In un momento così drammatico della nostra storia chiediamo che la ragionevolezza prevalga sulla follia delle armi e dunque che l’Italia esca immediatamente dal conflitto, sospendendo l’invio di armi verso l’Ucraina ed adoperandosi per un’azione mirata alla cessazione immediata dei combattimenti ed alla costruzione di un percorso di pacificazione.
2 dicembre 2022 – Comitato Pace e Disarmo
Le evoluzioni strategico-militari della guerra in Ucraina dimostrano come le popolazioni civili siano sempre le principali vittime dei conflitti, carne da macello utilizzata su entrambi i fronti per il conseguimento di un predominio territoriale con tutta evidenza impossibile, se non a costo di decine di migliaia di morti e il rischio di un conflitto nucleare planetario. Da un lato i bombardamenti russi sulle centrali elettriche ucraine stanno sfiancando la popolazione civile costringendola al gelo invernale, dall’altro le sanzioni europee sembrano colpire più la popolazione russa che quel flusso di danaro che grazie alla vendita di gas alimenta direttamente la macchina militare russa.
Gli stati europei hanno la colpa di aver fatto degenerare la grave crisi civile delle regioni russofone dell’Ucraina, lasciando che il suo Governo centrale, ricorrendo per il lavoro sporco a battaglioni paramilitari neonazisti, soffocasse con ogni mezzo le istanze autonomiste delle regioni del Donetsk e Luhansk. L’assenza di qualsiasi azione diplomatica europea è stata figlia sia delle necessità energivore legate all’acquisto di gas e petrolio russi, sia della sudditanza politica agli Stati Uniti, interessati all’Ucraina in quanto fonte di immense risorse agricole e minerarie, oltre che geograficamente adatta ad aumentare la pressione politica sulla Russia. A quest’ultima è stato dunque fornito un robusto alibi per l’inaccettabile aggressione militare sull’intero territorio ucraino, violandone apertamente la sovranità.
Il tentativo di ridefinizione del peso geopolitico delle potenze in conflitto, Stati Uniti e Russia, ha avvantaggiato solo il settore bellico internazionale e la speculazione finanziaria, figlia di un capitalismo ormai all’apice della sua degenerazione, sulle risorse energetiche, consolidando posizioni di dominio sulle popolazioni mondiali, anche a scapito dell’ambiente. La guerra in Ucraina si è rivelata un’opportunità irripetibile per rilanciare l’industria militare ed incrementare a dismisura le spese conseguenti. Come in ogni sorta di propaganda i media di entrambe le parti hanno spinto per una polarizzazione delle posizioni ovvero per una via propagandistica che anteponesse alla mediazione gli interessi esclusivi di una soluzione militare del conflitto.
L’Italia e l’Europa, anziché assumere il ruolo di mediatrici, hanno continuato ad allinearsi alle posizioni degli Stati Uniti, dunque: partecipazione alla guerra sostenendo militarmente l’Ucraina; corsa al riarmo e anche all’allargamento della NATO, con conseguenze inaccettabili, tra l’altro, per il popolo curdo; creazione di un’accoglienza differenziata dei profughi, degenerata nella immonda sceneggiata contro le ONG e i migranti africani, che, oltre ad essere cinica, non può che acuire e allargare contrasto sociale e risentimenti.
Come Italia oggi ci troviamo dunque coinvolti in una guerra combattuta “per procura” e tale coinvolgimento è sfacciato, non avendo seguito alcun iter approvativo parlamentare, nonostante la contrarietà di almeno la metà della popolazione italiana che a causa di questo conflitto patisce l’aumento incontrollato del costo della vita, a danno diretto delle fasce più deboli. Inoltre l’aumento vergognoso degli investimenti dell’Italia in spese militari sta sottraendo risorse necessarie per istruzione, sanità e risanamento ambientale ed un qualunque incidente militare, come quello recente in Polonia, ci vedrebbe totalmente coinvolti, quali membri NATO, in azioni militari d’attacco. I nostri territori sono oltretutto usati come basi di transito e di comando di forze militari coinvolte nella guerra, trasformando l’Italia in un obiettivo sensibile da attaccare in caso di allargamento geografico del conflitto.
In un momento così drammatico della nostra storia, con un pericolo nucleare incombente, chiediamo che la ragionevolezza prevalga sulla follia delle armi e dunque che l’Italia esca immediatamente dal conflitto, sospendendo l’invio di armi verso l’Ucraina ed adoperandosi per un’azione mirata alla cessazione immediata dei combattimenti ed alla costruzione di un percorso di pacificazione.
L’Italia faccia oltretutto una profonda riflessione che porti alla sua uscita dalla NATO e siano finalmente desecretati e messi in discussione tutti gli accordi che consentono la presenza di basi militari statunitensi in Italia, anche nucleari, e l’uso dei nostri porti come luogo di attracco di natanti a tecnologia nucleare.
Siamo contro le guerre e per l’autodeterminazione dei popoli. È giunto il momento che tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questo pianeta si uniscano per una grande campagna internazionale contro la guerra e a favore della smilitarizzazione.
Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio – Campania