Sono indignato davanti a quest’Italia che si sta sempre più militarizzando. Lo vedo proprio a partire dal Sud, il territorio economicamente più disastrato d’Europa, eppure sempre più militarizzato. Nel 2015 è stata inaugurata a Lago Patria (parte della città metropolitana di Napoli) una delle più importanti basi Nato d’Europa che il 5 settembre scorso è stata trasformata nell’Hub contro il terrorismo (centro di spionaggio per il Mediterraneo e l’Africa). Sempre a Napoli, la caserma della Nunziatella è stata venduta dal comune per diventare la Scuola europea di guerra, così vuole la ministra della difesa Pinotti.
Ad Amendola (Foggia) è arrivato lo scorso  anno il primo cacciabombardiere F-35 armabile con le nuove bombe  atomiche B 61-12. In Sicilia, la base militare di Sigonella (Catania)  diventerà nel 2018 la capitale mondiale dei droni. E sempre in Sicilia, a  Niscemi (Trapani) è stato installato il quarto polo mondiale delle  comunicazioni militari, il cosiddetto MUOS. Mentre il Sud sprofonda a  livello economico, cresce la militarizzazione del territorio. (Non è per  caso che così tanti giovani del Sud trovino poi rifugio nell’Esercito  italiano per poter lavorare!)
Ma anche a livello nazionale vedo  un’analoga tendenza: sempre più spese in armi e sempre meno per  l’istruzione, sanità e welfare. Basta vedere il Fondo di investimenti  del governo italiano per i prossimi anni per rendersene conto. Su 46  miliardi previsti, ben 10 sono destinati alla difesa: 5.3 miliardi per  modernizzare le nostre armi e 2.6 per costruire il Pentagono italiano  ossia un’unica struttura per i vertici di tutte le nostre forze armate,  con sede a Centocelle (Roma).
L’Italia infatti sta investendo sempre più  in campo militare sia a livello nazionale, europeo e internazionale.  L’Italia sta oggi spendendo una barca di soldi per gli F-35, si tratta  di 14 miliardi di euro! Nonostante la Corte dei conti abbia fatto notare  che ogni aereo ci costerà almeno 130 milioni di euro contro i 69  milioni previsti nel 2007. Nel 2017 il governo italiano spende 24  miliardi in difesa, pari a 64 milioni al giorno. Per il 2018 si prevede  un miliardo in più.
Venditori di armi
Ma è ancora più impressionante  l’esponenziale produzione bellica nostrana: Finmeccanica (oggi Leonardo)  si piazza oggi all’ 8° posto mondiale. Lo scorso anno abbiamo esportato  per 14 miliardi di euro, il doppio del 2015! Grazie alla vendita di 28  Eurofighter al Kuwait per otto miliardi di euro, merito della ministra  Pinotti, ottima piazzista d’armi. E abbiamo venduto armi a tanti paesi  in guerra, in barba alla legge 185 che ce lo proibisce. Continuiamo a  vendere bombe, prodotte dall’azienda RMW Italia a Domusnovas (Sardegna),  all’Arabia Saudita che le usa per bombardare lo Yemen, dov’è in atto la  più grave crisi umanitaria mondiale secondo l’ONU. (Tutto questo  nonostante le quattro mozioni del Parlamento Europeo!) L’Italia ha  venduto armi al Qatar e agli Emirati Arabi con cui quei paesi armano i  gruppi jihadisti in Medio Oriente e in Africa (noi che ci gloriamo di  fare la guerra al terrorismo!). Siamo diventati talmente competitivi in  questo settore che abbiamo vinto una commessa per costruire quattro  corvette e due pattugliatori per un valore di 40 miliardi per l’esercito  del Kuwait.
Non meno preoccupante è la nostra  produzione di armi leggere: siamo al secondo posto dopo gli Usa! Sono  queste le armi che uccidono di più! E di questo commercio si sa  pochissimo.
Quest’economia di guerra sospinge il  governo italiano ad appoggiare la militarizzazione della Ue. È stato  inaugurato a Bruxelles il Centro di pianificazione e comando per tutte  le missioni di addestramento, vero e proprio quartier generale unico.  Inoltre la Commissione europea ha lanciato un Fondo per la difesa che a  regime svilupperà 5,5 miliardi di investimento l’anno per la ricerca e  lo sviluppo industriale nel settore militare. Questo fondo, lanciato il  22 giugno, rappresenta una massiccia iniezione di denaro pubblico  nell’industria bellica europea. Sta per nascere la Cooperazione  strutturata permanente” (Pesco) della Ue nel settore militare (la  Schengen della difesa!). «Rafforzare l’Europa della difesa – afferma la  Mogherini, Alto Rappresentante della Ue per gli affari esteri – rafforza  anche la Nato».
Ue prigioniera della Nato
La Nato, di cui la Ue è prigioniera, è  diventata un mostro che spende 1000 miliardi di dollari in armi  all’anno. Trump chiede ora ai 28 paesi membri della Nato di destinare il  2% del Pil alla difesa. L’Italia oggi è a quota 1,2 % del Pil.  Gentiloni e la Pinotti hanno già detto di sì al diktat di Trump. Così  l’Italia arriverà a spendere100 milioni al giorno in armi. E la Nato  trionfa, mentre è in forse il futuro della Ue. Infatti è la Nato che ha  forzato la Ue a creare la nuova frontiera all’Est contro il nuovo  nemico, la Russia, con un imponente dispiegamento di forze militari in  Ucraina, Polonia, Romania, Bulgaria, in Estonia, Lettonia e con la  partecipazione anche dell’Italia. La Nato ha stanziato 17 miliardi di  dollari per lo Scudo anti-missili. E gli USA hanno l’intenzione di  installare in Europa missili nucleari simili ai Pershing 2 e ai Cruise  (come quelli di Comiso). La Russia sta rispondendo con un altrettanto  potente arsenale balistico.
Fa parte di questo piano anche  l’ammodernamento delle oltre duecento bombe atomiche B-61, piazzate in  Europa e sostituite con le nuove B 61-12 . Il ministero della difesa ha  pubblicato in questi giorni sulla Gazzetta Ufficiale il bando di  costruzione a Ghedi (Brescia) di nuove infrastrutture che ospiteranno  una trentina di F-35 capaci di portare ciascuno due bombe atomiche  B61-12. Quindi solo a Ghedi potremo avere sessantina di B61-12 , il  triplo delle attuali! Sarà così anche ad Aviano? Se fosse così rischiamo  di avere in Italia una forza atomica pari a 300 bombe atomiche di  Hiroshima! Nel silenzio più totale!
Mai come oggi, ci dicono gli esperti, siamo  vicini al baratro atomico. Ecco perché è stato provvidenziale il  Trattato dell’Onu, votato il 7 luglio scorso, che mette al bando le armi  nucleari. Eppure l’Italia non l’ha votato e non ha intenzione di  votarlo. E’ una vergogna.
Pacifisti divisi
Siamo grati a papa Francesco per aver  convocato, lo scorso novembre in Vaticano un incontro sul nucleare,  proprio in questo grave momento in cui il rischio di una guerra nucleare  è alto, e per il suo invito a mettere al bando le armi nucleari.
Quello che non riesco a capire è  l’incapacità del movimento della pace a mettersi insieme e scendere in  piazza a urlare contro un’Italia e Unione europea che si stanno armando  sempre di più, davanti a guerre senza numero, davanti a un mondo che  rischia l’olocausto nucleare. Eppure in Italia c’è una straordinaria  ricchezza di gruppi, comitati, associazioni, reti che operano per la  pace. Ma purtroppo ognuno fa la sua strada.
E come mai tanto silenzio da parte dei  vescovi italiani? E che dire della parrocchie, delle comunità cristiane  che si apprestano a celebrare la nascita del “Principe della Pace?”
«Siamo vicini al Natale – ci ammonisce papa  Francesco – ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche  presepi… tutto truccato: il mondo continua a fare guerra!”
Oggi più che mai c’è bisogno di un movimento popolare che contesti radicalmente questa economia di guerra.
P. Alex Zanotelli 
