Proprio mentre gli omosessuali credenti in Italia e all’estero  celebrano le veglie in ricordo delle vittime dell’omofobia e contro ogni  forma di discriminazione (anche nella Chiesa), c’è dall’altra parte  chi, invece, promuove manifestazioni e incontri di taglio decisamente  opposto. È il caso di Angri, comune della provincia di Salerno, dove il  29 maggio sera è in programma la presentazione del libro Perché non mi definisco gay, Come ho recuperato la mia identità sessuale e trovato la pace, di Daniel Mattson,  musicista in Michigan, omosessuale “convertito” e “curato” grazie alla  ricetta di preghiera e castità proposta dell’Apostolato Courage (realtà  riconosciuta dal Vaticano) negli Stati Uniti. «Daniel Mattson racconta  il suo viaggio di andata e ritorno dall’identità gay, di come ha trovato  la pace nella sua vera identità di uomo creato a immagine e somiglianza  di Dio», recita la locandina che invita all’incontro-testimonianza  promossa dai locali Punto Famiglia e Fraternità di Emmaus, in  collaborazione con Courage Italia, associazioni vicine al vicesindaco di  Angri Giuseppe D’Ambrosio, investito dalle polemiche  per aver sponsorizzato l’iniziativa che alcuni media locali hanno  definito quantomeno “medievale” (solidarietà al vicesindaco è giunta  invece da Forza Nuova).
Allo stesso modo ha destato scalpore l’adesione di mons. Giuseppe Giudice (vescovo di Nocera Inferiore-Sarno) che interverrà insieme a don Silvio Longobardi (esperto di pastorale familiare) e al direttore di Punto Famiglia, Giovanna Abbagnara.
Checché ne dica il card. Gerhard Ludwig Müller – convinto  che l’omofobia non esista e sia anzi «uno strumento del dominio  totalitario sulla mente degli altri» creato perché «al movimento  omosessuale mancano gli argomenti scientifici» – sono stati in  molti, non solo a livello locale, a condannare il carattere fortemente  discriminatorio dell’iniziativa di Angri. «Il vicesindaco promuove una  manifestazione di evidente stampo omofobico, scorretta e lesiva della  dignità delle persone, prima ancora che dei diritti e delle uguaglianze  delle persone gay, lesbiche e trans», ha condannato il presidente dell’Arcigay Salerno Francesco Napoli.  L’incontro, prosegue, «intende veicolare messaggi e contenuti che da  decenni oramai la comunità internazionale e l’Ordine degli Psicologi ha  bollato come scorretti, ingannevoli e lesivi delle più elementari regole  di rispetto per l’altro». Secondo Arcigay Salerno, il libro che sarà  presentato «richiama con evidenza le teorie riparative che le frange più  estreme del cattolicesimo continuano a divulgare insieme all’idea  dell’omosessualità come peccato, dei comportamenti omosessuali come un  fatto da sublimare nella castità». Secondo il presidente queste teorie  rappresentano un «lavaggio del cervello», una forma di «violenza», «il  modo attraverso cui si fomenta la discriminazione e si distruggono  famiglie usando spregevolmente presunti precetti e dettami religiosi. Un  qualcosa di orribile che genera dolore immenso e che va fermato».
«Sono addolorata come cittadina e come madre, non solo come madre Agedo», ha dichiarato Carmela Smaldone, presidente di Agedo Napoli (associazione dei genitori con figli omnosessuali)  e cittadina di Angri. «Far crescere i nostri figli, tutti i figli, in  un territorio ostile, non tutelante, in cui si associa l’omosessualità  alla malattia e al dolore significa commettere un gravissimo errore.  Questa è la settimana di lotta contro l’omofobia e di omofobia si muore.  Insegniamo ai ragazzi il rispetto verso loro stessi, la bellezza delle  differenze e il diritto all’amore. Una figura istituzionale, un  vicesindaco, dovrebbe promuovere il rispetto reciproco, essere in  dialogo. Aspettiamo una risposta».
(Giampaolo Petrucci, Adista, 22/05/2018)
