lunedì, Novembre 18, 2024

Credere, obbedire e fare più figli: pronti al ‘piano imponente’ che farà crescere il Pil? (Marco Cappato)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Tutte le Nazioni e tutti gli imperi hanno sentito il morso della loro decadenza, quando hanno visto diminuire il numero delle nascite
(B. Mussolini, Discorso dell’Ascensione, 26 maggio 1927)

Otto miliardi. Da questa settimana noi umani scorrazzanti per il pianeta siamo diventati 8 miliardi. L’esplosione della popolazione mondiale è ormai rallentata, ma faremo in tempo a superare i 10 miliardi. E’ questo il principale fattore che ha determinato la crescita esponenziale delle emissioni di gas a effetto serra e di ogni altro deterioramento degli ecosistemi, ma i leader politici e religiosi evitano accuratamente di parlarne, anche alle varie Cop27 sul clima e conferenze sulla biodiversità.

In Italia, la crescita della popolazione si è fermata, non prima di aver contribuito al saccheggio delle risorse naturali, alle periferie degradate e alle code in tangenziale. Oggi però la nostra società invecchia, un po’ perché aumenta la durata media della vita e un po’ perché si fanno meno figli. Potrebbe essere una buona occasione per riflettere sul rapporto tra quantità e qualità, nell’economia nazionale e nella nostra vita di tutti i giorni. Meno gente significa meno Pil e meno potenza. Ci dovremmo chiedere se significhi anche minore qualità della vita, e se ancora la decadenza o la potenza di un popolo siano determinate dalla quantità delle persone che lo compongono e non dalla qualità della loro conoscenza, saggezza, cultura, anche in rapporto all’ambiente.

E invece:

“Non c’è più tempo, bisogna fare in fretta. Perché l’inverno demografico sta già facendo sentire tutto il suo freddo e l’orizzonte che si rischia di avere davanti – se non si inverte la rotta – è il crollo del Pil, del welfare, del sistema sanitario gratuito così come lo conosciamo oggi. Insomma del futuro dell’Italia” (Avvenire, 13 novembre 2022, cronaca dal Forum per le famiglie).

Sarebbe stupido confondere la condizione del continente africano (responsabile della quasi totalità della crescita demografica globale dei prossimi decenni) con quella italiana o di altri Paesi che sono già entrati nel declino demografico. Una connessione oggettiva tra le due situazioni è rappresentata dall’immigrazione, che sarebbe una risorsa importante per le aree che si spopolano, in particolare di giovani. Chi lo dice viene però accusato di essere un razzista che punta alla sostituzione etnica, mentre gli “antirazzisti” sarebbero quelli che vogliono lasciare i migranti liberi di affogare nel mare di Sicilia.

Migrazioni a parte, c’è un principio fondamentale che aiuterebbe a governare sia la crescita demografica africana che il declino italiano: quello della libertà e responsabilità individuale.

Di fronte a 121 milioni di gravidanze indesiderate ogni anno nel mondo (fonte UNPFA), libertà significa diritti delle donne, istruzione, informazione sessuale, contraccezione, salute riproduttiva. Di fronte a famiglie che rinunciano a concepire un figlio a causa dell’incertezza economica, libertà significa servizi pubblici di sostegno alla famiglia e ai minori, riduzione delle discriminazioni contro le donne lavoratrici, riequilibrio generazionale di un welfare che penalizza i giovani, fermi restando i diritti delle donne di cui sopra.

I modelli che certamente non vanno seguiti sono invece quelli dove l’interesse collettivo prevale sulla libertà individuale, sia per spingere a fare più figli, come con la tassa mussoliniana contro gli scapoli, che per impedire di farne, come nella Cina del “figlio unico” imposto con la violenza di Stato. Marco Pannella, auspicando una riduzione della popolazione mondiale a un paio di miliardi, parlava infatti di “rientro dolce”, dice il termine dove il termine “dolce” indicava l’esclusione di ogni coercizione.

“Per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel Pil demografico di cui abbiamo bisogno, serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società”. (Giorgia Meloni, Camera dei deputati, 25 ottobre 2022)

Aspettiamo dunque di vedere in cosa consisterà il “piano imponente”. Evocare un legame tra “Pil” e “bellezza della genitorialità” non promette bene.

Tanti auguri a tutti noi 8 miliardi.

Marco Cappato, Il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/11/20/credere-obbedire-e-fare-piu-figli-pronti-al-piano-imponente-che-fara-crescere-il-pil/6878967/

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