Il mio funerale (1963)
Il mio funerale partirà dal nostro cortile?
Come mi farete scendere giù dal terzo piano?
La bara nell’ascensore non c’entra
e la scala è troppo stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni
forse nevicherà. I bambini giocheranno strillando
sull’asfalto bagnato cadrà la pioggia
e al solito ci saranno i bidoni per l’immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come si usa qui,
forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna,
che ci sia o no la fanfara, i bambini accoreranno
i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo
Il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso.
Sono stato felice in questo cortile,pienamente felice.
Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti.
(N. Hikmet, da Testimonianze, Con gli occhi dei poeti, pag 17)
I poeti, ognuno a proprio modo, hanno la capacità di rimandare per immagini, senza passare per i concetti della filosofia o attraverso il credo di una religione, ai grandi temi dell’esistenza.
In questa poesia Hikmet parla della morte. Della sua morte.
Ma dai suoi versi traspare un senso di ariosità e di nostalgia animosa della vita.
La morte infatti diventa occasione per scoprire la vita in tutta la sua piccola meraviglia quotidiana (il sole, il piccione, la felicità).
Son versi che fanno compagnia nei momenti dolorosi.
by ELISA_451
NAZIM HIKMET, Salonicco (nell’allora Grecia ottomana)/Mosca, 1902-1963
Nazim Hikmet è il più importante poeta turco dell’epoca moderna.
-Nasce a Salonicco nel 1902.
-Vive lungamente a Mosca, venendo in contatto con le avanguardie russe.
-Dopo il ritorno in Turchia, durante il governo di Kemal Ataturk viene imprigionato per dodici anni a causa del contenuto sociale delle oper da lui pubblicate,
-Liberato nel 1950, si trasferisce definitivamente in Russia.
-Muore a Mosca nel 1963.