A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. C’è un posto nel mondo, in  cui i bambini vengono incarcerati per aver tirato pietre. C’è un posto  nel mondo, in cui i bambini vengono messi al mondo come forma di  resistenza contro una ingiustizia che perdura da più di 70 anni. C’è un  posto nel mondo, in cui questi bambini devono fare i conti fin dai primi  giorni della loro vita con una occupazione militare, illegale e  ingiusta.
Ad oggi, secondo i dati Amnesty International del 2017, si contano più di 300 minori palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, assieme a prigionieri politici palestinesi, nella maggior parte dei casi in detenzione amministrativa, ossia senza capi di accusa né processo a loro carico.
Israele, in violazione delle risoluzioni internazionali e della  Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, continua impunemente a  rinchiudere in detenzione amministrativa i bambini palestinesi,  catturati il più delle volte nell’intento di lanciare pietre contro i  convogli armati dell’esercito israeliane: un confronto che non ha di  certo eguali!
 
Non solo ciò è contro la Convezione  di New York, ma anche il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazione  relativa ai prigionieri minori palestinesi, in particolare attraverso la risoluzione sulla condizione dei prigionieri palestinesi nelle  carceri israeliane del 27 agosto 2008, che, al punto 4, “invita le  autorità israeliane a portare a giudizio tutti i detenuti e a porre fine  al ricorso alla “detenzione amministrativa”, abuso procedurale che  serve a giustificare la reclusione prolungata e spesso illegale; lo  invita, inoltre, ad adottare misure appropriate per la detenzione dei  minori, conformemente alle norme internazionali in materia di giustizia  minorile e alla Convenzione sui diritti dell’infanzia, e a prevedere un  regime meno restrittivo in materia di visite in carcere”.
In aggiunta, la risoluzione del  Parlamento Europeo sul ruolo dell’Unione Europea nel processo di pace in  Medio Oriente, al punto 24, afferma la sua richiesta nel chiedere la  liberazione di tutti i prigionieri palestinesi,  in particolare dei minori e dei membri del Consiglio legislativo  palestinese, del 7 settembre 2015. Ad aggravare questo panorama è  l’ultimo rapporto annuale di Amnesty International, nel quale viene  affermato che “i metodi di interrogatorio comprendono percosse con  bastoni, schiaffi, posizioni di stress, privazione di sonno e minacce”.