“Ecco, mio Dio, è di nuovo Avvento.
Ancora una volta noi preghiamo le preghiere della nostalgia e dell’attesa,
i canti della speranza e della promessa.
E ancora una volta ogni miseria, ogni nostalgia
e ogni nostra attesa di credenti
si concentra ancora nell’invocazione: “Vieni!”.
Strana preghiera perché tu sei già venuto
hai piantato fra noi la tua tenda,
hai condiviso la nostra vita con le sue piccole gioie,
la sua lunga monotonia e la fine amara.
A che ti potevamo più invitare con il nostro “vieni”?
E tuttavia noi preghiamo ancora: “Vieni!”.
E tuttavia questa preghiera ci sale dal cuore,
come un tempo ai patriarchi, re e veggenti,
che videro solo da lungi il tuo giorno e lo benedissero.
So che, in verità, tu sei già venuto.
So il tuo nome: ti chiami Gesù, e sei figlio di Maria.
So in quale luogo e in quale tempo posso trovarti.
So cosa hai fatto: hai assunto una vita umana
E ne hai fatto la tua vita.
E proprio questa natura umana tu l’hai assunta
Non per trasfigurarla e divinizzarla,
ma per lasciarla scorrere, come la nostra, su questa terra.
Con tutto ciò, a Natale, ti diciamo ancora: “Vieni!”.
E siamo certi che verrai, ma non è un “venire nuovo”,
poiché in quella natura umana, Che per l’eternità
hai assunto come tua, non ci hai lasciati mai.
Infatti se tu sei Dio e uomo, uomo e Dio per sempre,
allora quella incessante invocazione: “Vieni!”,
è per esprimere la sempre più gioiosa certezza
che tu sei realmente venuto nel cuore di ogni uomo,
ma noi non abbiamo saputo accoglierti,
perché non siamo ancora venuti a te!
Allora vieni, Signore Gesù, non stancarti mai di venire!”
(Karl Rahner SJ)