venerdì, Aprile 19, 2024

Per un equilibrio tra i generi (Leonardo Boff)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

A dispetto delle contraddizioni interne delle fonti giudaico-cristiane sull’uomo e sulla donna, ben conosciute, vogliamo raccogliere alcuni principi positivi che rinforzano la lotta storica degli uomini e delle donne, in direzione di un equilibrio dei generi.

a) Uguaglianza originaria tra uomo e donna

Questo principio è chiarissimo nella prima pagina della Bibbia, nel libro della Genesi: «Dio creò l’essere umano a sua immagine, maschio e femmina li creò» (1,27). Nel Secondo Testamento, centrato sulla figura del Cristo, si dice: «Non esiste uomo o donna, tutti sono uno in cristo Gesù» (Gal 3,28).

b) Differenza e reciprocità tra uomo e donna

Dentro l’uguaglianza originaria si instaura la differenza, intesa come apertura all’altro, cioè come reciprocità. La relazione più arcaica della Genesi (2,18-23), di tendenza generale fortemente mascolinizzante, accentua questa reciprocità. Eva, anche se formata da una costola (fianco) di Adamo, è presentata non come la donna con cui faresti dei figli e nemmeno come serva della casa, ma con il suo sguardo interlocutorio.

Il modo ebraico per esprimere questa mutualità adopera le parole di Adamo: «Questo sì che è osso delle mie ossa e carne della mia carne» (Gn 2,24). Paolo stesso poteva esprimere cosi la reciprocità: «Il marito compia il dovere coniugale verso la donna e, ugualmente, la donna verso il marito» (1Cor 7,4).

c) Uomo e donna, sentieri verso Dio

Se l’uomo e la donna sono a immagine e somiglianza di Dio, significa che Dio è stato ritrovato in loro. Approfondendo la conoscenza dell’umano maschile e femminile, sorprendiamo Dio la cui natura presenta le qualità positive dei principi maschile e femminile.

In termini rigorosamente teologici, quando diciamo Dio-Padre non diciamo una cosa differente di quando diciamo Dio-Madre. Per Padre e Madre, pretendiamo teologicamente di esprimere che la vita e l’intera creazione ha la sua origine in Dio e che si trova sempre sotto le cure e la Provvidenza amorosa di Dio. Questo concetto può essere espresso dalla categoria padre o madre, pertanto abbiamo sempre un sentiero aperto verso Dio, attraverso la via maschile e femminile. Sminuendo il valore della donna abbiamo una immagine distorta di Dio. Se ci limitiamo esclusivamente all’uomo, troviamo non un padre amoroso, ma un giustiziere. Distruggendo ciò che è umano perdiamo Dio. Perdendo Dio, perdiamo il senso ultimo di tutte le cose.

d) Uomo e donna cammini di Dio

L’essere umano rimanda al modello (Dio). Se Dio stesso ha dimensioni maschile femminile, allora è sotto questa forma che lui si è rivelato  e autocomunicato nella storia.

Emerge come una energia creatrice primordiale, come quel padre che accompagna e protegge o come la mamma che si prende cura e consola (IS 66,13), madre incapace di dimenticare il figlio delle sue viscere (IS 49,15; salmo 25,6; 116,5) e che in termini della storia, come la grande generosa Magna Mater asciugherà le lacrime di tanto piangere per l’assurdità che noi non capiamo (Ap 21,4). I termini maschile femminile sono sentieri di Dio verso di noi.

C’è ancora un modo di nominare Dio nel cristianesimo che è nella forma di Trinità delle persone divine. Le persone significano relazione di reciprocità, di comunione, di mutualità, di inclusione, in una parola, di Amore.

Dio emerge come un insieme di energie originarie ed eterne, che esistono soltanto nella misura in cui coesistono, sono una per l’altra, con l’altra, per l’altra e mai senza l’altra. Nessuna di loro può essere considerata in sé senza le altre. Dove sta una, stanno simultaneamente le altre. È quello che la teologia che chiama pericoresi vale a dire la inter-retro-relazione e interpenetrazione delle persone divine tra loro. Non è più il monoteismo degli ebrei e musulmani, pre-trinitario. È il monoteismo trinitario cristiano. Esso fonda un altro tipo di unità divina, non data previamente, ma sempre in costruzione a causa del gioco delle reciprocità e delle inclusioni.

Per questo diciamo che essenza intima di Dio non è la solitudine dell’Uno ma la comunione dei tre Uno (l’Unico non si somma) che attraverso la relazione reciproca si unificano, finché diventa un unico Dio-amore relazione.

A livello esistenziale quando diciamo trinità in fondo vogliamo dire: il Dio che sta sopra di noi lo chiamiamo Dio padre, il Dio che sta al nostro fianco lo chiamiamo figlio e Dio che sta dentro di noi lo chiamiamo spirito santo. Non sono tre dei (perché ogni persona è unica e per questo non può essere sommata) ma è uno e lo stesso Dio che a livello esistenziale così si rivela e così viene percepito. Per il fatto che in Dio ci sono diversità e unità, allora la sua immagine nel mondo, l’uomo e la donna, saranno pure diversi e unici essendo impossibile pensare femminile senza maschile e il maschile senza femminile.

e) Uomo e donna in Dio

Per quanto siano in modo in inenarrabile, embricati l’uno nell’altro e si cerchino insaziabilmente, l’uomo e la donna non trovano la risposta al loro vuoto abissale in questa relazione reciproca. In essi c’è un infinito che soltanto l’infinito di Dio lo può riempire.

Ambedue, poi, sono chiamati a trascendersi, nella direzione dell’infinito che li può realmente saziare. Lì riposano e si sperdono dentro l’infinito Amore e la radicale Tenerezza radicale. È la patria e il focolare della completa identità e della totale realizzazione.

Il femminile troverà il femminile originario e il maschile incontrerà il maschile abissale. Avverrà quello che tutti i miti raccontano e tutti i mistici testimoniano: la festa di nozze definitive e la festa eterna e la fusione dell’Amato e dell’Amata nell’Amato e nell’Amata, come si esprime san Giovanni della Croce.

(Leonardo Boff, Adista Segni Nuovi n° 14 del 21/04/2018)

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