Il Natale che celebriamo è quello di Cristo?
State bene attenti che i vostri occhi non si appesantiscano in dissipazioni… (Lc 21, 34)… e proprio a Natale!
Perché non c’è festa tanto manomessa, profanata, svilita quanto il Natale che è la prima delle feste cristiane. E’ la festa del dono per eccellenza, cioè di un Dio che si fa dono agli uomini perché gli uomini assomiglino sempre più a Lui.
É perciò festa anche dell’uomo perché lo esalta, lo trasfigura.
Invece è diventata l’occasione del consumismo più sfrenato, della venalità, dello spreco che offende la dignità dell’uomo e avvilisce ancor più quei 2/3 dell’umanità che vive nella povertà anche estrema.
Tutto è ridotto a mercato anche i simboli sacri della festa; anzi è di essi che il commercio si serve per sedurre e incrementare gli incassi. In un Natale così commercializzato Cristo è diventato una cosa innocua, che non fa male e non disturba nessuno. Un Cristo appena ornamentale, spesso anche nei poveri presepi delle nostre case cristiane. Non è un segno che ti inviti a pensare oltre, un segno che dica che attendiamo ancora, un segno di fede insomma.
In questi tempi noi viviamo pieni di paure, nell’insicurezza e nel sospetto. A Natale vorremmo che il Signore ci facesse finalmente il dono della pace. Ma ci chiediamo con quali sentimenti quei due terzi dell’umanità povera o poverissima, guarda a questa cosiddetta civiltà del benessere, che consuma l’80% delle risorse di tutto il pianeta, accentuando lo spreco proprio nelle feste natalizie? Guarda con occhi rabbiosi e invidiosi a noi, figli di questo sistema che celebriamo con orgoglio ed esaltiamo come il migliore tra tutti i sistemi e che perciò cerchiamo di espanderlo, anche con la forza, nel resto del mondo.
Allora non è ipocrisia meravigliarsi se, alla fine, esplode la collera dei poveri, in tante, troppe parti del mondo, una collera preannunciata da tempo da voci profetiche anche molto autorevoli e mai ascoltate?
Scrive padre David Maria Turoldo: “Non si può festeggiare il Natale e offendere cose e persone in questo modo: qui è una follia e un degrado generale. Qui per uscirne c’è solo una speranza: cessare di essere “clienti” di questo enorme mercato. Salvarsi dalla rapina, da questa appropriazione indebita del Natale e restituire il dono alla sua dignità, il Natale alla sua verità.”
Il Natale va accolto in silenzio.