domenica, Novembre 24, 2024

Da antimilitaristi a guerrafondai: il M5s ora plaude all’export di armi italiane ai sauditi

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Giugno 2017, pochi mesi prima delle ultime elezioni politiche. Il Movimento 5 stelle dichiarava: «Da anni denunciamo l’esportazione illegale di armi alla coalizione saudita impegnata nella guerra civile in Yemen. Il Ministro Pinotti (allora titolare della Difesa, ndr) deve rispondere!». Alle (giuste) richieste di allora del Movimento nessuno rispondeva, tanto che pochi mesi dopo, a settembre, la mozione presentata alla Camera dei Deputati da ben 12 parlamentari M5s (prima firmataria Emanuela Corda) che chiedeva l’embargo di armi verso l’Arabia Saudita, venne bocciata dall’allora Parlamento a maggioranza Pd. Cos’è cambiato da allora? Nulla, se non il fatto che il Movimento dall’opposizione è emigrato in maggioranza. Avrebbe i mezzi per frenare questo massacro. E invece, di fatto, non muove un dito.

Come documentato da Left nel numero in edicola, nel silenzio più totale alcuni giorni fa una nave della Marina è partita per partecipare negli Emirati Arabi a Idex (International maritime defence exhibition & conference), una sorta di convention armata, dove le più grandi aziende del settore pubblicizzano mezzi e sistemi militari. Nella lista degli espositori di Idex compaiono ben 31 aziende nostrane, da Leonardo a Fincantieri, da Hacking team fino a Mbda passando per Fiocchi. A quanto pare, dunque, non esiste guerra sanguinosa in grado di fare da deterrente agli affari. Anche quando a rimetterci la vita sono bambini, come nel caso delle 85mila piccole vittime della guerra in Yemen, di cui sono responsabili gli stessi Emirati insieme all’Arabia Saudita.

Ebbene, questo fine settimana a elogiare l’iniziativa tenutasi ad Abu Dhabi è stato il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, che ha partecipato in rappresentanza del governo italiano. Accanto alle foto di rito tra sorrisi e strette di mano quasi come se nel frattempo non esistesse affatto una guerra condannata, tra gli altri, dalle stesse Nazioni Unite, spicca un lungo post dello stesso Tofalo in cui sottolinea come Idex rappresenti «una grande opportunità per stabilire e rafforzare cooperazioni con i principali attori dell’area». Anche, a quanto pare, con chi massacra la popolazione yemenita. «Un’occasione che dobbiamo sfruttare al massimo – rincara la dose Tofalo -. In questo settore, quando viene a crearsi un bisogno, accade che tanti competitor sono pronti a inserirsi e affermare le proprie tecnologie e prodotti». E l’Italia, al di là di ogni etica, pare lo stia sfruttando a dovere: secondo i dati Istat sull’export «munizionamento» dall’Italia ad Abu Dhabi, considerando solo il periodo gennaio-ottobre 2018, parliamo di affari per 10,4 milioni di euro.

«La partecipazione del Tofalo a Idex – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Opal (Osservatorio permanente armi leggere) – rappresenta innanzitutto un chiaro messaggio di sostegno politico da parte del governo Conte all’intervento militare che vede protagonisti gli Emirati Arabi insieme ai Sauditi nei bombardamenti indiscriminati e nelle violazioni del diritto umanitario in Yemen. Un sostegno gravissimo e sconsiderato alla luce della relazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dell’agosto scorso che documenta come tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen stiano commettendo “crimini di guerra”. Segnalo al sottosegretario che la risoluzione 2018/2853 del Parlamento europeo ha chiesto a tutti gli Stati membri dell’Ue di “astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”».

Ma non è tutto. Perché, a quanto pare, il governo gialloverde sarebbe intenzionato a realizzare «una grande fiera sull’industria della Difesa, magari a Milano, con cadenza annuale per costruire insieme il Sistema Paese». Sono dichiarazioni, spiega ancora Beretta, «che ricalcano, sia nei termini sia nei contenuti, le affermazioni di taluni settori dell’industria militare italiana volte ad enfatizzare le opportunità di mercato e di affari rispetto alle esigenze di sicurezza e di promozione della stabilità e della pace di cui dovrebbe invece occuparsi chi, come il sottosegretario, ricopre una carica istituzionale. È uno stravolgimento della visione e della funzione dell’industria militare che è in atto da anni e che, evidentemente, anche il sedicente “governo del cambiamento” intende sostenere. Senza dimenticare che i principali acquirenti di una potenziale “grande fiera della Difesa”, sono i regimi autoritari e le monarchie assolute mediorientali: gli stessi regimi che sono i principali responsabili della nascita e del sostegno a formazioni di stampo terroristico che questo governo dice di voler perseguire». Il tutto in nome del “Sistema Paese”, come lo definisce Tofalo. Fondato anche sul business delle armi. Lo stesso business che il Movimento solo qualche mese fa diceva di voler tagliare a tutti i costi. Ma si sa, la campagna elettorale è finita: non è più tempo di promesse. Anche quando di mezzo ci sono vittime innocenti.

 

Carmine Gazzanni

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