domenica, Dicembre 22, 2024

Conversando con Baruch (recensione di E. Galasso)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

In questo saggio, che non è solo un saggio, il giovane parroco di varie parrocchie bolzanine, soprattutto periferiche, impegnato con Der Weg-La Strada, riattualizza, senza banalizzarlo, il pensiero di Baruch Spinoza (1632-1677), filosofo olandese di origini ebraico-portoghesi, che anche al liceo spesso si liquida brevemente, sottolinea Zambaldi (ma anche all’università, corso di laurea in  filosofia, non va molto meglio, dato che chi scrive ricorda, a metà degli anni 1970, a Firenze, solo un corso, di Cesare Vasoli, in tema), colpito da un terribile Cherem (scomunica, in ebraico) per le tesi contenute nelle sue opere (il sacerdote-studioso ha utilizzato soprattutto il Tractatus theologico-politicusl’Ethica more geometrico demonstrata e l’Epistolario).

Il Seicento in Olanda era un secolo di guerre, di controversie (senza voler considerare in particolare la Guerra dei Trent’Anni, che investì tutta l’Europa), di carattere religioso, ma anche politico, e in questo senso Spinoza, escluso dalla sinagoga, ma ebreo sefardita (di area iberica), ma in rapporto anche con ashkenaziti (di area europea centro-orientale), con cristiani cattolici ed evangelici, soprattutto con studiosi e filosofi, nonché teologi, risulta un’eccezione, un pensatore unico, che solo per errore – ma anche per una consapevole volontà di emarginazione – è stato relegato nel ruolo di scomodo outsider.

L’autore ha opportunamente scelto una via non prettamente trattatistica e saggistica nell’accezione moderna, quella del dialogo (scelta da Platone ma anche dalla filosofia e teologia rinascimentale, pensiamo anche a Giordano Bruno, al cui panteismo Spinoza è stato spesso accostato), ma potremmo anche parlare di “intervista immaginaria”, dato il gap temporale che separa il 1600 dagli anni 20 del secondo millennio. Con domande rivolte a Baruch (impropria e mistificante la traduzione del nome con Benedetto, che pure traduce letteralmente l’originale ebraico), don Paolo focalizza alcuni punti chiave: il concetto di Dio svuotato da ogni antropomorfismo, sui cui le religioni positive si sono fin troppo comodamente adagiate, per «catturare fedeli», spaventandoli con diavoli e «condanne eterne» “di tipo simil-giudiziario, quasi Dio (Yahweh) fosse un supermagistrato…

Se il Dio “personale” (ossia considerato “persona” è comunque messo in discussione opportunamente anche da vari teologi cattolici, la parte conservatrice del cattolicesimo naturalmente resiste, come il papa emerito Ratzinger, che meno di un anno fa ribadiva il suo doversi presentare presto davanti “al giudizio di Dio”. Ma è certo che una concezione nuova dell’Assoluto, del Numinoso, andrebbe incontro anche alla tesi di Albert Einstein e di larga parte della scienza contemporanea che da sempre rifiuta le “religioni del terrore”.

Ancora: Zambaldi evidenzia la concezione spinoziana dei profeti, come esseri umani saggi e capaci, profondamente retti, ma comunque sempre, appunto, esseri umani. Il che vale per Gesù di Nazareth, cui il pensatore seicentesco attribuisce un ruolo particolare, in qualche modo privilegiato (il che nel mondo ebraico dell’epoca rappresenta un’eccezione), per la sua insistenza sull’amore di Dio e del prossimo (dimensione verticale e orizzontale, per dirla con la teologia cristiana), ma di persona umana, il che corrisponde alla totale rivendicazione della libertà di pensiero e di espressione orale e scritta che, in una celebre lettera del 1665 a Heinrich Henry Oldenburg, teologo, filosofo e diplomatico tedesco attivo in Inghilterra e fondatore della Royal Society, rispetto ad ogni autorità umana. Il concetto spinoziano di Dio, inoltre, dove vale il famoso “Deus sive natura”, inteso come causa assoluta (come “natura naturans”) e come “natura naturata”, vale inoltre nel senso della “creatio continua” più che come avallo della “creatio ex nihilo”, come la troviamo nella Bibbia, derivante dal “soffio” (ruah) di Dio, dove chiaramente l’immagine-simbolo veniva presentata a semplici pastori, ignari del progresso scientifico.

Oggi, anche con questo nuovo libro di Don Zambaldi, che si aggiunge significativamente alla vastissima bibliografia su Spinoza, abbiamo un nuovo strumento per riabilitare il pensiero di autori come Pierre Teilhard de Chardin, grande paleontologo, geologo e antropologo oltre che teologo, a suo tempo sanzionato dal Vaticano e riabilitato solo dopo il Concilio Vaticano II. Ciò è stato opportunamente rilevato insieme, in sede di presentazione del libro, da Zambaldi e dal prof. Don Paolo-Paul Renner, direttore del Centro di studi teologici -Isituto di scienze religiose di Bolzano. Concezioni che peraltro si ritrovano anche nel fondatore della meccanica quantistica Werner Heisenberg e in genere negli sviluppi anche recentissimi della fisica quantistica.
 

                                    di Eugen Galasso

https://www.altoadigecultura.org/recensioniLibriNew.php?idT=123&argo=&mate=N

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