Il terzo servitore non fa fruttare il talento anche perché ha un’idea sbagliata di Dio che vede come un padrone severo; né ha già dimenticato la generosità, perciò arriva a dire: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento». Un Dio così paralizza, terrorizza l’essere umano che si nasconde dietro l’osservanza pignola e meschina della legge, illudendosi che agendo in questo modo eviterà il giudizio. Quel che è peggio, il vero fallimento, è che un dio così ce lo inventiamo noi, lo costruiamo noi a nostra immagine e somiglianza per giustificare le nostre cattiverie e i nostri fallimenti, ostinandoci a non vedere il Dio Padre e Madre che continuamente si è rivelato nella storia e che Gesù è venuto a farci conoscere.
Chi ricerca il volto buono e misericordioso del Padre e si impegna a far crescere la comunità con i propri talenti, smette di essere servo e diventa signore, come ulteriore dono: «Servo buono e fedele prendi parte alla gioia del tuo padrone». Invece non c’è speranza per chi sotterra se stesso e il proprio talento: non c’è cosa peggiore che essere schiavo, e volere rimanere tale.”
(don Vitaliano Della Sala, Adista Notizie n° 36 del 21/10/2017)