lunedì, Dicembre 23, 2024

Interruzione di gravidanza? Basta banalizzare e colpevolizzare le donne! (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Innanzitutto bisogna sfatare l’idea, ricorrente, che l’interruzione volontaria di gravidanza sia una scelta facile, alla quale le donne ricorrono per un’egoistica visione della vita.

Il papa stesso purtroppo, sì il buon Bergoglio, aveva affermato che abortire per le donne “è come affittare un sicario per risolvere un problema”, suffragando così ,con la tipica arroganza del maschio, l’idea che quella scelta è di per sè immorale qualunque sia la sua motivazione.

Di fatto la scelta delle donne di rinunciare a un figlio non è sempre una scelta…

Spesso è dettata da problemi di salute che sarebbero aggravati se non fatali con un parto.

Che dire delle donne stuprate? Come condannarle se non si sentono capaci di superare lo schifo della violenza?

E la povertà? Milioni di donne nel mondo sono sopraffatte dal carico di famiglie molto numerose. Per una scarsa cultura non sanno come gestire la loro fertilità. La loro disperazione, i loro figli affamati, le spingono a quella scelta.

C’è sempre una sottovalutazione del costo non solo fisico, ma anche morale della maternità: sono molto spesso le donne che si devono assumere l’onere di “sbarcare il lunario”, a fronte di mariti disoccupati, indifferenti, fedifraghi…

E i padri? Che ruolo hanno nella scelta delle donne di interrompere la gravidanza, visto che la maggioranza di loro sono sposate? L’hanno generato da sole il figlio? Che tipo di responsabilità si assume un uomo quando ha un rapporto sessuale con una donna/compagna/moglie? Si rende conto che può generare un figlio? O è solo capace di fuggire e poi condannare?

Se l’interruzione volontaria di gravidanza non può essere praticata a cuor leggero (…e nella maggioranza dei casi non lo è!), tanto più è necessario che esso avvenga nella legalità.

Vogliamo davvero il ritorno a pratiche cruente che causano morte di madre e figlio? Vogliamo aumentare il conto in banca di schiere di ginecologi che, improvvisamente non più obiettori, praticheranno (per chi ha i soldi ovviamente!) veloci quanto rischiose pulizie ambulatoriali? Vogliamo ancora punire le donne perché è nel loro corpo che si forma un bambino e dunque “si arrangino”?

Ritornare a questo “sub-umanesimo”, a questo ricacciare le donne nell’inferno della colpa tout-court, non aumenterà la loro capacità di trovare altre soluzioni, di crescere nella consapevolezza creature con dei diritti.

Il fondamentalismo religioso, in America e qui, cavalca questa riscossa maschil-fascista nascondendosi (ancora una volta!) dietro manipolate letture bibliche. Evidentemente hanno saltato il racconto evangelico nel quale Gesù, di fronte a una donna che stava per essere lapidata, secondo la Legge, chiede a quegli uomini/maschi di scagliare la prima pietra se si fossero, in coscienza ritenuti innocenti. Di fronte allo sguardo profondo del Nazareno han lasciato a terra le pietre e sono spariti. E alla donna pur “colpevole”, ma non l’unica colpevole, viene concesso il perdono.

Dunque chiediamo a tutti coloro che si ergono a giudici del prossimo, e in questo caso delle donne, di andarsene, di smetterla, di posare la pietra… Di non invocare un Dio del quale ignorano il volto!

don Paolo Zambaldi

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