mercoledì, Maggio 1, 2024

Il Vangelo della nonviolenza (Mt 5, 21-26; 43-44) di don Paolo Zambaldi

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

“Sapete che si dice: “Ama i tuoi amici, odia i tuoi nemici”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano.” (Mt 5, 43-44)

Si è sempre considerato ovvio che si dovessero amare gli amici, i vicini, i parenti, i membri della propria comunità. I prossimi, i più vicini. Così altrettanto ovvio si è ritenuto accettabile se non giusto odiare i nemici , categoria che annovera chi ci ha recato offesa, chi ci odia a sua volta, ma anche chi non appartiene al nostro stesso gruppo sociale, etnico, politico, chi viene da oltre i nostri confini, chi è in qualche modo ritenuto lontano/diverso e perciò stesso pericoloso.

Non è nè logico, nè umano amare, accogliere un nemico o uno ritenuto tale. Sembra andare oltre ogni umana possibilità.

Può un povero amare il suo padrone sfruttatore? Può un padrone amare il suo servo rivoluzionario? Può un popolo in guerra amare chi lo sta distruggendo? Può un onesto cittadino amare un delinquente?….

Chi direbbe di sì?

“Ma io vi dico”… ecco ancora irrompere la novità della parola di Gesù, parola che travolge gli argini del buon senso, della sua stessa tradizione religiosa, delle resistenze della coscienza.

La radice della nonviolenza è qui. “Amate i vostri nemici”

Concretamente cio significa:

Ascoltate anche le loro ragioni;

Siate consapevoli che non siete sempre nel giusto;

Liberatevi dei vostri pregiudizi religiosi, morali, sociali, culturali;

Accettate la debolezza degli altri prendendo coscienza della vostra;

Sperate nel loro cambiamento;

Cercate un punto d’incontro per rendere possibile il perdono;

Non uccideteli in nessun caso!

“Sapete che è stato detto dai nostri padri. Non uccidere. Chi ucciderà un altro sarà portato davanti al giudice (…) Ma io vi dico anche se uno va in collera contro suo fratello sarà portato davanti al giudice.” (Mt 5, 21-26)

La collera è il combustibile della violenza. Non uccide ma acceca. É irrazionale e partigiana. Non permette di riconoscere la possibilità di riconciliazione.

Se stai portando la tua offerta all’altare di Dio e ti ricordi che tuo fratello (tutti siamo fratelli e sorelle!) ha qualcosa contro di te, lascia lì l’offerta davanti all’altare  e vai a fare pace con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. (Mt 5, 23-24)

Non possiamo metterci in sintonia con un Dio che è amore che pervade il mondo, il tutto in tutti, l’Uno dal quale veniamo e al quale ritorneremo, senza prima riconciliarci col nemico. O almeno cercare con caparbietà di farlo. E comunque metterci con umiltà davanti a lui, testimoni disarmati di un Dio che è per il mondo segno di contraddizione.

don Paolo Zambaldi

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