giovedì, Aprile 18, 2024

Con gli occhi dei poeti: “Ossi di seppia (1)” di E. Montale (by ELISA_451)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Da “Ossi di seppia (1)”

Non chiederci la parola che separi da ogni lato

L’animo nostro informe, e a lettere di fuoco

Lo dichiari e risplenda come un croco

Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

 

(Eugenio Montale)

 

Il ritratto dell’umanità non poteva che essere più calzante di quello espresso da questi versi di Montale.

Saremmo tentati di dire che egli si riferisce principalmente all’uomo/donna della modernità. Un luogo/tempo in cui tutto appare liquido, incerto, indefinito.

Eppure noi creature, da sempre, sedute su un sasso che gira nel cosmo infinito, incerte sulla nostra origine, incapaci di immaginare la nostra fine, in conflitto tra “il noi” e “il loro”, contese tra carne e spirito (qualunque cosa esso sia!), non possiamo che essere, da sempre, un’incarnata debolezza, un’ombra “che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro”.

Eppure, nonostante ciò, ognuno se ne va sicuro… non pensa, non si costruisce orizzonti di senso, non chiede conto a se stesso delle responsabilità tradite, delle relazioni interrotte o ignorate, dell’amore negato, del pensiero sacrificato.

Cerca continuamente che “altri” si assumano l’onere di dargli una meta, una felicità, una spiegazione, possibilmente semplificata e semplificante, del suo ruolo nel mondo, del mistero dell’esserci.

Ma chi incontriamo, filosofo o poeta, religioso o ateo non potrà darci risposte certe, sarebbero le “loro” risposte. Le nostre risposte dovremo scoprirle da noi, affrontando la fatica e lo smarrimento che la ricerca della verità comporta.

Dobbiamo accettare l’insicurezza. Tutti i “non” della nostra vita. Quello che non siamo. Quello che non vogliamo. Quello che non sappiamo. Quello che non abbiamo.

Su questa constatazione di “incapacità” si fonda la vera sapienza.

by ELISA_451

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