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sabato, Ottobre 5, 2024

Viaggio tra quei gruppi che nel nome di Cristo vogliono guarire gli omosessuali

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Intervista di Julie Rambal ai giornalisti Jean-Loup Adénor e Timothée de Rauglaudre pubblicata sul sito Le Temps (Svizzera) l’8 ottobre 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro

Sono comunità un poco nascoste, che si sviluppano ed agiscono talvolta con la benedizione delle autorità religiose e professano una teoria pericolosa, quella delle “terapie riparative” che dovrebbero aiutare a sbarazzarsi dell’omosessualità. Per dimostrare che tali pratiche sono ben radicate in Francia, Jean-Loup Adénor e Timothée de Rauglaudre si sono immersi per due anni all’interno della frangia più reazionaria dei credenti [cristiani], il “movimento ex gay”, che stigmatizza l’omosessualità al limite delle leggi.

Si pensava che questo genere di psicoterapie non esistessero in Francia, dove il matrimonio omosessuale è stato legalizzato nel 2015. Voi invece dimostrate il contrario…

Jean-Loup Adénor: Ci siamo interessati soprattutto ai due principali gruppi che hanno sede in Francia: l’associazione evangelica [conservatrice] Torrents de vie (Torrenti di vita) e Courage, un’associazione cattolica [presente anche in Italia, n.d.t.] creata nel 2015, proprio all’indomani della legalizzazione del matrimonio omosessuale. Esistono comunque altri gruppi, e anche singoli psicologi che propongono percorsi individuali, i quali sono ancora più difficili da individuare perché agiscono dietro il segreto professionale.

Nel vostro libro leggiamo come le figure importanti del movimento ex gay francese vengano dalla Svizzera.

Timothée de Rauglaudre: La maggior parte, è vero, viene dalla Svizzera, sia tra gli evangelici che tra i cattolici, a cominciare da Werner Loertscher, fondatore di Torrents de vie. Ci siamo infiltrati anche in un altro gruppo simile, Oser en parler (Osare parlarne), creato da un pastore franco-svizzero. Ci siamo imbattuti anche in un sacerdote cattolico svizzero.

Come spiegate questo fatto?

Jean-Loup Adénor: Questi movimenti sono in pieno rigoglio in Francia, ma si radicano in correnti nate altrove. Quando ero infiltrato in Torrents de vie, una persona mi ha detto più volte che avrei dovuto staccarmi dal pensiero cartesiano francese.

Timothée de Rauglaudre: Io penso che la Svizzera sia un terreno più fertile per gli evangelici, oltre che per la libertà religiosa. Torrents de vie è ben radicata nella Svizzera francese e tedesca, e abbiamo incontrato molte vittime svizzere traumatizzate dal loro percorso in tali gruppi, e che poi hanno creato, o si sono unite, a gruppi cristiani cosiddetti inclusivi.

Esistono gruppi cristiani inclusivi?

Jean-Loup Adénor: Il mondo cristiano oggi è tutto attraversato dalla riflessione sull’omosessualità, con due correnti: i cristiani inclusivi, che vogliono dimostrare alle persone omosessuali che c’è un posto per loro, e i cristiani che continuano a pensare che gli atti omosessuali siano intrinsecamente disordinati. Oggi la maggioranza dei cristiani tende verso l’inclusione, ma la corrente conservatrice, pur essendo minoritaria, è anche la più rumorosa…

[Nel libro] ricordate che, lungo la loro storia, le persone omosessuali hanno subìto roghi, torture, castrazioni, elettroshock… Quali sono invece le “terapie” contemporanee proposte da tali gruppi?

Jean-Loup Adénor: Courage propone dei gruppi di condivisione che si rifanno al modello degli Alcolisti Anonimi, ed esige l’astinenza sessuale. Tutti si siedono in cerchio, e un uomo può dire, per esempio, “Sono ricaduto nelle mie debolezze, ho ascoltato il demone…”, al che il prete responsabile recita una preghiera a lui dedicata. Torrents de vie chiede di tornare all’eterosessualità, nel nome del principio secondo il quale la creazione di Dio è eterosessuale… Ai partecipanti si dice “Risolvi i tuoi problemi con tuo padre, con tua madre, chiedi perdono al Signore, attendi la guarigione da parte di Gesù e diventerai eterosessuale”

Questi gruppi fanno anche uso di teorie psicologiche inquietanti.

Timothée de Rauglaudre: La caratteristica comune a questi gruppi e individui è che considerano l’omosessualità una devianza spirituale, ma non si accontentano della dottrina religiosa e sconfinano in maniera errata nella psicanalisi, quando lo stesso Freud diceva che è impossibile e non auspicabile guarire dall’omosessualità.

Jean-Loup Adénor: Nelle sedute di Torrents de vie c’è un momento in cui si sfogano tutti i luoghi comuni sulla mancanza del padre, sul ruolo della madre, sul bisogno di avere una relazione d’amicizia virile… Poi ci sono lunghi pistolotti sul genere e le qualità intrinsecamente maschili e femminili: l’omosessualità infatti viene concepita coma una mancanza di mascolinità dovuta a traumi famigliari o abusi sessuali.

Hanno anche creato vari tipi di omosessualità!

Timothée de Rauglaudre: Secondo loro ne esistono tre, se non di più: l’omosessualità accidentale, quella transitoria e quella strutturale… Abbiamo scoperto che queste tipologie, utilizzate da numerosi personaggi del movimento ex gay, sia cattolici che protestanti, sono state create da un sacerdote che si è presentato per molti anni come psicanalista ed esperto cattolico di omosessualità, Tony Anatrella, un uomo accusato di aggressioni sessuali perpetrate durante sedute psicanalitiche presentate come “terapie corporali”.

Quali sono i danni delle terapie riparative?

Timothée de Rauglaudre: I testimoni che abbiamo incontrato hanno tutti quanti subìto dei danni psicologici che vanno dalla disgregazione della famiglia alla distruzione dell’autostima, dalla depressione ai tentativi di suicidio. Tutto dovuto alle loro promesse: che i loro metodi funzionano, che si può guarire, il che provoca enormi sensi di colpa.

Chi frequenta questi gruppi?

Jean-Loup Adénor: Si tratta di uomini dai venti ai sessant’anni, a volte sposati, che provengono dalla cultura cristiana e lottano con la loro omosessualità. In questi gruppi trovano un’entità che dice loro: “Hai ragione, è una sofferenza, noi ti aiuteremo”. È un grande pericolo, un’omofobia insidiosa mascherata da sollecitudine.

Nel suo saggio Sodoma, il sociologo e giornalista Frédéric Martel ci assicura che la maggior parte dei sacerdoti è omosessuale. Cosa ne pensate?

Timothée de Rauglaudre: Il punto in comune che ha quell’inchiesta con la nostra, anche se nel libro non ne parliamo per questioni di privacy, è che ci è stato detto che certi personaggi del movimento ex gay sono omosessuali: chi tiene in piedi quel sistema, quindi, è immensamente ipocrita. Ma ancora più grave mi sembra l’ipocrisia di chi insegna a un giovane che la sua omosessualità è deviante, e che se ne può uscire.

Queste terapie raramente sono proibite…

Jean-Loup Adénor: In Europa sono proibite solo a Malta e in qualche regione spagnola, ma altri Paesi hanno in cantiere delle proposte di legge. Dobbiamo tuttavia domandarci quanto sia conveniente un bando alle terapie riparative: dissolvere tali gruppi rischia di offrire loro l’opportunità di fare le vittime, radicalizzarsi e divenire ancora più difficili da sorvegliare.

Mi sembra fondamentale invece dare alle vittime la possibilità di fare causa e di ottenere dei risarcimenti. Bisogna che le loro sofferenze siano considerate un fenomeno con la sua specificità, giuridicamente determinata, in modo che possano rifarsi una vita.

Testo originale: Guérir l’homosexualité au nom de Jésus

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