Da “Dei sepolcri”
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente dei suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi
celeste dote è negli umani, e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar dei nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome.
E di fiori adorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità di affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo le esequie, errar vede il suo spirto
(…) o ricovrarsi sotto le grandi ali
del perdono d’iddio; ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi
nè passeggier solingo oda il sospiro,
che dal tumulo a noi manda Natura.
(Ugo Foscolo)