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Cacao amaro: lo sfruttamento minorile nella produzione di cioccolato (Katrin Gänsler)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Cacao più dolce senza sfruttamento minorile? Per Inkota – Netzwerk, associazione senza fine di lucro, fondata nel 1971, sembra improbabile. In Germania, i consumatori e consumatrici devono partire dal presupposto che è altamente probabile che il loro cioccolato sia realizzato attraverso lo sfruttamento minorile, ha sottolineato Inkota martedì facendo riferimento a un nuovo studio del National Opinion Research Center (NORC) dell’università di Chicago.

Il documento è lungo 300 pagine e, in base ad una ricerca sul campo condotta nel 2018/2019, conclude che solo in Costa d’Avorio e Ghana – che da soli costituiscono circa il 70% della produzione di cacao dell’Africa occidentale – vengono sfruttati all’incirca 1,56 milioni di ragazzini tra i 5 e i 17 anni. Di conseguenza quasi tutti sono esposti ad almeno un’attività pericolosa come: il lavoro notturno, il trasporto di carichi pesanti e l’utilizzo di prodotti chimici. Proprio quest’ultima attività diventa sempre più pericolosa. Generalmente, alla coltivazione di cacao, deve partecipare quasi un bambino su due della stessa famiglia.

Da anni, i produttori di cioccolato come la Nestlé sottolineano quanto “lo sfruttamento minorile sia semplicemente inaccettabile”. La Unilever, azienda produttrice di beni di consumo, scrive sul suo sito web che vuole seguire la catena di fornitura al 100%. L’impresa Mars Wrigley commenta lo studio come segue: “lo sfruttamento minorile non ha spazio nella catena di fornitura del cacao, perciò Mars Wrigley, nell’ambito della sua strategia ‘cacao di generazione in generazione‘, ha messo a disposizione un miliardo di dollari per riparare una catena di fornitura difettosa”.

Affermazioni su come migliorare le condizioni e, soprattutto, combattere efficientemente lo sfruttamento minorile, circolano da anni. Si sono formate diverse etichette di qualità che garantiscono il cioccolato prodotto in modo equo. Ma non è cambiato nulla, come risulta anche nello studio: tra il 2013/2014 e l’analisi attuale la situazione non è migliorata. Al contrario: la produzione di cacao è aumentata del 62% tra il 2008/2009 e il 2018/2019, e – parallelamente – cresce anche la richiesta di manodopera.

25 ottobre 2020, Katrin Gänsler

Tradotto da Martina Di Carlo per PeaceLink

https://www.peacelink.it/sociale/a/48101.html

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