giovedì, Marzo 28, 2024

Schlein e il decesso del Pd… (M. David)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Schlein si lancia all’avventura con la ‘temerarietà’ di chi ha già tutto e che non può perdere niente. Ha la sicurezza di chi è cresciuta nella confort zone di un famiglia borghese. Entra ed esce dal Pd come un’adolescente viziatella poco abituata ad ascoltare chi dice che ‘questa casa non è un albergo’.

La rampolla di famiglia prima fa la volontaria nella campagna per Obama, poi con la base giovanile del Pd partecipa alla protesta OccupyPD. I vecchi marpioni di partito la lasciano fare per un per un po’ e a lei le passa.

Le passa anche perché, visti i ‘meriti’ conseguiti sul campo fino a quel momento, si candida con il Pd alle europee, dove viene eletta. Poi molla il Pd e se ne va con Possibile di Civati perché Renzi fa politiche di destra. Ma si ricandida in una coalizione con il Pd alle regionali dell’Emilia-Romagna, fa la vice presidente, diventa la numero due di Bonaccini, renziano della prima ora che quelle politiche di destra le mette in atto.

Doveva essere la sua spina nel fianco ma non si è vista né sentita, nemmeno mentre il suo capo spingeva per le autonomie differenziate regionali. Tre anni di silenzio imbarazzante tra il sentito ringraziamento dei suoi elettori traditi e lo sguardo compiaciuto di chi ne ha tratto vantaggio.

Ora torna nel Pd e si candida alla segreteria, ma prima si è fatta eleggere deputata. Lancia la sua candidatura in un quartiere ai confini dell’inferno, dove però lei non mette piede. Ha con sè una compagnia che, pur amando champagne e caviale, scende tra le masse non disdegnando ragù e chianti.

Oggi li chiamano liberal-radical-progressisti per far dimenticare che il Pd della macelleria sociale è il loro partito, è quello che hanno finora sostento e votato. La candidata parla di diseguaglianze, clima e precarietà, ma gli ultimi della terra non vanno a sentirla, eppure sono ad un passo dal luogo dell’evento.

Qualcuno potrebbe osservare che ce l’ho con i borghesi, assolutamente no. Lenin, Engels e Marx erano borghesi ma mi sono simpatici. Tra loro c’è chi ha fatto una rivoluzione e chi ha scritto il Manifesto del Partito Comunista. 

Sì, il partito che Schlein non conosce perché “nata nell’85” e quindi non appartenente a quella storia per ragioni anagrafiche… parole sue per eludere una domanda sulla sua appartenenza ideologica.

No, non mi sono antipatici i borghesi, più semplicemente non mi piace chi fa carriera con questo tipo di risposte che trattano da imbecille chi le riceve.

Non mi piace Schlein per motivi meramente politici, non mi piace il ‘tutto chiacchiere e distintivo’ che classifica il suo vuoto agire politico, borghese o no ha poca importanza. L’unico merito della candidata alla segreteria Pd è quello di aver girato il mondo, fatto cose e visto gente… ovviamente quella giusta.

Più semplicemente non metterei mai le sorti della sinistra in Italia nelle mani di una che ha fatto i conti con il renzismo facendogli da vice. Si tratta solo di un altro tipo di unguento sociale che fa già da lubrificante alla macelleria che verrà.

Qualcuno dice che lei è la “risposta di sinistra a Meloni”. Purtroppo, anche se in un campo politico orribile ed opposto, Meloni le mani se l’è sporcate a differenza di Schlein, che invece può al massimo scrivere un manifesto dal titolo: “Borghesi di tutto il mondo unitevi, perché è a loro che parla e non agli ultimi della terra.

Bonaccini, Schlein… se questa è l’offerta, il Pd è davvero un partito deceduto.

Mauro David, contropiano.org, 6 Dicembre 2022

https://contropiano.org/interventi/2022/12/06/schlein-e-il-decesso-del-pd-0155108

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