giovedì, Aprile 18, 2024

L’Oscar della Costituzione (don Renato Sacco)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Eh no. Non si può accettare che la morte di Oscar Luigi Scalfaro (29 gennaio 2012) venga liquidata abbastanza sbrigativamente dai grandi mezzi d’informazione, dal mondo politico e anche dalla Chiesa. Sì, proprio lui, che nel suo primo discorso da Presidente della Repubblica, il 28 maggio 1992, disse in Parlamento: “Sono uno dei pochissimi rimasti in parlamento di quei 555 che prepararono e votarono la Carta costituzionale. Carta che, nella parte della proclamazione dei diritti dell’uomo, è quanto di più alto e più completo potesse essere scritto a fondamento della vita operosa di tutto il popolo italiano. Io ebbi la ventura di votarla, la Carta, ma io non l’ho pagata, anche se schierato da sempre dalla parte della libertà, dono supremo di Dio e marchio qualificante della dignità dell’uomo. Tanti altri non la votarono, ma la pagarono, e tanti la pagarono con la vita, consentendo a noi di scriverla e votarla”.

In altri tempi, secondo una certa mentalità che tende a classificare le persone, molti non avrebbero mai immaginato di vedere insieme Scalfaro e Ingrao a reggere la bandiera della pace, il 15 febbraio 2003, durante la grande manifestazione contro la guerra in Iraq. Scalfaro, mio conterraneo novarese, è stato un cattolico convinto. Un laico, nel senso di appartenente al popolo di Dio. Un laico devoto, ma non succube. Con una sua forte maturità di fede, che certo non nascondeva, ma neanche ostentava nel suo ruolo di Presidente. Alcuni amici operatori della Tv mi raccontano che quando partecipava a liturgie “ufficiali” era tassativamente proibito alle telecamere riprenderlo mentre faceva la Comunione. Siamo lontani anni luce da alcuni episodi di questi ultimi anni, con altre figure istituzionali dello Stato e con il coinvolgimento anche di qualche vescovo. Forse, direbbe qualcuno, bisogna contestualizzare.

Fu un laico che non ebbe paura di dire che – nonostante l’invito ufficiale della Cei a non andare a votare per il referendum sulla fecondazione assistita nel 2005 – sarebbe andato comunque a votare.

Ma fu laico anche nel non rendere confessionale le istituzioni dello Repubblica. Confidava il suo fastidio quando qualcuno si presentava a lui dicendo, quasi per accreditarsi, di essere devoto alla Madonna. La sua morte ha scatenato polemiche, rozzi interventi e abbandono di aule istituzionali da parte di esponenti di quei partiti che a parole ostentano le proprie radici cristiane. Forse non sanno che tra i fondamenti del cristianesimo c’è anche il rispetto per i morti! Che amarezza. E sono quei partiti che hanno promulgato la legge Bossi-Fini e che forse hanno anche una certa compiacenza all’interno del mondo ecclesiale.

Grazie, signor Presidente. Io non posso certo dire di essere stato vicino a Lei in alcuni momenti. Nel 1999 avevo presentato alla Procura della Repubblica di Verbania un esposto contro di Lei e l’allora Presidente del Consiglio D’Alema, per la guerra in Kossovo. Lei mi rispose personalmente con una lunga lettera. Poi ci sentimmo più volte al telefono, con grande cordialità e libertà. L’ultima volta fu Lei a chiamarmi per confermare, a proposito di guerra, che l’art. 11 della Costituzione (L’Italia ripudia la guerra) fu approvato il 24 marzo 1947. Lo stesso giorno dell’assassinio di mons Romero (1980); dell’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma (1944); dell’inizio dei bombardamenti Nato contro Serbia e Kossovo, (1999).

Il presidente Scalfaro è sepolto a Cameri, vicino a Novara. Sì, proprio a Cameri, ormai abbinato dall’opinione pubblica al progetto degli F35. Questo mese di febbraio è un mese cruciale per la mobilitazione, per tagliare le ali alle armi, per chiedere al Parlamento di sospendere questo costosissimo progetto. Informiamoci (www.disarmo.org). Mobilitiamoci tutti, prima che sia troppo tardi.

 

(don Renato Sacco, Mosaico di Pace, febbraio 2012)

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