venerdì, Aprile 26, 2024

“Lazzari ed Epuloni”, XXVI T.O., anno C (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Anno C, Am 6,1.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Lc 16,19-31

“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16, 13)

Con queste parole, dirette e molto chiare, si chiudeva il brano evangelico che abbiamo letto domenica scorsa (XXV T.O., anno C). 

Parole che dovrebbero, se solo le ascoltassimo con onestà, scuoterci dai nostri silenzi colpevoli e dalle nostre scelte/azioni inique…

Parole che dovrebbero “bruciare” nella nostra mente e nel nostro animo, toglierci il sonno, spingerci ad una riflessione seria e sincera sulla nostra “ricchezza”, tanto a livello personale, quanto a livello sociale/globale…

Parole che, per me, non possono essere addolcite e tanto meno ignorate…

Il brano di Luca che ci raccontava di questo amministratore “scaltro” dovrebbe averci motivato a prendere coscienza del fatto che la fede non ci invita, ma ci obbliga ad eliminare nel modo più efficace possibile i meccanismi che generano ed alimentano un’ingiusta ed oscena distribuzione dei beni per cui i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.

Tutto questo si è reso più evidente, anzi direi “incarnato”, dalla presenza in mezzo a noi di don Pierluigi Sartorel. (https://donpaolo.it/2022/09/amazzonia-e-tutti-noi-intervista-a-pe-luis-sartorel-don-paolo-zambaldi/). Don Gigi, come è conosciuto tra i suoi amici, ci ha raccontato delle profonde diseguaglianze che sono andate crescendo nella società brasiliana (a causa dell’imperialismo economico “made in U.S.A.”, al governo Bolsonaro e alla pandemia), del cambiamento climatico e della sistematica distruzione della foresta amazzonica, dell’instabilità politica e delle guerre dei cartelli della droga che mietono vittime soprattutto tra i giovani dei quartieri più poveri…

Questa domenica Gesù torna a provocarci su questo tema con la parabola che vede contrapposte due figure paradigmatiche: Lazzaro povero e sofferente ed Epulone ricco e gaudente.

Il Vangelo odierno dipinge questo grande “affresco”, ci dà una un’immagine suggestiva/significativa, una sorta di archetipo, un “modello” per leggere e valutare tutte le situazioni (in ogni tempo e in ogni luogo!) di squilibrio violento ed ingiusto tra ricchi e poveri. Infatti ci ritroviamo davanti ad una scena tristemente famigliare: da una parte il ricco incurante, festaiolo, egoista e dall’altra un povero accattone che invano lo implora per avere un po’ di pane, anche solo gli scarti, per sopravvivere…

Spesso tutti noi cadiamo nel pericoloso errore di leggere questa parabola in senso “moralistico” ed individualistico. Questa lettura può facilmente portarci a considerazioni ovvie, banali, di tutto comodo ed auto-assolutorie!

Molti si chiederanno in che senso? Cosa voglio dire?

Ad esempio si potrebbe dedurre che i ricchi devono solo “moderarsi” nella loro vorace rapina, nella brama di potere, nell’affamare popoli interi… Magari facendo qualche concessione e tirando il proverbiale “osso”… Così nascono le tante operazioni di “cosmesi” per far digerire ai poveri logiche e sistemi profondamente ingiusti, creando solo un’apparente confusione tra chi è lo sfruttatore e chi lo sfruttato. Così nascono idee come il “capitalismo dal volto umano”, le logiche che trasformano i diritti in atti di carità di chi ha troppo potere e denaro. È quella vocina che sussurra: “Ruba, sfrutta, umilia pure… ma mostrati clemente! Fai delle donazioni, istituisci fondazioni, concedi le briciole… Non per il bene di tutti o per la giustizia ma per dormire meglio tu!”. E soprattutto per evitare la giusta collera dei poveri!

Ad esempio si potrebbe usare questo testo (come tristemente è stato fatto…) per ammansire gli ultimi mentre gli si schiaccia facendo intuire loro che, seppur esclusi dal “banchetto terreno”, saranno premiati al “banchetto celeste” piegando il Vangelo, Gesù di Nazareth e perfino Dio ai propri scopi. Tutto questo trasformando il cristianesimo nel tanto citato “oppio dei popoli”!

Ma tutti questi tentativi di smussare, di addomesticare, di indirizzare la Parola non tengano conto del significato profetico del racconto di Luca!

Spesso mi sono interrogato (…e lo faccio tuttora!) sul significato e sulla portata della profezia biblica. 

Con il tempo qualche risposta me la sono data. “Profezia” non è qualcosa che mira a smuovere sentimenti come la pietà, la condanna o l’indignazione per quanto naturali… Essa mira a qualcosa di ben più alto e profondo: punta a provocare una radicale presa di responsabilità! In questa prospettiva profetica i racconti biblico/evangelici hanno lo scopo di motivarci ad esprimere un giudizio sulla malvagità del mondo, ma anche un impegno attivo contro questa malvagità!

E noi come cristiani cosa possiamo dire e fare di fronte a questa contrapposizione, ormai globale, tra i pochi Epuloni e i tanti Lazzari?

Per noi, dopo il giudizio definitivo di condanna di Dio “(…) tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” , non ci può essere una semplice indignazione momentanea! Un atteggiamento che oggi, in un tempo dominato dai social media e dalla loro logica va di moda, ma che non ha memoria e non ha soprattutto conseguenze…

Le parole del Vangelo dovranno spingerci a lottare per creare un mondo nuovo, un sistema radicalmente diverso per la società del futuro!

Ecco alcuni punti importanti e, secondo me, “non negoziabili”:

1-LA TERRA È, EDEVE RIMANERE, UN BENE COMUNE DELL’UMANITÀ

L’abuso costante che viene fatto del nostro pianeta che mette in moto, o accelera, la distruzione degli ecosistemi deve cessare! Sono gli Epuloni dei nostri giorni che sfruttano la nostra casa comune con l’unico scopo di trarne profitto e spingere noi a consumare sempre di più. Un modello di sviluppo folle e criminale che per funzionare deve escludere sempre più Lazzari dalla tavola. Così per appropriarsi di risorse energetiche, di minerali rari, di terra da coltivare o da usare per allevamenti intensivi, di fonti di acqua, nascono conflitti sanguinosi e guerre… combattute dai poveri per il denaro dei ricchi! Così per convincere i tanti Lazzari a morire per interessi economici non loro, si inventano “patrie”, “bandiere”, “orgogli nazionali”… perfino parole bellissime ed importanti come “libertà” e “democrazia” vengono usate ed abusate per giustificare un sistema politico/economico profondamente ingiusto!

2-UNA POLITICA AUTONOMA E REALISTICA CHE TENGA CONTO DEGLI INTERESSI DELL’INTERO GENERE UMANO (… e non solo quelle di chi vive in occidente!)

Una politica che tenga conto degli interessi di tutti ma soprattutto che si faccia carico degli ultimi e degli esclusi, sia qui da noi come in tutto il globo. 

Una politica che realizzi che la “decrescita” è l’unica strada da percorrere se vogliamo garantire un futuro alle nuove generazioni. Un processo che sia, se non “felice”, almeno “controllato e guidato”… a meno di non voler pagare prezzi altissimi, compresa l’estinzione del genere umano!

Una politica che dovrà fare appello a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà e soprattutto a noi che crediamo nel Vangelo che condensa il messaggio di Gesù di Nazareth e che su questi temi è molto chiaro (come abbiamo visto!).

3-L’IMPEGNO AL CAMBIAMENTO DEVE PARTIRE SEMPRE DA UNA “RIVOLUZIONE/CONVERSIONE” PERSONALE

I cambiamenti imposti con le armi e la violenza hanno vita breve perché vengono dall’esterno e “impongono” cose all’uomo, a differenza di Gesù che ha sempre proposto e praticato la nonviolenza.

Oggi siamo chiamati a cambiare radicalmente il nostro stile/progetto di vita: il consumo e il possedere beni non possono più essere il nostro obbiettivo. Essi devono essere sostituiti da un vero e libero umanesimo che metta tutta l’umanità al centro che potrà portare gioia e benessere per tutti solo nella condivisione delle tante risorse che questo nostro pianeta ha da offrirci. 

Siamo chiamati a cambiare la nostra scala di valori perché nessuno sia più costretto a rovistare nelle immondizie per sopravvivere mentre altri gioiscono nel lusso più sfrenato. Se ci pensiamo bene questa modifica corrisponde al messaggio evangelico, in cui i beni non vengono disprezzati ma indicati come “mezzi” e non come “fini”! In sintesi sono strumenti di scambio e di comunione che dovrebbero essere utili al benessere di tutta la famiglia umana.

4-L’OBBLIGO, PER CAMBIARE VERAMENTE, DI ESAMINARE LE NOSTRE RESPONSABILITÀ STORICHE

Infatti da tutto quello che abbiamo detto ci costringe, come singoli e come società, a prendere coscienza del fatto che troppo spesso noi stiamo dalla parte degli Epuloni e del loro mondo. Dobbiamo ammettere che il nostro mondo cristiano (occidentale, coloniale, liberista) è stato, ed è ancora, la massima espressione del ricco Epulone!

E cosa abbiamo fatto ai tanti Lazzari di questo mondo? Abbiamo sfruttato, rapinato ed affamato gran parte del pianeta per poterci permettere uno stile di vita profondamente ingiusto… 

…e, ancora peggio, abbiamo inquinato anche l’animo questi popoli (cristiani o meno) con le nostre menzogne e con la nostra brama di ricchezza! Salvo poi indignarci e reagire violentemente quando questi vogliono essere come noi, sfruttatori ed ingiusti, e non accettano più di essere esclusi dal banchetto!

Perciò il giudizio di Dio è contro di noi!

E la collera dei Lazzari di questo mondo ci travolgerà!

don Paolo Zambaldi

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