mercoledì, Dicembre 25, 2024

Ascoltate! (V. Majakovskij)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ascoltate!
Se accendono le stelle,

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange.
Gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
“Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Sì!?”
Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?

Vladimir Majakovskij

VLADIMIR MAJAKOVSKIJ

Nasce a Bagdady, un villaggio della Georgia il 7 luglio 1894.Nel 1902 frequenta il ginnasio a Kutaisi. Ed è qui che comincia a partecipare con entusiasmo alle manifestazioni e ai comizi rivoluzionari. Nel 1906 alla morte del padre si trasferisce a Mosca. E’ un periodo di assoluta povertà e anche il poeta è costretto a lavorare. Ma allo stesso tempo legge  Marx e Lenin. Nel 1908 aderisce all’ala bolscevica del Partito socialdemocratico. Viene espulso da liceo e arrestato perché sorpreso in una tipografia clandestina. Nel 1911 si iscrive all’istituto di pittura, scultura e architettura, dove incontra David Burljuk che lo incoraggia a dedicarsi alla poesia. Nel 1913 firma insieme ad altri il manifesto del cubofuturismo. Allo scoppio della prima guerra mondiale vuole arruolarsi come volontari ma viene respinto a causa delle sue attività sovversive. Diventa a questo punto antimilitarista. Saluta con entusiasmo la rivoluzione d’ottobre. Aderisce all’appello di”avvicinare le grandi masse all’arte in tutti i suoi aspetti” e recita i suoi versi al Caffè dei poeti e la museo politecnico di Mosca e in molti altri luoghi. Il poeta gira per le strade della capitale col cilindro in testa e una blusa di fustagno a righe gialle e nere. La sua popolarità diventa inarrestabile. Negli anni seguenti pubblica molte raccolte di poesia e opere teatrali. Compie viaggi nelle principali capitali europee, e si reca pure negli stati uniti. Nel febbraio del 1930, dopo che la sua mostra che riassume 20 anni di lavoro vien fischiata, si toglie la vita con un colpo di pistola.

Nel biglietto d’addio si leggono questi versi: ”Come si dice/l’incidente è chiuso./La vita ed io/siamo pari/.Non vale la pena di citare/le offese/i dolori/i torti  reciproci”. Siate felici.

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