeta, Mosè, su un altro monte, aveva presentato a un gruppo di schiavi fuggitivi:

una Legge che proteggeva la proprietà, legata a un popolo definito, gli ebrei, e che presentava un Dio/Padre provvidente e onnipotente!

Per Gesù la legge che ci salva, che ci porta alla liberazione e alla beatitudine, è semplicemente l’amore.

In tutte le sue concrete declinazioni.

Amore nella relazione, amore per la verità, per la giustizia, per la pace. E a ben vedere quello che ci guadagniamo quello che otteniamo non è un premio nell’aldilà ma “Una terra promessa, un Regno, una consolazione, una compassione, una sintonia, una beatitiudine“ che si godranno qui.

Il discorso della montagna delinea una possibilita di vita diversa, una vita piena pur nelle limitazioni proprie della nostra costituzionale precarietà.

Non saremmo felici/beati se:

…ci facessimo poveri di spirito e di cose ?

…sapessimo consolare ed essere consolati…

…rinunciassimo come singoli e come popoli alla violenza/violenze!

…sentissimo il dolore degli altri come se fosse nostro!!!

…volessimo soprattutto la pace, costruendola con pazienza a partire dalla nostra vita.

…cercassimo Dio dove veramente è, nella natura, nel cosmo e nei nostri fratelli e sorelle, uomini e donne…

…accettassimo le ingiustizie e le persecuzioni se queste portassero alla nostra liberazione!

…credessimo che la vita perduta per gli altri è vita guadagnata per noi.

Gesù non è stato l’uomo della grande utopia, come dicono quelli che non amano la verità!

E’ sato colui che ha indicato agli uomini, religiosi o no, la via da percorrere per realizzare la nostra felicità.

Una via lungo la quale perdere diventa un guadagno!

don Paolo Zambaldi

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