venerdì, Aprile 19, 2024

La presenza assente delle donne al Sinodo: la questione è strutturale

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

39542 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Giunto – mentre scriviamo – a metà dei lavori, al Sinodo sui giovani (v. Adista Notizie n. 36/18) è stato il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi, a dare la stura alla questione “donna nella Chiesa” e nella società, l’11 ottobre scorso, nel suo intervento in aula (se ne conosce il testo perché pubblicato nel sito della Conferenza episcopale tedesca). L’argomento non è stato contemplato nella sua problematicità nel documento preparatorio, l’Instrumentum laboris. È vero che l’IL, ha detto Marx, afferma che «la Chiesa vuole sostenere la dignità delle donne», ma non basta, ormai si è all’aut aut: «Non è sufficiente ripetere i relativi testi magisteriali», bisogna invece, secondo il cardinale, «affrontare le domande spesso scomode e impazienti di giovani sulla parità di diritti delle donne nella Chiesa. Non possiamo più chiamarci fuori facilmente dai discorsi e dobbiamo imparare nuovamente una cultura del dibattito per essere presenti nel dibattito pubblico in modo argomentato sulle principali questioni fondamentali dell’esistenza umana come la sessualità, i ruoli delle donne e degli uomini e i rapporti umani. E dobbiamo, per credibilità nostra propria, aumentare molto di più le donne in ruoli di leadership a tutti i livelli della Chiesa, dalla parrocchia fino ai livelli della diocesi, della Conferenza episcopale e dello stesso Vaticano. Dobbiamo davvero volerlo e realizzarlo! L’impressione è che la Chiesa, quando si tratta di potere, in ultima analisi è Chiesa maschile», una situazione che «deve essere superata sia nella Chiesa universale che qui in Vaticano. Altrimenti le giovani donne non vi potranno trovare nessuna reale opportunità. È giunta l’ora!».

Proprio per questo, ha detto Marx, dal 2013 i vescovi tedeschi hanno deciso di «aumentare significativamente la proporzione di donne nei ruoli di responsabilità che nella Chiesa sono accessibili a tutti i laici», di approfondire sul piano pastorale e teologico «la partecipazione femminile» e infine di «promuovere una pastorale attenta alla differenza di genere nella teologia e nella pratica». «Le donne in posizioni di responsabilità hanno un ruolo decisivo nello spezzare i circoli clericali chiusi», ha sottolineato il cardinale.

La questione è riemersa in sala stampa durante il briefing, dove il vescovo olandese ausiliare di Roermond, Everardus Johannes de Jong, ha “difeso” l’assise episcopale in merito all’attenzione alla presenza femminile. «Al Sinodo – ha detto – c’è grande apertura ad ascoltare tutti, anche le donne, e le donne sono anche presenti, come sono state presenti nel pre-sinodo e con l’inchiesta via internet precedente: penso che sia stata data loro molta voce, ma poi il Sinodo è Sinodo dei vescovi, non ci sono donne vescovi o cardinali, questo va accettato». Ma se è un’assemblea “dei vescovi” – è stato obiettato da una giornalista – unici col diritto di voto, perché i religiosi uomini possono votare al Sinodo, pur non essendo vescovi, mentre le religiose donne no? «Io non organizzo il Sinodo», si è schermito il vescovo, «e non so perché non ci siano donne che votano». «Resta il fatto, però – ha sottolineato – che Gesù abbia scelto degli apostoli che erano maschi. Quello in corso è un Sinodo dei vescovi, non ci sono donne-vescovo e donnecardinale, dobbiamo convivere con questa situazione». Detto ciò, «io penso che le donne – ha proseguito – debbano parlare e siano ascoltate, non vedo nulla contro la possibilità di un consiglio di donne che si organizzi e si rivolga al Papa, ci sono state 30mila donne che negli Stati Uniti hanno firmato una richiesta di spiegazioni sulla questione degli abusi: prego, parlate!, parlate di questioni importanti per voi e per la Chiesa».

L’argomento ha tenuto banco durante buona parte del briefing. La domanda sul non-voto delle donne al Sinodo è stata posta anche ai tre superiori religiosi presenti alla conferenza stampa, che, ha riferito Crux (15/10), «sono rimasti sostanzialmente senza parole, rispondendo solo dopo una lunga pausa». Si tratta di p. Bruno Cadoré (Ordine dei domenicani), p. Arturo Sosa (Compagnia di Gesù) e p. Marco Tasca (Ordine dei francescani conventuali), che hanno ripetuto quanto era già stato detto: dal momento che il raduno è un Sinodo dei vescovi, è naturale che solo i vescovi o, talvolta, il clero ordinato abbiano pieno diritto di voto («una risposta – ha osservato Crux – che molti hanno interpretato come una fuga»).

P. Tasca ha premesso che, per il carisma francescano, spesso si eleggono dei non-sacerdoti come superiori generali; e comunque per nominare un uomo non ordinato come superiore locale, ha informato, l’ordine richiede il permesso della Santa Sede, permesso che è stato richiesto anche per i due frati perché avessero pieno diritto di voto al Sinodo. Per quanto riguarda il voto delle donne, non ha escluso che l’istituto sinodale possa cambiare. Secondo p. Sosa, la questione delle donne non riguarda il Sinodo episcopale in sé, dove in fin dei conti sono i vescovi ad essere protagonisti; deve invece essere presa in considerazione «all’interno della struttura della Chiesa». Certo, ha riconosciuto p. Cadoré, «le donne hanno bisogno di parlare», e «quando parliamo di fede e di discernimento vocazionale per me è ovvio che le religiose siano direttamente coinvolte», sono «i primi promotori vocazionali». «Consapevole che l’80% dei consacrati è femminile», p. Cadoré ha manifestato la speranza che un domani «ci sarà un sinodo di vescovi che chiederanno le opinioni di tutti coloro che lavorano con noi nella pastorale».

Intanto, il 15 ottobre sono state presentate in aula le relazioni dei Circoli minori sulla seconda parte – “Fede, discernimento, vocazione” – del documento preparatorio. Le affronteremo in seguito (per le relazioni sulla prima parte – “I giovani nel mondo di oggi” – v. Adista Notizie n. 36/18).

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