lunedì, Novembre 18, 2024

“Dio non fa. Egli fa sì che le cose si facciano” intervista a Carlo Molari

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Carlo Molari (Cesena, 25 luglio 1928 – Cesena, 19 febbraio 2022) è stato il più grande teologo italiano dei nostri giorni (…). Carlo Molari, aiutante di studio all’ex Sant’Uffizio e poi docente di dogmatica nell’Università Urbaniana, nel 1978 chiese la pensione dopo che la prefazione al Dizionario teologico (Borla 1972) e il libro “La fede e il suo linguaggio” (Cittadella, Assisi 1972) vennero accusati di sostenere posizioni non conformi alla dottrina. (…)

«Oggi non c’è più alcun dubbio sul fatto che sia più fedele all’esperienza cristiana il darwinismo che la negazione dell’evoluzione. Oggi retrogradi sono coloro che ritengono che Darwin sia eretico. ll tempo ha dato ragione a Teilhard de Chardin». (…)

Carlo Molari, quindi su Darwin aveva ragione lei?

«Negare l’evoluzione vuol dire non rendersi conto del cammino reale che i viventi stanno facendo sulla terra».

Dio è la fonte dell’evoluzione?

«L’evoluzione è possibile proprio perché Dio ne è la fonte, il principio. Ma se Dio è al principio significa che la sua perfezione non è ancora interamente espressa. Solo l’evoluzione può spiegare la complessità della realtà e il mistero di Dio».

La storia è allora necessaria per l’uomo ma anche per la teologia cioè per la riflessione dell’uomo su Dio?

«L’evoluzione richiede la storia. Gli antichi pensavano che in origine vi fosse un Adamo perfetto, ma non può essere. L’uomo deve diventare e diventa nella storia e così la percezione che noi abbiamo di Dio».

Carlo Molari, quindi il peccato originale è fantasia?

«Non esattamente. La dottrina tradizionale contiene una verità di fondo e cioè l’incidenza negativa di una generazione su quella successiva. La vita viene comunicata spesso con limiti e carenze. L’insufficienza della dottrina tradizionale consisteva nell’immaginare un inizio già perfetto e compiuto che sarebbe stato perduto, mentre era un traguardo da raggiungere. Tutto nella storia è in evoluzione. E, mi spiace, ma anche il pensiero della Chiesa è così. Nella Chiesa ancora oggi c’è chi pensa che l’ortodossia vada salvaguardata e che ogni sua evoluzione sia male. Ma il male è proprio avere questa visione delle cose».

Torniamo al 1978. Lei, Carlo Molari, venne giudicato eretico?

«Non proprio eretico, piuttosto non in sintonia con l’insegnamento tradizionale e sicuro».

Come reagì?

«Provai a difendermi. Chiesi a chi mi accusava di tentare nuove strade e di favorire cammini avventurosi nei paesi di missione: allora per evitare questo rischio dobbiamo sempre restare indietro di vent’anni? Mi risposero chiedendomi di lasciare l’insegnamento. Avevo riscattato gli anni delle due lauree e così, pur cinquantenne, decisi di farmi da parte e chiesi, come avevo diritto, la pensione».

Cosa non accettavano del suo pensiero?

«Insistevo sul fatto che i cambiamenti culturali richiedono un continuo adeguamento anche delle forme dottrinali. E che, sulla scia di Teilhard de Chardin, anche il pensiero che abbiamo di Dio non può che evolversi».

Chi è Dio per Carlo Molari?

«Di lui non sappiamo nulla di assoluto. Possiamo soltanto abbozzare qualcosa, ma sempre adeguando ciò che diciamo all’esperienza che compiamo, al fatto che evolviamo».

Non possiamo dire nulla di definitivo di Dio?

«Se sapessimo qualcosa di definitivo di Dio saremmo alla sua altezza, ma non lo siamo». […]

Teilhard De Chardin esaltava l’aspetto cosmico di Cristo, Gesù salvatore di tutti gli esseri viventi esistenti nel cosmo. Condivide?

«Questo aspetto è discutibile. Credo che Cristo sia salvezza dell’umanità, ma oggi non possiamo dire che l’umanità sia il centro del cosmo e quindi che Cristo abbia una funzione cosmica perché l’umanità è un piccolo frammento dell’universo. Non è escluso che vi siano altre forme di vita intelligenti e non credo che per loro Cristo sia la salvezza. Non siamo autorizzati ad affermarlo».

Delle altre religioni cosa pensa?

«Con ognuna dobbiamo dialogare per accogliere il loro dono e dare loro il nostro dono». (…)

Teme la morte?

«Non direi, temo di più la sofferenza della malattia che potrebbe portare alla morte. L’ideale sarebbe morire in un istante. In ogni caso cerco di essere preparato. Alla mia età spesso penso: e se morissi ora?»

Cosa avverrebbe?

«Non so rispondere. Ciò che accadrà nessuno lo può sapere con sicurezza».

Ma ci sarà qualcosa? 

«Io ho fiducia. É anche possibile che per alcuni vi sia una continuità mentre per altri no. In questo senso saremmo responsabili del nostro futuro. Saremo quindi ciò che abbiamo creduto di poter diventare». (…)

Perché però il male?

«Non può non esserci perché è la condizione per crescere, per evolvere. La creazione è possibile precisamente perché è divenire, il divenire implica l’imperfezione, passare dall’imperfezione al compimento. Se Dio crea non può evitare il male perché deve iniziare dal nulla, dall’imperfezione. Anche noi quando operiamo dobbiamo correre il rischio dell’imperfezione, la fatica di superare il male». (…)

Paolo Rodari intervista Carlo Molari

Parziale trascrizione da https://www.paolorodari.it/carlo-molari-teologo-intervista/

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1 commento

  1. Dal basso della mia preparazione oso esprimere il mio modesto pensiero. Prendendo spunto da San Paolo che esorta a non restare fermi per evitare il rischio di tornare indietro credo che l’ evoluzione sia alla base di qualsivoglia filosofia o dottrina o religione. Per cui credo fermamente che la necessità di progredire sia fondamentale.

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