giovedì, Novembre 21, 2024

Pietro contro Pietro? (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Una monarchia assoluta non prevede due re…

Da parecchio tempo ormai assistiamo sgomenti agli attacchi, alle prese di posizione, alle aggressioni verbali che i pasdaran della fede lanciano verso l’attuale papa, o meglio verso una sua presunta rivoluzione modernista nella Chiesa, passibile di derive immorali, eretiche, devianti.

Dai “dubia” riguardo ai contenuti dell’enciclica Amoris Laetitia, alle accuse di monsignor Viganò, alla lettera di Benedetto in occasione dell’ incontro sulla pedofilia, fino ai vari interventi pubblicati su siti e riviste di stampo conservatore da parte del card. Müller (ex capo della Congregazione per la dottrina della fede), fino all’incontro del primo agosto dell’ ex papa tedesco con un professore licenziato dall’ “Istituto per le scienze del matrimonio e della famiglia” fondato da Giovanni Paolo II e da giorni al centro di polemiche accese, per una presunta “purga” attuata con la regia di Francesco.

Tutto ciò mi spinge a fare alcune considerazioni.

Innanzitutto la presenza di due papi inficia e distrugge alla radice la costruzione gerarchica della Chiesa. Se il papa è “scelto” e ”posto a capo” dell’istituzione da elettori illuminati dallo spirito santo (così si è sempre detto), se il papa ex cathedra è infallibile, se la sua presenza è posta a garanzia dell’unità e della custodia della rivelazione, se la sua autorità è l’ultima istanza, con quale logica si è potuto accondiscendere a questa doppia presenza?

E poi: Ratzinger si erge ora a difensore della “vera” cattolicità. Ma non è stato forse lui, con le sue dimissioni, a evidenziarne plasticamente una crisi iniziata ormai da tempo? Non ha forse il suo gesto accelerato la fine del papato, inteso come investitura divina e dunque impossibile da considerare alla stregua di una semplice “funzione” che si può abbandonare per limiti di età?

Il controsenso sta tutto qui: come mai, l’alfiere di una teologia rigida e conservatrice, l’unico coerente interprete (a suo dire!) della vera dottrina, il custode dell’ortodossia, il braccio destro del roccioso papa polacco, il titolare dell’ex Sant’uffizio… all’improvviso lascia tutto, senza nemmeno prevedere (?) uno “status” codificato per l’ex papa, senza nemmeno svestire l’abito, senza nemmeno allontanarsi, senza separarsi dal suo abituale cerchio magico?

Infatti se ne va, ma in realtà non se ne va… Traffica con scritti e colloqui. Eccita il dissenso conservatore, solleva dubbi controproducenti, incontra persone controverse e dubbiose riguardo all’attuale pontificato. In una parola “provoca”. Ma, ripeto, se è lui, il “vero” rappresentante della “vera” Chiesa perché ha lasciato il trono? Perché non ci ha messo la faccia iniziando una severa e definitiva restaurazione ?

Forse perché il suo forte è stare dietro le quinte? Come faceva con Giovanni Paolo II?

E, mi chiedo, come mai la sua corte di “duri e puri”, che ha esaltato (a denti stretti!), il suo lasciare, definendolo un “gesto di coraggio”, un segno della sua grandezza, ora lo usa come arma di ricatto, come disturbo contro l’attuale papa?

Perchè vede forse un imprevisto ridimensionamento di alcune sacche di potere molto redditizie? Perché alcuni di loro sono stati sollevati inaspettatamente dai loro incarichi? Perché il continuo attacco di Francesco alla piaga del clericalismo e del carrierismo preconizza l’azzeramento di molte ambizioni curiali?

L’immagine tremenda che esce da questo continuo polemizzare, è quella di un impero alla fine, che, dilaniato dai propri peccati e dalle proprie infedeltà, accecato dalla sete di potere, violento e ideologico come solo l’autoritarismo sa essere, non vede l’inutilità della sua presenza.

In mezzo a questa oscurità, Francesco tenta (molto cautamente) di ridare alla Chiesa uno straccio di credibilità, cerca di riportare alla luce un Vangelo dimenticato, e, per quanto irrimediabilmente limitato dall’ ingombrante fardello di essere di fatto ancora un papa/re, a capo di una corte di stampo feudale, cerca di destrutturare il suo ruolo e quello della curia, con gesti e scritti che nel loro “possibilismo” (un limite o forse una strategia?) aprono (spero!) le porte a una Chiesa meno cattolica, meno romana e dunque meno identitaria.

Questo percorso doloroso, pieno di contraddizioni e di dubbi, di nostalgie e di speranze, di violenza e di accenni di luce, è simile al travaglio del parto che precede ogni nuova nascita. Un dolore forte che pare infinito e poi quella gioia…

Così io so/spero che verrà il giorno in cui l’ultimo papa si affaccerà al balcone e dirà:

“Cari fratelli/care sorelle oggi vi annuncio una Chiesa nuova!

Io non sarò più il papa che comanda da solo, né un re, io sarò come un vostro fratello maggiore, una guida spirituale della comunità romana.

Lo stato del Vaticano dunque non ha più ragione di esistere. Così pure dichiaro sciolta la curia tutta.

Dichiaro aboliti tutti i titoli e i poteri detenuti dai presbiteri in essa presenti.

Vadano i pastori ad annunciare il Vangelo, condividano la vita degli uomini  e soprattutto dei poveri. Siano poveri essi stessi per essere credibili e creduti!

Verrà istituito un sinodo permanente dei credenti per rileggere le scritture alla luce dei segni dei tempi, in modo che la Parola di Dio, diventi segno di speranza per gli uomini, in modo che l’esempio delle nostre comunità aperte amorose e solidali diventi paradigma per la rinascita di un mondo “nuovo, redento”…

Verrà posto al centro il Vangelo di Gesù, che nei secoli è sparito sotto la crosta dell’infedeltà e del pervertimento. Sulla sua Parola ci ricostituiremo e ritroveremo la via!

Non rinnego il passato di cui sono figlio ma ritengo che sia giunto il tempo di tornare a Gerusalemme!”

Urla e stridor di denti per chi ha molto (potere e denaro) da perdere!

Gioia immensa per chi crede (ancora) nell’Evangelo di Gesù!

don Paolo Zambaldi

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