giovedì, Novembre 21, 2024

Con “dissenso e con molta libertà di spirito” (don Paolo Zambaldi-Katya Parente)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Dialogo di Katya Parente con don Paolo Zambaldi

Lui è il giovane sacerdote bolzanino che, lo scorso giugno, ha invitato i fedeli ad andare a messa con la mascherina arcobaleno, per protestare contro la posizione del Vaticano in merito al DDL Zan. Si tratta di don Paolo Zambaldi. Incuriosita dalla sua proposta, sicuramente inconsueta per un prete, gli ho chiesto di concederci una breve intervista. Ecco che cosa ci siamo detti.

Il tuo blog è controcorrente su molti temi. Come si può essere figli della Chiesa e contestarla?

La storia della Chiesa è ricca di contraddizioni, e dunque di persone che, pur vivendoci dentro, hanno manifestato il loro dissenso, con molta libertà di spirito. Certamente non è facile, e qualcuno, sia in passato che in tempi recenti, ha dovuto subire esclusioni o sanzioni più o meno pesanti.

Ma d’altronde succede così a molti livelli: politico, culturale, sociale. I non allineati col pensiero dominante, col potere, sono fortemente emarginati. Gesù stesso non lasciò mai l’ebraismo, pur contestandone apertamente l’impostazione teologico-dottrinale, mettendo in crisi un’interpretazione della Legge fortemente diffusa e sostenuta, ponendosi oltre la sinagoga per descrivere un dio oltre le religioni.

La sua morte oltraggiosa è stata conseguenza di questa scelta. Certo, tutti amiamo essere condivisi, rispettati per le nostre idee, accolti. Ma non è mai così. Bisogna sapere che vivere controcorrente ha un costo, e bisogna essere disponibili a pagarlo.

In un’altra occasione abbiamo sentito Paola Lazzarini di Donne per la Chiesa. Credi che la Chiesa Cattolica ascolterà la richiesta dell’”altra metà del mondo” in materia di partecipazione reale (leggi sacerdozio) nella vita comunitaria?

La Chiesa Cattolica è un’istituzione gerarchica/maschile, che si definisce universale e crede di aver bisogno, per sopravvivere, di unità. Scambia l’unità per inclusione, ma le due cose sono radicalmente diverse. L’unità imposta dall’alto appiattisce le diversità, culturali innanzitutto, ma anche storiche, religiose, antropologiche, mentre se optasse per l’inclusione comprenderebbe che dalla diversità nasce una convivenza/fratellanza/sorellanza ricca e creativa. Questo l’ha privata della capacità profetica nei confronti del mondo, che consiste appunto nell’annunciare verità in qualche modo rivoluzionarie, e perciò destabilizzanti.

Infatti la colpa maggiore della Chiesa riguardo alle donne è proprio quella di essersi non solo adeguata ai pregiudizi culturali del mondo, confondendo appunto l’unità di pensiero con la verità, ma li ha addirittura supportati e in larga parte generati, con una interpretazione letterale ed a-storica della Scrittura: ha infatti creato e imposto due archetipi di donna assolutamente contrapposti e irreali, ma che hanno dominato e in qualche modo dominano e legittimano il patriarcato: la donna colpevole/Eva e la donna perfetta/Maria.

Se la Chiesa non saprà superare questa visione strumentale della lettura biblica, e di conseguenza riconfigurare la sua antropologia rendendola inclusiva, non accetterà mai di riconoscere alle donne uguale dignità. Se anche, per qualche spinta esterna, accettasse ad esempio il diaconato femminile, o addirittura il sacerdozio, senza superare quella visione di fondo, senza rielaborare il lutto del patriarcato, sarebbe un’operazione di marketing.

Ho comunque fiducia che il rarefarsi dei numeri, con la conseguente perdita di potere universale, l’emergere di Chiese particolari che reclamano una maggiore indipendenza anche teologica, l’insostenibilità eclatante di un certo impianto dogmatico, spingano verso la verità e restituiscano alle donne il loro spazio.

Il DDL Zan è stato letteralmente affossato. Perché, secondo il tuo parere? Che peso ha avuto, se ne ha avuto, il Vaticano in questa decisione?

Riguardo al DDL Zan, la Chiesa istituzionale ha di certo manovrato! E probabilmente ha strizzato l’occhio alla destra, come fa da sempre. Ma io ritengo che uno Stato che si definisce laico dovrebbe avere la forza di affermare e sostenere la difesa di alcuni diritti umani fondamentali.

Come hanno a suo tempo dimostrato i referendum sul divorzio e sull’aborto, la volontà popolare ha prevalso anche con il parere contrario della Chiesa. Direi che il problema è oggi piuttosto legato alla mancanza di un partito progressista forte e serio, che si faccia carico di difendere i diritti delle persone, siano essi individuali o sociali, un partito meno ossequente al “manovratore” di turno.

Perché la Chiesa Cattolica è così ostile al mondo LGBT, e perché si arrocca ancora su posizioni – di fatto – indifendibili?

Il discorso che ho appena fatto riguardo la donna è valido anche per quanto riguarda le persone del mondo Lgbtqia+. Il letteralismo biblico, e la conseguente costruzione di una dottrina e di una teologia false, o comunque volutamente indifferenti alle conquiste scientifiche e culturali che hanno cambiato radicalmente l’antropologia, li ha condannati al ruolo di peccatori.

È vero che una sessualità non finalizzata alla procreazione non poteva che essere stigmatizzata in una società che considerava la sterilità femminile una colpa, addirittura una maledizione, in una società che dava una lettura arcaica e deterministica del concetto di natura, lettura che di fatto era dogmatica e dunque escludente. Infatti, affermare che un comportamento era contro-natura significava porre chi lo metteva in atto fuori non solo dalla comunità di appartenenza, ma fuori anche dall’”umano”.

Oggi però si deve affermare con forza che il racconto biblico ha una connotazione storica precisa, e non può di certo essere preso a paradigma nei secoli dei secoli. Come ho già detto, è urgente per la Chiesa/le chiese liberarsi da tutto ciò che oscura la verità, per costruire percorsi spirituali inclusivi, così come è urgente che essa/e si aprano al mondo per accettarne l’evoluzione e le conquiste.

In Alto Adige/Südtirol esistono percorsi/gruppi/iniziative cristiani aperti ed inclusivi verso le persone che appartengono al variegato mondo LGBT?

Anche qui da noi qualcosa si sta, piano piano, muovendo. Sicuramente la vicinanza geografica e culturale con il mondo austro-germanico sta facilitando l’apertura di nuovi percorsi. Ad esempio, la nostra diocesi di Bolzano-Bressanone ha da poco dato vita ad un tavolo di lavoro “Fede e omosessualità”. La necessità di un’iniziativa come questa è emersa esplicitamente anche dal nostro ultimo sinodo diocesano.

Questo gruppo, di cui anche io sono membro, si occuperà in primo luogo di promuovere l’incontro, l’accoglienza e il rispetto delle persone Lgbtqia+ e delle loro scelte di vita. Contemporaneamente verrà offerta la possibilità per credenti Lgbtqia+ di avere colloqui, accompagnamento spirituale e momenti di preghiera. Sta cercando un modo di essere presente e disponibile per i genitori che vogliono essere aiutati a capire ed essere informati. L’ultimo tassello, che però è fondamentale, riguarda la sensibilizzazione delle nostre comunità parrocchiali/gruppi/associazioni cattoliche per favorire l’incontro con persone reali e spingere tutti/e a riflettere su questi temi.

Sensibilità e riflessione come propedeutici all’inclusione: senza comprensione è impossibile avvicinarci all’altro con empatia e rispetto, e anche, oserei dire, con amore. È una lezione che travalica il mondo LGBT, e che dovrebbe guidarci in ogni momento della vita, a prescindere dalla propria fede religiosa e politica. Ringraziamo don Paolo per avercela ricordata.

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