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sabato, Ottobre 5, 2024

#La_preghiera_ai_tempi_del_”Corona” – 1a Parte

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Carissime/i,

A seguito del nuovo decreto firmato dal Presidente del Consiglio con le ulteriori misure per contenere e contrastare il diffondersi del virus Covid-19 sull’intero territorio nazionale, la Diocesi di Bolzano-Bressanone (come tutte le diocesi d’Italia) ha sospeso tutte le messe, attività, incontri…

Anche nella mia comunità siamo stati costretti dagli eventi ad annullare molte attività e celebrazioni.

Per non lasciare sole/i tante/i amiche ed amici, che stanno facendo un percorso di fede importante e che vogliono continuare il loro cammino di preparazione alla Pasqua, “lancio” questa mia piccola iniziativa, qui sul mio blog: #La_preghiera_ai_tempi_del_”Corona”

Ogni settimana fino al 12 aprile posterò una proposta di preghiera per la settimana… Una preghiera quaresimale essenziale ma “aggiornata”: ovvero aperta, oltre che alla Parola che mai può mancare, anche ad una spiritualità/preghiera nuova, capace di abbracciare anche altre tradizioni, altri testimoni di verità… Perchè Dio conosce molte lingue!

Inoltre sono testi impreziositi dagli spunti di meditazione scritti da don Nandino Capovilla nel suo libro “Via crucis in Terra Santa. Dalla croce alla pace” (San Paolo, 2010), che consiglio vivamente di leggere…

Invito chi fosse interessato a leggere, meditare, pregare con questi testi, a stamparli e farne un piccolo opuscolo da tenere in casa, in borsa, o sulla scrivania… per pregare da sole/i o in famiglia alla sera… per continuare a camminare anche in questa situazione…

Un abbraccio, don Paolo Zambaldi

 

1 – GESÙ CON NOI NEGLI ORTI DEGLI ULIVI

 

INNO

Con amore immenso ci hai amati,

o Signore, nostro Dio;

con una pietà immensa e sovrabbondante hai avuto pietà di noi,

Padre nostro, nostro Re.

In grazia dei padri nostri che hanno avuto fiducia in te,

e che tu solo hai istruito nei precetti della vita,

facci grazia e donaci il tuo insegnamento.

Illumina i nostri occhi con la tua Legge,

avvinci i nostri cuori ai tuoi insegnamenti,

unificali nell’amore e nel culto del tuo Nome,

affinché non abbiamo mai ad arrossire.

Poiché Tu sei il Dio che dispensa la salvezza

e ci hai eletti fra tutti i popoli e tutte le nazioni

e ci hai avvicinati al tuo grande Nome che è verità per sempre

affinché noi ti lodiamo e proclamiamo che tu sei unico nell’amore.

Ascolta Israele: il Signore nostro Dio, è l’unico Signore.

Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,

con tutta la tua anima e con tutte le tue forze.

Queste parole che oggi ti ho detto restino impresse nel tuo cuore.

Tu ripeterai queste parole ai tuoi figli;

gliele dirai sia stando seduto nella tua casa che camminando per strada,

sia coricato che in piedi.

Le attaccherai alla tua mano come un segno,

sulla tua fronte come un pendaglio;

le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Veramente tu sei il Signore, Dio nostro e dei nostri padri,

nostro Re e Re dei nostri padri, nostro Redentore e Redentore dei padri nostri;

nostra Roccia e Roccia della nostra salvezza,

nostro Liberatore e nostro Soccorritore; eterno è il tuo Nome!

Non c’è Dio all’infuori di Te. Da sempre tu fosti l’aiuto dei nostri padri

e dopo di essi scudo e salvezza dei loro figli

di generazione in generazione.

Nelle altezze eterne è la tua dimora,

i tuoi giudizi e la tua giustizia giungono alle estremità della terra.

Beato l’uomo che ascolta i tuoi precetti

e che pone la Legge e la tua Parola nel suo cuore.

Veramente tu sei il Signore del tuo popolo,

Re potente nel sostenere la tua causa.

Veramente Tu sei il primo e l’ultimo:

all’infuori di Te non abbiamo alcun Re e Salvatore.

Liberamente tratto dallo Shemà Israel (liturgia ebraica)

INVOCAZIONE

Che tristezza immensa, Signore, vederci addormentati nella nostra indifferenza al dolore del mondo. Fermaci con te al Getsemani, intimo spazio di sofferenza condivisa con gli amici prima della passione pubblica. E, come in un’epifania di profonda amicizia, capiremo quel dramma che continua a consumarsi nelle ingiustizie…

Tutti: Fa’ che risvegliano il nostro impegno

PAROLA

Mt 26, 36-41

36 Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37 E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38 Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39 E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? 41 Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

                                       

ANNUNCIO

Ogni donna e ogni uomo impauriti sono Dio in preda alla paura, e ogni uomo nauseato dalla violenza comunica agli altri la nausea provata da Dio stesso, insieme all’angoscia per una morte chi sente sempre più vicina. La passione inizia dalla paura.

La passione inizia dalla ribellione.

Quella di Dio è quella dell’uomo.

È difficile, e forse impossibile, comprendere la paura e la ribellione dell’uomo.

Ancor più difficile condividerla mettendosi accanto per stare là, con lui. E il silenzio che avvolge come volute d’incenso l’ostensorio del corpo di Cristo nel Getsemani, si confonde con il silenzio delittuoso di chi evita di sporcarsi le mani e tace sui crimini che vede e conosce, consegnando il corpo di un uomo nell’ostensorio di un carcere, di un letto o di un pianto…

Silenzio colpevole anche se non conosciuto, silenzio e sonno delle nostre coscienze di fronte ai drammi del mondo. È l’esatto contrario di ciò che chiede il Maestro, che racchiude nel verbo “vegliare” tutta l’urgenza di una responsabilità che è prendersi cura e donarsi, unendo insieme intelligenza e cuore.

Getsemani: “torchio per le olive”. L’agonia di popoli dimenticati, la cui storia si è fatta tronco secolare di sofferenza, richiede una condivisione che lacera e spreme l’animo.

Resterà nei secoli lo iato tra le lacrime del figlio dell’uomo, diventate ormai sangue, e il nostro sonno ottuso e colpevole che oggi chiamiamo indifferenza.

don Nandino Capovilla

 

SALMO 120

In certi momenti mi fermo a pensare

e mi chiedo:

“Su chi posso contare veramente?”.

La mia fiducia è in Dio,

Signore della vita e della storia.

Sono sicuro che mi darà coraggio

per superare ogni difficoltà,

perché lui non va in vacanza

ma veglia su di me.

L’ho constatato:

Dio non dorme

e non fa l’assenteista

ma è attento alla vita degli uomini.

È come una sentinella

fedele al suo dovere,

come l’ombra che mi accompagna dovunque.

Il Signore protegge la mia esistenza,

mi tiene lontano dai grandi errori

che rovinano la mia vita e quella di tanti fratelli e sorelle.

In qualunque situazione verrò a trovarmi

lo sentirò al mio fianco

amico fedele.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Sergio Carrarini, Salmi d’oggi

 

DALLA PAROLA ALLA VITA…

Nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996, sette dei nove monaci trappisti che formavano la comunità del monastero di Tibhirine, fondato nel 1938 vicino alla città di Médéa 90 km a sud di Algeri, furono rapiti da un gruppo di terroristi. Il 21 maggio dello stesso anno, dopo inutili trattative, il sedicente «Gruppo Islamico Armato» ha annunciato la loro uccisione. Il 30 maggio furono ritrovate le loro teste, i corpi non furono mai ritrovati.

Frère Christian de Chergé, priore della comunità, 59 anni, monaco dal 1969, in Algeria dal 1971, lascia un testamento spirituale in cui esprime la solitudine e la sofferenza di chi è vicino al martirio. Nello stesso tempo dà voce alla sua consapevolezza che una testimonianza radicale della Parola e dei percorsi di pace tracciati da Gesù, vale il sacrificio della vita…

 

Quando si profila un ad-Dio…

Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. 

Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.

La mia vita non ha più valore di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso, non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca. 

Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. 

Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che un popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio. 

Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che, forse, chiameranno la «grazia del martirio», il doverla a un algerino chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’islam. 

So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’islam che un certo islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti.

L’Algeria e l’islam, per me, sono un’altra cosa; sono un corpo e un’anima. L’ho proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del Vangelo imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.

Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: «Dica adesso quel che ne pensa!». Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità.

Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze. 

Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto. 

In questo grazie, in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso! 

E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen!  Insc’Allah 

 

Algeri, 1º dicembre 1993

Tibhirine, 1º gennaio 1994

Christian †

SALMO 130

Dal profondo a te grido, o Signore;

Signore, ascolta la mia voce.

Siano i tuoi orecchi attenti

alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,

Signore, chi ti può resistere?

Ma con te è il perdono:

così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.

Spera l’anima mia,

attendo la sua parola.

L’anima mia è rivolta al Signore

più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,

Israele attenda il Signore,

perché con il Signore è la misericordia

e grande è con lui la redenzione.

Egli redimerà Israele

da tutte le sue colpe.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

PADRE NOSTRO

Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione

ma liberaci dal male.

Amen.

PREGHIERA

Circondato fedelmente e silenziosamente da forze buone, custodito e confortato meravigliosamente voglio trascorrere questi giorni con voi e con voi incamminarmi verso il nuovo anno.

Le cose passate tormentano i nostri cuori, il peso duro dei giorni brutti ci opprime: o Signore, da’ ai nostri spiriti affranti la salvezza che ci hai preparato. Tu ci porgi il pesante e amaro calice della passione, pieno fino all’ultima goccia: noi lo prendiamo, grati, senza tremare, dalle tue care e buone mani.

Eppure, tu vuoi darci ancora la gioia per questo mondo e lo splendore del suo sole: ci ritorna alla mente il nostro passato e a te appartiene tutta la nostra vita.

Fa’ che le candele che hai portato al nostro buio oggi ardano in silenzio e caldamente; raccoglici, se è possibile, di nuovo insieme: noi lo sappiamo, la tua luce arde nella notte.

Se ora si diffonde attorno a noi il silenzio, fa’ che percepiamo il suono delle cose che, invisibili, si ergono attorno a noi, inno di lode di tutti i tuoi figli.

Custoditi meravigliosamente da forze buone aspettiamo, felici, le cose future: Dio è con noi la sera e la mattina e, sicuramente, ogni nuovo giorno. Amen

Dietrich Bonhoeffer, Carcere di Tegel, giugno 1944

ORAZIONE 

L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani: per questo abbiamo bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano.

Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta.

Tuttavia, il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita.

Per ricevere e far fruttificare pienamente quanto Dio ci dà vanno superati i confini della Chiesa visibile per unirsi alla Chiesa del cielo nella preghiera, perché i santi camminano con noi ancora pellegrini e ci danno forza nella testimonianza.

Amen

Dalle parole di papa Francesco, Quaresima 2015

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