“Sono una creatura” (5 agosto 1916)
Come questa pietra
del S.Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
È il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo.
(G. Ungaretti, Valloncello di Cima Quarto, 5 agosto 1916, “I miti poesia”, Ed. Mondadori, 1996)
Ungaretti ama i versi scarni ma evocativi.
La pietra che tiene tra le mani, disteso in trincea, circondato da morte e paura, è come il groppo di lacrime che pesa sul suo cuore.
Così assurda la guerra, la crudeltà, così profonde le perdite che nemmeno il pianto porta consolazione.
La bellissima conclusione della poesia ci fa riflettere sul senso della vita.
L’uomo scopre la sua creaturalità, la sua debolezza, la sua fragilità.
Talvolta le sue esperienze sono drammatiche.
La sua morte comincia già mentre vive.
Dunque quando incontriamo un uomo o una donna provati dal dolore e dalla disperazione dobbiamo ricordare questo passo, per evitare inutili giudizi, moralismi, accuse, ipocrite consolazioni.
Chi soffre sta scontando la sua morte.
Si può solo stare in silenzio.
by ELISA_451