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Decreto Sicurezza, dallo stop al permesso umanitario al taglio degli Sprar: cosa prevede il testo approvato al Senato

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il testo si compone di tre parti: la prima riguarda la gestione dell’immigrazione vera e propria, la seconda la pubblica sicurezza e la terza la criminalità organizzata con gestione dei beni sequestrati e confiscati

Stop al permesso umanitario, riduzione degli Sprar, ma anche interventi per la pubblica sicurezza e contro la criminalità organizzata. Il decreto bandiera del ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ricevuto il primo via libera al Senato grazie al voto di fiducia. Il decreto legge Sicurezza e Immigrazione si compone di tre parti: la prima riguarda la gestione dell’immigrazione vera e propria, la seconda la pubblica sicurezza e la terza la criminalità organizzata con gestione dei beni sequestrati e confiscati. La parte che più ha creato tensioni interne alla maggioranza e che ha portato cinque parlamentari del Movimento 5 stelle a votare contro il provvedimento, è lo stop al permesso umanitario.

PROTEZIONE UMANITARIA – È una delle tre forme di protezione che si possono garantire agli stranieri insieme all’asilo politico e alla protezione sussidiaria (queste due regolate da trattati internazionali). Sarà sostituita da un permesso di soggiorno della durata di un anno per sei fattispecie specifiche, tra cui motivi civili, medici o per calamità naturali nel Paese di origine. Chi oggi gode di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria (che ha durata biennale) lo perderà se fa ritorno nel suo Paese di origine.

STRETTA SULLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE – Nuovi paletti per la revoca della protezione internazionale. Il decreto Sicurezza e immigrazione (all’articolo 7) amplia poi i reati che, in caso di condanna definitiva, comportano la revoca della protezione internazionale accordata ai rifugiati: le new entry sono violenza sessuale, spaccio di droga, rapina ed estorsione. La lista dei reati di ‘particolare allarme sociale’ comprende anche la mutilazione dei genitali femminili, la resistenza a pubblico ufficiale, e le lesioni personali gravi e il furto aggravato dal porto di armi o narcotici.

REVOCA DELLA CITTADINANZA ITALIANA PIÙ FACILE – Il decreto sicurezza prevede poi la revoca della cittadinanza italiana per reati con finalità di terrorismo o eversione dell’ordinamento costituzionale e il raddoppio dei tempi (da 2 a 4 anni) della concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza. Stesso termine per il riconoscimento della cittadinanza avviato dall’autorità diplomatica o consolare.

ACCOGLIENZA – Il decreto prevede la drastica riduzione dell’accoglienza del Sistema ‘diffuso’ dei protezione per richiedenti asilo e rifugiati in Italia (lo Sprar, gestito con i Comuni) a favore dei Cas (Centri di accoglienza secondaria) e dei Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo).

NUOVE PROCEDURE PER NOLEGGIO FURGONI – Nuove procedure per il noleggi di furgoni a scopo antiterrorismo. Per evitare che vengano usati dai jihadisti contro la folla, come avvenuto a Nizza, Londra e Berlino, i gestori delle attività di autonoleggio dovranno comunicare i dati identificativi dei clienti al Ced interforze per verificare (tramite un alert) se a loro carico risultino precedenti specifici o segnalazioni delle forze di polizia.

DASPO URBANO – E’ prevista l’estensione del Daspo, ossia l’allontanamento coatto da determinate zone urbane, che sarà applicabile anche negli ospedali e nei presidi sanitari (per contrastare in particolare l’escalation delle aggressioni violente a medici e sanitari) e in aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli.

BRACCIALETTO ELETTRONICO – E ancora, l’utilizzo del braccialetto elettronico sarà possibile anche nei confronti degli imputati dei reati di maltrattamento in famiglia e stalking.

BENI CONFISCATI ANCHE A PRIVATI – Liberalizzata anche la vendita dei beni sequestrati ai mafiosi, ampliando la platea dei possibili acquirenti. In particolare, superando l’obbligo di vendere i beni confiscati solo a enti pubblici, alle associazioni di categoria e alle fondazioni bancarie, questi potranno essere ceduti al miglio offerente, quindi anche a soggetti privati, con diritto di prelazione comunque riservato ai soggetti citati.

(Il Fatto Quotidiano, 7 novembre 2018)

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