“Io mi sono una donna”
Io mi sono una donna che dispera
Che non ha pace in nessun luogo mai
Che la gente disprezza, che i passanti
Guardano con sospetto e con rancore,
sono un’anima appesa ad una croce
calpestata derisa sputacchiata,
mi son rimasti solo gli occhi ormai
che io levo nel cielo a te gridando
toglimi dal mio grembo ogni dolore.
(A.Merini, Lettere al dottor G., Frassinelli, 2008, pag. 42)
Poesia disperata che Alda scrisse in manicomio.
Essa getta un lampo di luce su quelle anime prigioniere della loro mente, anime incomprese e rifiutate.
Essa testimonia il pregiudizio che perseguita i “matti” e li isola dalla comunità degli uomini.
Allora nei manicomi, ora nei reparti psichiatrici.
Sconvolge l’immagine degli occhi che si rivolgono al cielo unico interlocutore di una cosi immensa solitudine.
Stupisce che questa questa donna, rinchiusa per quasi nove anni, scossa da elettrochoc devastanti, abbandonata da amici e famigliari, accompagnata dall’orrenda devastazione dei compagni di prigionia, abbia trovato ancora la forza per questi versi cha davvero spalancano una porta su un mondo di “crocifissi”.
by ELISA_451
ALDA MERINI, Milano, 1931-2008
Cenni biografici: