venerdì, Novembre 22, 2024

La logica dell’amore di Dio (Massimo Aprile)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

A differenza del mondo dove impera la logica della convenienza e del massimo profitto, Dio – secondo la logica dell’amore – opera in base al criterio di massima inclusione: Egli vuole che nessuna delle sue creature si perda

 

1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. 8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Lc 15, 1-10

Noi siamo abituati a pensare in termini di costo/beneficio. Come diceva il filosofo Heidegger, noi siamo dominati dal pensiero calcolante. Cioè siamo abituati ad attribuire un valore numerico a ogni cosa. E in particolare ragioniamo sempre di più in termini di convenienza economica. Non dico che questo sia sbagliato in principio. In definitiva ciascuno di noi agisce per ottenere il massimo vantaggio dagli sforzi che compiamo, e di limitare i danni per le cose che ci vanno male.

Ma il trasferimento di questo modo di pensare dal mondo dell’economia a quello delle relazioni umane è molto problematico. E soprattutto, Dio non agisce in questo modo.

 

Ora se uno ha un gregge di cento pecore e ne perde una, è consapevole del danno. Ma sa anche che si tratta di un danno sopportabile. Tra poco le pecore incinte sgraveranno e la perdita sarà ricompensata. Certo sarebbe bello ritrovare anche la smarrita, ma non si rischia di perderle tutte per andare alla ricerca di quella.

E così pure della moneta di valore. Ne restano altre nove. Si faccia del proprio meglio per ritrovare quella che è andata perduta, ma il danno è sopportabile. Mettere a frutto le nove rimaste, con un po’ di fatica, potrà consentire il recupero del capitale. Il rischio del credito inesigibile viene messo in conto dall’economista previdente.

 

 

Ma Dio agisce in altro modo.

Egli non si dà pace finché non ha recuperato tutti. Il testo di Luca continua con il racconto della parabola del figliuol prodigo. E anche lì Dio aspetta di ritrovare il figlio che lo aveva abbandonato andando via, e di riaccogliere anche il fratello maggiore che lo aveva abbandonato pur rimanendo in casa.

Dio è fatto così. Questa è la qualità del suo amore. Tutte le parabole raccolte in questo capitolo sono raccontate da uno stesso movente: i pubblicani e i peccatori erano attratti dal parlare di Gesù e perciò si avvicinavano per ascoltarlo, ma agli scribi e ai farisei questa accoglienza non piaceva. Mormoravano contro Gesù.

Gesù incarna l’amore di un Dio che si è messo in viaggio dal cielo alla terra, per venire a cercare i perduti, le perdute. Se avesse ragionato in termini di costo/beneficio sarebbe rimasto a godere una perfetta e imperturbabile autosufficienza e non avrebbe corso il rischio dell’umanità, della morte, e della croce.

 

 

L’altro giorno sul giornale un uomo ultranovantenne, che è stato per diverse volte eletto al parlamento, dichiarava la sua angoscia per il fatto di sentirsi sequestrato in casa come noi tutti e per aver ascoltato più volte in questo periodo la frase: «È morto, ma era vecchio».

Il virus ha il carattere di una forza spirituale malefica. Non lo si vede ma si insinua nel profondo del cuore anche quando non ha ancora raggiunto i polmoni. Ci induce a ragionare in termini di danno accettabile, di costi e benefici. È la logica del tempo di guerra, quella per la quale le persone diventano pedine, numeri, di un gioco tragico di morte.

Ma il Signore non è così. Egli opera in base al criterio di massima inclusione e di totale recupero. E noi possiamo sperare proprio per questo.

Se la pecora smarrita fosse consegnata alla logica della convenienza, le altre 99 avrebbero la piena legittimità di chiedersi: quando toccherà a noi? Perché prima o poi, inevitabilmente, accadrà a tutte.

Gli avversari di Gesù non comprendono questo modo di ragionare. Loro si ritengono al sicuro perché migliori degli altri: osservano la legge scrupolosamente, sono zelanti nella vita religiosa e sono infastiditi e turbati dal fatto che Gesù sia ascoltato e seguito da gente poco raccomandabile.

 

 

Speriamo, cari amici e amiche, non solo che il tempo di questa quarantena del mondo ci sia abbreviata, ma anche che possiamo uscirne con una mentalità rinnovata, capace di dar valore alla vita a partire dalla più fragile.

Speriamo in questi tempi difficili di riuscire a superare l’angoscia, mettendoci al servizio di chi è più debole.

Il pastore torna all’ovile con la sua pecora, stremata dal lungo andare senza meta. E la donna che ha ritrovato la moneta smarrita convoca le amiche per far festa.

La logica dell’amore che non vuole perdere nessuno è la ragione della gioia, è il segreto della felicità. Non ci si salva da soli, e neppure a discapito degli altri, senza condannarsi a una tristezza solitaria.

La vita futura che Dio ha preparato per noi è come un banchetto, una festa nuziale. Gli sposi contagiano tutti nella felicità del giorno in cui trionfa l’amore. E non c’è più fame, né solitudine, né abbandono.

 

PREGHIERA

Signore dacci la

benedizione del “dopo”

Quando tutto sarà finito, fa’

che noi non restiamo

come eravamo prima,

ma che il tuo amore ci cambi e

trasformi nel profondo il nostro modo

di vedere le cose e di agire.

Dacci la benedizione di essere

più umani, più generosi, e più attenti

a quanti sono rimasti indietro.

Dacci la premura del pastore

che si da’ pena della pecora smarrita,

e della donna che si mette alla ricerca

della moneta perduta.

Consentici di vivere la vita

nella gioia di ciò che è stato ritrovato

proprio perché era stato a lungo

ricercato nell’amore.

Metti in noi lo stesso sentimento che

è stato in Cristo Gesù, che per amor

nostro ha lasciato l’autosufficienza del

cielo, per venire a cercare

l’umanità smarrita.

 

La meditazione biblica del pastore Massimo Aprile è andata in onda domenica 22 marzo durante il «Culto evangelico», trasmissione di Radiouno a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

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