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sabato, Ottobre 5, 2024

L’implosione di una religione (B. Mori)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Molti teologi e scrittori spirituali hanno discusso del “mistero della Chiesa”. Anche se personalmente sono portato a moderare l’entusiasmo del loro discorso, a sfumare la sicurezza delle loro affermazioni e l’audacia delle metafore che usano, devo confessare che le calde ed equilibrate riflessioni di Henri de Lubac mi hanno aiutato molto a cogliere la natura profonda di questa “Ecclesia”, l’“assemblea” e “comunità” dei credenti, portatrice dell’eredità spirituale dell’uomo di Nazaret. Lungi da me, quindi, criticare o attaccare il “mistero” che costituisce l’aspetto più autentico di questa Chiesa, che è la mia famiglia di nascita, il terreno della mia crescita, la forma della mia identità e il luogo della mia appartenenza.

In queste pagine vorrei parlare non del mistero della Chiesa, ma piuttosto di questa Chiesa istituzionalizzata che è diventata un mistero per me.

Un mistero, perché non sono più in grado di capirla quando parla.

Mistero, perché non riesco più a vedere la pertinenza e l’utilità dei suoi dogmi.

Mistero, perché mi è impossibile aderire pienamente ai contenuti dei suoi insegnamenti e delle sue dottrine.

Mistero, perché non riesco più a cogliere la vera natura di questa Istituzione, che pretende di essere al crocevia tra un mondo divino e un mondo umano, e che porta in sé tanto la nobiltà e la grandezza del primo quanto la bassezza e la miseria del secondo.

Mistero, perché sono ormai incapace di riconoscere in lei la portavoce del profeta di Nazaret quale afferma di essere.

Mistero, infine, perché mi è difficile capire come mai una Istituzione che si definisce come l’incarnazione e l’estensione storica della persona e dell’opera del Nazareno sia giunta a porsi, in molti casi, in netta contraddizione con il contenuto più originale del suo messaggio.

Lo studio della storia del cristianesimo in Occidente mi ha portato a concludere che la ricerca del potere, il desiderio di difenderlo e accrescerlo sono stati i motivi fondamentali che hanno determinato e motivato la condotta, le prese di posizione e le politiche delle autorità ufficiali della Chiesa come Istituzione.

(…)

Non si può negare che questo e altri fenomeni contribuiscano alla mancanza d’interesse per il cristianesimo in Occidente. Pochi accettano come tollerabile l’attuale disfunzione tra la pratica istituzionale della Chiesa cattolica e il messaggio di Gesù Cristo di cui pretende di essere testimone. Questa disfunzione relativizza enormemente i discorsi fatti e i valori invocati, e scredita l’autorità istituzionale.

(…)

Domani avremo bisogno di una Chiesa profetica e non di una Chiesa gerarchica. Avremo bisogno di testimoni autorevoli, non di autorità che pretendono di essere testimoni.

La comunità dei credenti in Gesù di Nazaret non accetterà più di essere irreggimentata da un potere sacro o di essere guidata dai principi ideologici di un sistema totalitario, anche se porta un’etichetta religiosa.

I cristiani di domani saranno tali perché avranno scoperto da soli la bellezza del messaggio dell’uomo di Nazaret; perché saranno stati affascinati dalla sua personalità; perché avranno deciso di dissetare la loro vita alla freschezza di questa fonte e di fondare sulle parole di questo Maestro l’orientamento fondamentale della loro esistenza.

Saranno cristiani perché avranno potuto scoprire il Dio di misericordia che Gesù ha loro fatto conoscere; perché la fiducia nella parola di Gesù li avrà liberati dalle loro ansie e dai loro timori; perché avranno definitivamente bandito dalla loro vita il ricordo di quelle orrende storie di ire divine, di punizioni, di condanne e di fuochi eterni con le quali, per secoli, i chierici della santa madre Chiesa li hanno terrorizzati per meglio sfruttarli.

Saranno cristiani non perché faranno parte di una Istituzione religiosa, ma perché non avranno mai accettato di entrarvi. I cristiani di domani non vorranno mai rinunciare alla loro libertà per obbedire a una struttura di potere totalitaria o per lasciarsi guidare da un’autorità umana che pretende di essere infallibile, perché si crede di origine divina. Non accetteranno più di sottoporre il giudizio della loro coscienza alle direttive perentorie e rigide di un sistema dogmatico e totalitario.

I cristiani di domani saranno in pace con Dio e con se stessi, perché non saranno più ossessionati dal continuo senso di colpa e dal tormento del peccato. Avranno compreso che se il male è il risultato inevitabile e tragico della debolezza e della finitezza umana, il peccato è invece una perfida strategia umana inventata dalle religioni per meglio dominare le coscienze e la vita dei loro fedeli. I cristiani di domani saranno convinti che il Dio di Gesù è più grande dei loro fallimenti e delle loro imperfezioni.

(…)

I cristiani di domani, in realtà, non saranno più “cristiani”, perché avranno abbandonato il “Cristo” fittizio dell’Istituzione per abbracciare “Gesù”, l’uomo e il profeta di Nazaret.

Ho solo raccontato qui un bel sogno? Forse! Penso però che i sogni siano essenziali per mantenere viva la speranza e per tenerci aperti alla novità, sempre all’opera in noi e attorno a noi, del Mistero Ultimo della Realtà al quale abbiamo dato il nome di “Dio”.

Mori B., L’implosione di una religione. Verso la crisi dei dogmi, dei sacramenti e del sacerdozio nella Chiesa cattolica, San Pietro in Cariano (VR), Gabrielli, 2024, p.17-18; 295-298.

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