mercoledì, Aprile 24, 2024

Ripensare assieme i sacramenti… (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Uno sguardo sui percorsi che si sono aperti nella diocesi di Vienna.

 

Il 15 e 16 febbraio 2019 si è tenuto a Vienna, presso la Kardinal König Haus, il convegno/Studientage “Sakramente im Kindes- und Jugendalter gemeinsam neu denken“. Una“ due giorni“ di studio e approfondimento dedicata all’approfondimento di temi oggi molto importanti per le nostre comunità cristiane: ripensare assieme l’intero percorso di catechesi per bambini e ragazzi, con particolare attenzione a prima comunione e cresima. Questo evento va ad inserirsi in un ampio processo diocesano di riflessione sulla pastorale dei sacramenti dell’infanzia che è in corso all’ombra dello Stephansdom.

Come prete della diocesi attivo nella pastorale parrocchiale sono stato invitato a tenere un workshop sul tema dei percorsi catechetici (soprattutto prima confessione, comunione e cresima) nel mondo di lingua italiana, mettendo al centro quelle che sono state le mie esperienze dirette raccolte tra Bolzano, Milano, Bressanone… tra modelli del presente e del recente passato. Personalmente ero un po’in apprensione a causa della lingua, del fatto di non avere una formazione specifica, della vastità del tema, dell’esigenza di essere sempre obbiettivo… Ma ci hanno pensato Lisa e Matteo a mettermi subito a mio agio e, proprio la loro testimonianza di vita e di servizio, vorrei raccontarvi…

Paolo: Intanto raccontateci brevemente chi siete: Nome e cognome, età, studi, esperienze significative nella Chiesa, il vostro ruolo nella diocesi di Vienna…

Lisa Huber, 27 anni, teologa, originaria di Cardano, da sempre impegnata nella diocesi di Bolzano-Bressanone, soprattutto nella Katholische Jungschar e nel Sinodo Diocesano, ora referente della “Junge Kirche” di Vienna per il tema della prima comunione e confessione.

Matteo Graiff, 31 anni, educatore sociale, originario di Bolzano, cresciuto in una famiglia mistilingue, da sempre impegnato nel settore giovanile e nella pastorale giovanile, ora responsabile di una sezione della “Junge Kirche” di Vienna.

 

Paolo: Lisa e Matteo, due altoatesini a Vienna che lavorano per l’arcidiocesi… come è partita questa “avventura”?

Lisa: Tutto è cominciato nell’autunno 2016. A quel tempo ero prossima a laurearmi presso lo Studio Teologico Accademico Bressanone, e dopo tanti anni di volontariato in ambito diocesano, soprattutto nella Jungschar e nel Sinodo Diocesano, avevo voglia di cambiare aria. Siccome fino a quel momento non avevo mai vissuto all’estero, a gennaio 2017 mi sono trasferita a Vienna per proseguire gli studi teologici. Per combinazione ho trovato lavoro nella “Junge Kirche”, l’ufficio di pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Vienna, dove tutt’ora mi dedico alla catechesi.

Matteo: Io a quel tempo lavoravo nell’ufficio di “Südtirols Katholische Jugend” e stavo concludendo i miei studi di Educazione Sociale presso la Libera Università di Bolzano. Dopo la laurea mi sono interessato per un eventuale specializzazione e ne ho trovata una a Vienna che mi appassionava. Allora ho fatto le valigie e a distanza di sei mesi ho raggiunto Lisa. Cercando un lavoro sono finito poi anch’io nella “Junge Kirche”.

Paolo: Il convegno/Studientage “Sakramente gemeinsam neu denken/Ripensare assieme i sacramenti”, che si è tenuto a Vienna dal 15 al 16 febbraio 2019, è stato organizzato da Junge Kirche. Ci potete spiegare come nasce questo ufficio diocesano, da chi è composto, come è organizzato, le iniziative/progetti che vengono proposti?

Matteo: “Junge Kirche” è l’ufficio dell’arcidiocesi di Vienna che si dedica alla pastorale giovanile, alla liturgia con i bambini e alla preparazione ai sacramenti per bambini e ragazzi. Questo ufficio è nato nel 2016 nel corso di una riorganizzazione della pastorale giovanile che fino a quel momento era in mano varie organizzazioni che andavano “in ordine sparso”. Di fronte a numerose sfide e a un calo di risorse a livello diocesano risultò necessario coalizzare le forze. Così è nata “Junge Kirche”, un unico ufficio paragonabile forse al nuovo Centro per la pastorale giovanile Josef Mayr Nusser, con uno staff di circa cinquanta persone.

Lisa: Il nostro staff è composto da giovani teologi e teologhe, assistenti pastorali e altre persone in vari ruoli di responsabilità. Insieme cerchiamo di rispondere alle esigenze delle persone impegnate nella pastorale giovanile dell’arcidiocesi. Bisogna ricordare che l’arcidiocesi di Vienna ha 660 parrocchie sparse su un territorio più grande dell’Alto Adige, per un totale di 1.240.000 cattolici. Perciò il nostro obiettivo è innanzitutto conoscere le varie realtà, stabilire buoni rapporti con le persone, sentire i loro bisogni, coinvolgerle direttamente nello sviluppo di progetti e iniziative e offrire loro il sostegno che meritano. Questo richiede tempo, dedizione e pazienza, ma anche coraggio di provare cose nuove.

Paolo: Junge Kirche… una Chiesa giovane! Un nome bellissimo… Devo ammettere che, nel mio piccolo, partecipando come relatore sono rimasto molto stupito: uno staff molto giovane con tante idee nuove e molto competente, uno spazio libero di confronto e discussione, mezzi e strutture… devo ammettere che venendo dall’Italia il confronto era impietoso! Sembra di trovarsi veramente di fronte ad una Chiesa che cerca di dare voce e fiducia anche ai più giovani… Quale è il vostro rapporto con la diocesi (altri uffici, parrocchie, comunità)?

Matteo: Essendo dipendenti della diocesi, il nostro rapporto è innanzitutto professionale. Ci sono tanti uffici, movimenti, tante persone e comunità in diocesi con cui collaboriamo regolarmente. Sostanzialmente i rapporti sono buoni, anche a livello personale. Certo, la lentezza strutturale della Chiesa richiede pazienza (ride), ma questo non è niente di nuovo. Nella vita privata frequentiamo la “nostra” parrocchia che è piuttosto giovane e moderna.

Paolo: Tornando alle giornate di studio… Ci raccontate come è nata questa idea? Come sono stati scelti temi e relatori?

Lisa: L’anno scorso l’arcivescovo card. Christoph Schönborn ha dato alla “Junge Kirche” l’incarico di ripensare la pastorale dei sacramenti. Abbiamo dunque avviato un percorso con diverse fasi: La prima cosa da fare era osservare la prassi nelle parrocchie e parlare con le persone coinvolte. In questa fase abbiamo avuto contatto con più di 300 parrocchie. Il secondo passo era quello di discutere le conoscenze della prima fase. A questo scopo abbiamo ideato queste giornate di studio, invitando persone competenti delle università e di varie diocesi di lingua tedesca per discutere i fondamenti e la prassi della pastorale dei sacramenti e per lasciarci ispirare dalle idee di questi esperti.

Paolo: Sakramente gemeinsam neu denken: Quali sono state le vostre impressioni? Cosa è andato veramente bene? Cosa può essere migliorato? Avete avuto tempo per discutere i feedback ricevuti da collaboratori e partecipanti?

Lisa: Innanzitutto siamo molto soddisfatti della partecipazione alle giornate di studio: più di 200 persone hanno parlato, discusso e riflettuto insieme a noi. Le conoscenze prodotte in questi due giorni sono molto interessanti e preziose. La gente ha apprezzato soprattutto la possibilità di partecipare direttamente a questa discussione diocesana. Ora tocca a noi della “Junge Kirche” approfondire i temi e presentare i risultati all’arcivescovo. Insieme decideremo in che direzione muoverci. Questa sarà la terza fase del progetto. A giugno saranno presentati i provvedimenti concreti per la diocesi.

Paolo: Ora una domanda più ampia: Quali sono, secondo voi, i temi sui quali la Chiesa dovrà riflettere seriamente nel futuro? Quali sono le prospettive più auspicabili, quali le priorità? Avete un “sogno nel cassetto” per quanto riguarda la Chiesa?

Lisa: Il tema che probabilmente riassume tante questioni attuali è quello della partecipazione. Di fronte ai numeri in calo, a scandali e crisi di vario genere la Chiesa si scopre vulnerabile, in discussione e ridimensionata, soprattutto come autorità. La Chiesa ha bisogno di riscoprirsi come comunità in cui chiunque possa sentirsi benvenuto. Questo processo di trasformazione deve tener conto di quello che la Chiesa chiama “i segni dei tempi” e non può avvenire senza la partecipazione diretta e massiccia di tutti  quelli che si sentono parte della Chiesa. Pensare che tutti possano dire la loro può intimorire, ma è l’unica strada per creare una nuova Chiesa credibile e sostenibile.

Paolo: E per la Chiesa in Alto Adige?

Matteo: Sul tema della partecipazione la Chiesa in Alto Adige ha già fatto grandi passi. Il Sinodo Diocesano è stato un evento straordinario il cui significato è ancora tutto da scoprire – ammesso che riusciamo a tenere vivo il suo spirito nella vita quotidiana. Allora riusciremo non solo a riformare la nostra Chiesa locale, ma anche la società, dando un prezioso contributo alla convivenza pacifica di vari gruppi linguistici e di varie culture, offrendo un’alternativa migliore alle ideologie e politiche che fomentano paure e odio.

 

don Paolo Zambaldi, il Segno, 03.04.2019

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