venerdì, Novembre 22, 2024

L’arcobaleno (Elizabeth Green)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Nel Vangelo di Giovanni (…) Gesù si dichiara la luce del mondo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nella tenebre ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Questo detto fa parte di una serie di autorivelazioni da parte di Gesù in cui lui, riprendendo il nome di Dio rivelato a Mosé «Io sono», si di chiara non solo la luce del mondo, ma anche il «pane della vita», «la porta», «il buon pastore», «la vera vite» e via dicendo. Tuttavia, la cosa sorprendente è che nel Vangelo di Matteo Gesù dice la stessa cosa ma questa volta non di se stesso bensì dei suoi discepoli e delle sue discepole: «Voi siete la luce del mondo […] non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). È da sottolineare che questa è l’unica istanza in cui Gesù dice che i suoi seguaci sono la stessa cosa che egli è, ossia che Gesù utilizza la stessa metafora per parlare sia di se stesso sia di coloro che lo seguono. Non possiamo che trarne un’unica conclusione: siamo noi i colori della luce con i quali Dio disegna la pace! Siamo noi chiamati a essere l’arcobaleno, segno di pace. La pace è una promessa ma è anche un compito e il compito è no stro: essere luce, risplendere, diventare luminosi. Un antico salmo dice: «Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli (e le sorelle) vivano insieme!» (Sal 133,1). Come sarebbe bello se, guardando la luce dell’umanità intera, di ogni singolo uomo e di ogni singola donna, unico e irrepetibile, riuscissimo a vedere tutti i colori dell’arcobaleno:

Dio è seduta, tesse con pazienza, con perseveranza

E con il sorriso che sprigiona come un arcobaleno

Sul volto bagnato dalle lacrime.

E ci invita a non offrirle soltanto i cenci

E i brandelli della nostra sofferenza

E del nostro lavoro.

Ci domanda molto di più:

Di restarle accanto davanti al telaio della gioia.

Ed a tessere con lei l’arazzo della nuova creazione.*

* M. Riensiru, A tutte le tessitrici del mondo, in: CEVAA, a cura di, Spalanca la finestra, Trieste, 2000, pag.116.

E. Green, Il Dio sconfinato. Una teologia per donne e uomini, Claudiana, 2008, pag. 100-101.

Elizabeth E. Green

Pastora presso le chiese evangeliche battiste di Cagliari e Carbonia, si occupa di teologia e genere, ed è membro del Coordinamento Teologhe Italiane. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Il Vangelo secondo Paolo (2009), Il filo tradito. Vent’anni di teologia femminista (2011), Padre Nostro? Dio, genere, genitorialità (2015), Cristianesimo e violenza contro le donne (20152), Un percorso a spirale. Teologia femminista: l’ultimo decennio (2020), tutti pubblicati da Claudiana, inoltre Incontri. Memorie e prospettive della teologia femminista (con Cristina Simonelli; San Paolo 2019) e Sorelle tutte (con Selene Zorzi e Simona Segoloni Ruta; la meridiana 2021).

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