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Ha ancora senso celebrare la giornata del coming out? (Raffaele Crispo)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ogni anno l’11 ottobre si celebra la giornata nazionale del coming out; tutte le associazioni e i movimenti LGBT, da diversi anni si mobilitano per sottolineare l’importanza di questa giornata e spingono affinché ci sia sempre più uno svelamento della propria identità.

Questa giornata e’ un evento annuale importante non solo per far festa, ma soprattutto e’ un occasione per il mondo LGBT per mostrare il proprio attivismo ed influenzare con dibattiti e manifestazioni di caratura nazionale l’opinione pubblica.

Da diversi anni ci si pone la domanda se è ancora necessario celebrare il coming out, considerando che la società nell’ultimo decennio sembra essersi notevolmente aperta nei confronti degli omosessuali, facilitando così il passaggio, una volta obbligato, di dover rivelare agli altri il proprio orientamento sessuale .

Sempre più persone omosessuali ritengono che non sia necessario dichiarare ai propri cari e ai propri amici, il proprio orientamento, visto che ora l’omosessualità e’ sempre più considerata come qualcosa di naturale, e pertanto, al pari dell’eterosessualità non deve essere necessariamente dichiarata al prossimo.

Ma, le maggiori associazioni LGBT impegnate sul territorio nazionale, ritengono utile riflettere per una giornata, ogni anno, su un tema ancora così delicato.

In effetti si ritiene che la ” visibilità ” dell’omosessuale sia fondamentale per migliorare le condizioni di vita di tutti. Il coming out non può essere imposto agli altri, ma dovrebbe far parte del cammino di tutti, della crescita che ogni omosessuale deve vivere ed affrontare. Pertanto, il coming out deve essere una ” scelta” libera, serena, matura e maturata.

Alla base di tale atto c’è solitamente una profonda autostima, ma tale gesto e’ talvolta dettato dalla necessità o peggio ancora dalla disperazione.

Ogni gay o lesbica che fa coming out non solo migliorare la propria condizione di vita, ma fa un dono prezioso anche agli altri perché rende le relazioni, tra omosessuali e non, più limpide e trasparenti. L’omosessuale che si svela crea con gli altri rapporti veri, sinceri ed autentici.

Solitamente il coming out ha l’ azione deflagrante in tutti gli ambienti in cui l’omosessuale vive o lavora, perché il rivelarsi agli altri lo aiuta a far crollare anche i pregiudizi che si hanno verso le persone del mondo LGBT.

Solitamente, il famigliare , l’amico, il collega, il vicino di casa e tutti coloro che ricevono il ” dono” dello svelamento di un proprio caro reagiscono, nel tempo, positivamente a tale dichiarazione confermando o accrescendo la stima e l’affetto nei confronti della persona che si è dichiarata.

La maggior parte degli omosessuali, ritengono che il nascondersi sia umiliante, che offende la propria dignità e per tal motivo sono sempre ben accetti i coming out di personaggi famose, persone che godono della simpatia di una larga parte della società e che avendo molto seguito, riescono più di altri ad influenzare l’opinione pubblica.

Infatti da quando personaggi del mondo dello spettacolo hanno dichiarato apertamente il proprio orientamento sessuale anche la società ha cominciato ad accettare con maggior favore l’omosessualità. Negli ultimi anni si dibatte molto sulla forte resistenza e sulla stupida reticenza del mondo sportivo dove l’omosessualità è ancora un tabù.

Se e’ vero che il coming out e’ il frutto di un processo lungo e meditato e’ pur vero che giornate di festa, come quella del 11 ottobre costituiscono un accelerazione di tale processo, in quanto le persone non ancora dichiarate non si sentono più sole, ma attraverso la condivisione e il racconto di altre storie e di altre esperienze trovano il coraggio e la forza per compiere un passo che certamente non e’ facile.

Prima ancora di dichiararsi alla società, l’omosessuale fa un coming out interiore, cioè si rende conto di avere desideri sessuali e sentimenti verso persone dello stesso sesso e ciò è già una grossa fonte di stress. Non esiste un’età giusta per il coming out, ma ognuno può farlo solo quando si sente pronto. Forse per uscire allo scoperto, prima di parlarne con un famigliare e’ preferibile dirlo ai coetanei e trovare il momento e il posto giusto per parlarne.

L’importante è esprimersi con parole chiare e semplici mostrando sicurezza e serenità e ” ascoltando” con attenzione le reazioni altrui.

Bisogna prepararsi anche ad eventuali reazioni negative e tenere presente che alcune persone possano saperlo già prima ancora della nostra difficile rivelazione .

In conclusione bisogna riconoscere che per i giovani di oggi il coming out è molto più facile perché la società ha fatto grossi passi in avanti, nel cammino verso una completa uguaglianza e verso una libertà più consapevole e fondata su diritti sempre più forti .

11 OTTOBRE 2021

Riflessioni inviate a Progetto Gionata da Raffaele Crispo

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